Areni – Armenia

Il fiume Arpa nasce in Armenia nelle catene montuose del Piccolo Caucaso. Scorre in direzione sud-ovest attraversando l’enclave azera del Naxçıvan per poi gettarsi nell’Aras, al confine con l’Iran. Un fiume importante per questi territori. Nel 1963 cominciarono, infatti, i lavori di costruzione di un tunnel con lo scopo di convogliare parte delle sue acque nel lago Sevan il cui livello, a causa del prelievo per scopi idroelettrici e di irrigazione intensiva, aveva subito un inarrestabile declino.

La storia:

I lavori vennero completati nel 1981 e consentirono l’afflusso di 250 milioni di metri cubi annui di acqua nel lago. Tuttavia, la condotta, della straordinaria lunghezza di oltre 48 km, subì ripetuti rallentamenti e blocchi di esercizio per manutenzione fino alla sua totale inutilizzabilità.

Oggi quel territorio appare sospeso: ancora si vedono, incisi nella natura, i grandiosi interventi della dominazione russa, ma, dopo la fine di questa, pare le atmosfere si siano rarefatte. Alcuni luoghi sono rimasti chiusi nel tempo e il tempo stesso pare fluire con ritmi più naturali.

Areni

Proprio lungo queste valli fluviali, in un territorio di mezzo tra Armenia e Azerbaigian, si trova il villaggio di Areni. Un territorio brullo, a quasi 1000 mt di quota. Poche case in stile sovietico, di mattoni grigi e tetti di zinco, lungo un fiume livido e stretto. Siamo nella provincia di Vayots Dzor. Un luogo rurale, con basse colline e sparute coltivazioni di alberi di pesco. Gente cresciuta nella semplicità di una terra quantomai isolata e sperduta. Sconosciuta alla maggior parte del mondo se non fosse che qui è stata scoperta una delle cantine di vino più antiche del mondo, risalente al 4100-4000 a.C.

All’epoca, in questi luoghi prosperava una antica cultura caucasica: i Kura-Araxes. Comprendeva gli stati moderni di Armenia, Azerbaigian, Georgia e Turchia. Una civiltà antichissima, proveniente dalle valli dell’Ararat, che aveva nella ceramica dipinta di nero e rosso, il suo tratto artistico più alto.

In una grotta preistorica, proprio alle pendici di questo villaggio, antichi viticoltori usavano i piedi per pressare l’uva in vasche di argilla, facendo colare il succo in piccoli tini. Il vino così prodotto sarebbe poi rimasto a fermentare fino allo stoccaggio in giare. Questa produzione, su larga scala, ha convinto gli archeologi che l’uva fosse, già a quei tempi, coltivata in filari e addomesticata per produrre vino, anche da commerciare.

Areni

Areni oggi:

Percorrendo oggi la strada principale di Areni, l’unica asfaltata, si trova un divertente e colorato “shopping street” all’aperto: tanti piccoli e variegati negozi, ai lati della via, che offrono svariati servizi e oggetti. Tante piccole vetrine spartane e dignitose, in spazi perfettamente integrati con la natura e costruiti in materiale di riciclo. Pare quasi che in questi antichi e remoti territori si seguano principi di “sostenibilità” quantomai moderni. Ma il fatto più sorprendente è che, ancora oggi come nei millenni passati, seguendo una tradizione antichissima, l’economia del luogo è sostenuta sempre dalla vendita al dettaglio di vino.

Nella speranza che questi luoghi siano qui ancora nei prossimi secoli.

Areni

Dio si ricorda di Noè

La terra armena.

Sette giorni in attesa del diluvio. E ancora sette giorni passano. Yhwh (*) chiude al fine la porta dell’Arca. Quaranta giorni sono oramai passati e le acque salgono ancora. Le montagne sono coperte.

Le acque dominano per centocinquanta giorni. Poi.

Poi Dio si ricorda di Noè e degli altri esseri viventi: le acque scendono per centocinquanta giorni. Le cime delle montagne tornano visibili.

Armenia
Il Monte Ararat, simbolo della religione e del popolo armeno. Foto: © Andrea Riberti

Eccolo laggiù il mio Ararat. Sorge deciso, in contrappunto a questa delicata valle di vigneti e cipressi. Come una muraglia di grigio fumo e roccia, immerso in un cielo di tempesta perenne e screziato da una calotta artica, altrettanto perenne.

Bellissimo. Si capisce immediatamente perché Yhwh l’abbia scelto e lì abbia deciso di portare giraffe e pappagalli, per salvare l’umanità.

Sette giorni in attesa che gli effetti del diluvio siano finiti. Poi comanda di uscire dall’Arca. Cibo fuori dell’Arca. È Alleanza con tutti gli esseri viventi. Mai più diluvi. Sem, Cam, Jafet: i discendenti di Noè possono ripopolare la terra.

Mai più confini e guerra. Così è scritto. Ma proprio lì, ai suoi piedi, una fila di infiniti paletti e filo spinato. Segnano i confini con un’altra Patria. Non proprio amica. La Turchia. E questo immenso ed elegante monte appare ora, improvvisamente, irraggiungibile: una tela strappata di un importante dipinto.

Armenia
Foto: © Andrea Riberti

Allora lo sguardo si volge a terra, ai propri piedi. Lento si eleva, viaggiando verso quell’orizzonte tanto lontano e impossibile. E si rivolge a Dio. Strumento per percorrere comunque, e con tenacia, quelle strade ora non più fisicamente praticabili.

