Quando l’ex Regno di Lo, chiamato Mustang, fu aperto per l’ultima volta agli stranieri, la fondazione “The American Himalayan Foundation” (AHF) visitò questa regione un tempo tibetana e ottenne un incontro con la famiglia reale. Il desiderio dei leader della fondazione era di aiutare questo remoto regno sponsorizzando progetti di sviluppo, e chiesero direttamente al re come potessero aiutare con successo questa cultura in pericolo. La risposta del re fu molto chiara. Se i leader della fondazione volevano davvero aiutare il popolo del Mustang, avrebbero dovuto far rivivere i monasteri di Lo Monthang, poiché la cultura locale era fortemente legata alla religione.
Il Progetto:
Dal 1996, seguendo la richiesta del re, l’AHF accettò di sponsorizzare la conservazione e il restauro dei templi di Tubchen e Jampa nella capitale del Mustang, Lo Monthang. L’AHF ha incaricato “John Sanday Associates” (JSA) di iniziare a lavorare nel Monastero di Tubchen. Nel 1998, quando il ripristino strutturale stava progredendo, l’attenzione si spostò sui dipinti murali del XV secolo, diventando così il fulcro del progetto.
Consulenti conservatori internazionali, guidati da Rodolfo Lujan Lunsford, furono poi convocati da JSA per un sondaggio al fine di stabilire un piano di restauro per salvaguardare i dipinti murali in pericolo. Io, Luigi Fieni, mi unii al progetto nel 1999 come suo assistente e dal 2004 in poi mi occupai del restauro delle pitture. Quello che pensavo sarebbe stata un’esperienza di un paio di estati nell’Himalaya si è rivelato un viaggio lungo più di due decenni. Le pagine seguenti sono il mio tentativo di descrivere un progetto così complesso, evidenziando le fasi più importanti che abbiamo svolto durante la sua durata.
Nel corso degli anni sono stati impiegati nel progetto diversi consulenti restauratori, per lo più italiani, e ognuno ha contribuito a modo suo, condividendo le proprie competenze e le proprie conoscenze. Si è trattato di uno sforzo congiunto, e tutti dovrebbero essere orgogliosi del risultato ottenuto. Un’ulteriore richiesta della comunità locale è stata quella di coinvolgere gli abitanti del luogo nel progetto per svolgere un ruolo attivo nella conservazione del proprio patrimonio culturale.
La gente:
Per questo motivo, un membro di ogni famiglia residente a Lo Monthang si è unito al team di conservazione dei dipinti murali come tirocinante. La sfida più grande, e la più gratificante negli anni a venire, è stata quella di trasformare contadini in restauratori. Il primo problema che il progetto ha dovuto affrontare è stato quello di convincere la comunità locale, la famiglia reale e il clero che avevano bisogno dell’aiuto di aiuti stranieri. Tutti si rendevano conto dello stato di degrado dei templi e dell’urgenza di salvaguardare le strutture, gli oggetti sacri e le pitture murali.
Tuttavia, la nozione di conservazione era sconosciuta e c’era una generale diffidenza nei confronti degli occidentali che lavoravano sui loro edifici religiosi.