Carovane del Tigrai

“Vanno le carovane del Tigrai…” recitava il ritornello di una canzone scritta durante l’invasione italiana dell’Etiopia, che a ritmo di foxtrot descriveva la discesa delle carovane tigrine verso la Piana del Sale, in Dancalia, il deserto Etiope al confine con l’Eritrea. La canzone dipingeva i nostri soldati non come invasori ma come soccorritori di un popolo che “… giammai conobbe libertà …” e che grazie a noi avrebbe potuto “… andare incontro alla civiltà …”. L’unica verità che traspare tra le molte inesattezze del testo, è la descrizione delle durissime condizioni di vita dei raccoglitori e dei trasportatori del sale.

Estrazione delle lastre di sale. Etiopia – Foto: ©Riccardo Panozzo

Le carovane raggiungono all’alba, dopo essersi messe in movimento il giorno precedente, la Piana del Sale. E’ l’ampia area pianeggiante formatasi nella depressione dancala per effetto dell’alternanza, governata dai fenomeni di sollevamento tettonico e di variazione del livello del mare, dei periodi di invasione delle acque del Mar Rosso e delle successive fasi di essiccamento. I sedimenti di questa piana, di spessore variabile da 1 a 3 km, sono tuttora teatro dell’estrazione delle lastre di sale destinate al consumo animale.

Estrazione del sale in Dancalia. Etiopia – Foto: ©Riccardo Panozzo

Il sale viene cavato dalla superficie e tagliato in forma di tavolette trasportate dalle carovane di dromedari fino alle alture del Tigrai. E’ un’attività che viene svolta per un periodo limitato di tempo nell’anno, tra ottobre e marzo: prima e dopo il caldo è insopportabile anche per gli Afar, l’etnia etiope che cava e dà forma alle tavolette. Oltre al caldo i cavatori devono affrontare l’abbacinante luce riflessa dalla superficie salata, motivo per cui gradiscono particolarmente l’omaggio di occhiali da sole.

Il sale è a portata di mano, ma le condizioni di lavoro sono durissime. Etiopia – Foto: ©Riccardo Panozzo

Non si sa quanto potrà ancora durare la loro attività, minacciata dall’avanzare di nuove strade realizzate da imprese cinesi che porteranno sulla piana del sale camion in grado da soli di svolgere il lavoro di più carovane, in una frazione del tempo impiegato dal trasporto animale. 

Le lunghissime carovane di dromedari portano il sale al mercato. Etiopia – Foto: ©Riccardo Panozzo
la luce è accecante, la gente è povera, il migliore omaggio da fare è un paio di occhiali da sole. Etiopia – Foto: ©Riccardo Panozzo
il giorno finisce, la lunga marcia fino al mercato durerà tutta la notte. Etiopia – Foto: ©Riccardo Panozzo

Foto e parole di:
Riccardo Panozzo
https://www.facebook.com/riccardo.panozzo.1

GUIZHOU: la Cina di Maurizio Trifilidis

Per un viaggio di incontri e foto in Cina, ho scelto il Guizhou. Non avevo interesse per le grandi citta “modernizzate” e neanche per le antichità  più note al turismo. Il Guizhou è una regione rurale, dove  tuttora l’agricoltura costituisce  la base essenziale dell’economia locale. Una regione che vede la presenza di molti piccoli villaggi le cui tradizioni  e abitudini stanno si cambiando ma più lentamente rispetto ad altre parti del paese; villaggi con una popolazione media  anziana, perché anche qui i giovani, come  succede in tutto il mondo,  preferiscono trasferirsi nelle grandi città, alla ricerca di modernità e di lavori diversi da quello nei campi.

Pulizia della cucina – Foto: © Maurizio Triiflidis
Ragazza Etnia Long Horn nella stanza principale – Foto: © Maurizio Trifilidis

Complessivamente, ciò che più mi ha colpito in questi piccoli villaggi, e che rimane ben evidente nelle foto scattate, è stata la facilità del rapporto umano con chiunque abbiamo incontrato.  Superando spesso a gesti o con l’aiuto della guida la barriera della lingua,  quando abbiamo bussato a una porta ci è stato sempre aperto e ho potuto fotografare quanto non mai le persone, sempre ospitali e disponibili, pronti a offrirti una sigaretta, un thè o una parte del loro pranzo, all’interno delle loro abitazioni.

Cina
Fumatori – Foto: © Maurizio Trifilidis

Le prime foto riguardano i Long Form, una tribù dell’etnia Miao, che si caratterizza  per le  vesti colorate e, soprattutto, per i tipici copricapi di legno ricoperto da matasse nere. Vivono in un’area  remota,  lontana dai flussi turistici e mostrano con orgoglio i simboli della propria tradizione.

In attesa – Foto: © Maurizio Trifilidis
Offerta di Zuppa – Foto: © Maurizio Trifilidis

Le altre foto riguardano le attività quotidiane più elementari, spesso legate al pranzo o a un momento di riposo. Ho partecipato anche a un matrimonio, semplice ma incredibilmente rumoroso: di fronte agli sposi un signore accendeva in continuazione  batterie di “miccette”, piccole ma in quantità incredibile, e il cui intenso baccano è percepibile anche solo dal fumo ben visibile nella foto e dall’enorme scatola che ne conteneva solo una parte.

festa di matrimonio – Foto: © Maurizio Trifilidis
Preparazione del pranzo – Foto: © Maurizio Trifilidis

In nessuno dei miei viaggi precedenti avevo fotografato così tanto in interno e soprattutto persone. Un viaggio che ha cambiato il mio modo di fotografare e che ha trasformato ogni scatto, preceduto e seguito sempre da un partecipato scambio umano,  in una testimonianza di comunanza con il soggetto fotografato; ogni foto rappresenta un volto e una storia a sé stante, con  l’unica eccezione dell’ultima, il “villaggio”, necessaria  a mostrare il contesto esterno dei posti visitati.

Cina
Formaggio in tavola – Foto: © Maurizio Trifilidis
Cina
Preparazione del cibo – Foto: © Maurizio Trifilidis
Il pranzo pronto – Foto: © Maurizio Trifilidis
Amore Materno – Foto: © Maurizio Trifilidis
Cina
Il Villaggio – Foto: © Maurizio Trifilidis
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