Un popolo di uomini vaganti e laboriosi: semplici nei gesti, alti nello spirito. Una terra di pascoli dolomitici, fosche e potenti vallate, costeggiate da croci e monasteri. Tante tracce spirituali, ruvide come le lastre di pietre sacre, sparse nei prati e protette dai licheni.

Armenia
Foto: © Andrea Riberti

È dunque nella penombra dei suoi monasteri che la vita si eleva: laddove forse non arriva il nemico e l’anima è libera di esprimersi. Sottili candele rischiarano l’atmosfera dei lunghi e partecipati riti. Nessuna panca, nessuna sedia è presente. Tutti in piedi, a contatto con la terra. Giovani e vecchi.

Armenia
Si prega nelle chiese. Foto: © Andrea Riberti

Donne, uomini, bambini. Ovunque ispirazione. Fede. Sconosciuta qui, nel nostro Occidente di giraffe e pappagalli.

L’aria sapida di incenso e sudori, ti inviluppa. Sguardi severi, fieri ma pacifici, lievi ti toccano. Perché pur essendo straniero, ti senti accolto e, almeno in parte, accettato.

Armenia
Foto: © Andrea Riberti

Gli Armeni, sempre transfughi nelle loro storie, in un territorio conquistato con difficoltà, forse solo in questi monasteri e nelle fedi si raccolgono come Nazione.

Lascio questo luogo, con mille volti e mille candele vaganti nella mente. Esco nell’aria, ma vorrei ancora essere nello sguardo di quel bambino. Scendo veloce attraverso le vallate del passo Selim: davanti a me il Lago Sevan.

Armenia
cimitero nei pressi del Lago Sevan. Foto: © Andrea Riberti

Ancora croci e fede su queste colline. Bellissime ed eleganti. Poi quelle lastre, vagamente sovietiche, con visi scolpiti affinché il ritratto non sia consunto dal tempo e dalla natura. Monumento anche a quei duecento giovani soldati uccisi nel Nagorno Karabakh. A testimonianza che alla guerra si deve sopravvivere.

E il rito di questa domenica armena continua. Questi raggi di sole, un po’ alieno, penetrano e rimbalzano sulle scure pareti, della ‘mia’ chiesa, anima. Rocce intrise da millenni di incenso e candele. Il rito della vita continua complicato, ma leggero.

Armenia
Foto: © Andrea Riberti

Come le tante storie che in queste mure si sono svolte e che ora, tutte insieme, leggermente, ancora sfumano e si intrecciano nell’aria. Come quei ghiacci perenni che dall’Ararat si elevano sino al cielo. 

Andrea Riberti

(*) Yhwh è il tetragramma biblico, la sequenza di quattro lettere che compone il nome di Dio.

Armenia
Armenia, Foto: © Andrea Riberti

Armenia

Reportage Armenia

Quando l’anno scorso ho detto ad amici e conoscenti che sarei andato a fare un Reportage in Armenia, molti di loro mi hanno chiesto perché mai ci andassi ed alcuni mi hanno perfino domandato dove si trovasse.

Armenia – Foto: © Stefano Bianchi

Meta di viaggio insolita, l’Armenia è un paese bellissimo e ricco di storia, monumenti e paesaggi stupendi; il suo popolo, poi, è ospitale come pochi e pronto ad accogliere il viaggiatore nella semplicità delle proprie case, offrendogli all’occorrenza un sorriso e un caffè.

Armenia
Armenia – Foto: © Stefano Bianchi

A livello paesaggistico, ciò che rende riconoscibile l’Armenia sono i numerosi monasteri medievali che costellano gran parte del territorio. Con la loro struttura semplice, sobria e austera, si stagliano su paesaggi visivamente spogli e desolati, spesso sperduti.  Di grande interesse artistico per i viaggiatori, rappresentano l’emblema dell’identità armena, intrisa di senso di appartenenza, orgoglio e religiosità.

Armenia
Armenia – Foto: © Stefano Bianchi

La religiosità è appunto uno dei capisaldi di questo paese: è noto a tutti quale prezzo abbia dovuto pagare il popolo armeno per abbracciare il cristianesimo come religione ufficiale.

Rappresentativo di questa sofferenza è il fatto che il Monte Ararat, simbolo nazionale del paese e montagna sacra per il popolo armeno, sia geograficamente collocato all’interno del territorio turco, e quindi al di fuori dei confini armeni.

Armenia – Foto: © Stefano Bianchi

La situazione oggi:

Nonostante il passato difficile e travagliato, però, l’impressione che si ha visitando questo paese è che gli Armeni abbiano saputo mantenere un grande senso di identità e dignità, non facilmente riscontrabile in egual misura presso altri popoli.

Armenia – Foto: © Stefano Bianchi

A titolo esemplificativo, riporto una notizia letta di recente: a seguito del disastroso terremoto che ha colpito la Turchia, l’Armenia ha deciso di riaprire il confine tra i due paesi, chiuso da ben 30 anni, per inviare aiuti ad Ankara. Questo gesto, più di tante parole, può sicuramente aiutare a comprendere la grandezza del popolo armeno.

Reportage Armenia
Armenia – Foto: © Stefano Bianchi
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