Lisbona, il Tago e il Fado

Lisbona:

Lisbona è una Capitale a misura d’uomo, una città “mediterranea” che si affaccia sull’Oceano Atlantico, questo che sembra un ossimoro geografico in realtà non lo è dal punto di vista culturale! Pur essendo lontana dai nostri mari, Lisbona già esisteva in epoca Romana e ha mantenuto nella gente molto del carattere latino a partire dalla lingua che ancora oggi qui si parla. Ma qui ci si sente come a casa, il calore delle persone è quello tipico nostrano: si viene sempre accolti con la sincera schiettezza di un sorriso.

Lisbona: panorama dal cimitero di Cemitério do Alto de São João – Foto: © Roberto Gabriele

Una città romantica nelle cui stradine è bello “perdersi”. Nei vicoletti silenziosi in cui si ode il vociare operoso della gente locale ci si sente come a casa. Si sente il rumore dei passi che echeggiano tra le casette basse e si è lontani dal traffico e dalle auto. Qui è difficile per loro circolare a causa delle scale che sostituiscono le strade nei tratti più ripidi in salita. A Lisbona, il rumore più forte che si sente è quello del frullino di un muratore che sta ristrutturando un appartamento per farlo diventare un B&B con vista sulla città.

C’è poi il rumore piacevole dello sferragliare del tram della linea 28 che attraversa la città e si arrampica su ardite salite con strettissime curve. Passa sfiorando gli angoli delle case a pochi centimetri. Se si evitano le strade della movida, le uniche cosa che si sentono sono il rumore dei passi, la musica gracchiante di una radiolina che arriva da una finestra aperta o lo struggente Fado che arriva da qualche locale di Chiado.

Fado
Il Fado a Lisbona – Foto: © Roberto Gabriele

E’ bello camminare a piedi e scoprire degli angolini deliziosi dovunque: Lisbona non ha la grandeur parigina, nè l’imponenza imperiale di Vienna nè il brulichio impiegatizio dei manager nella city di Londra. Questa è una città per sognare e rilassarsi. Andando ad esplorare i suoi vicoletti, ci si rende conto che la gioia è nelle piccole cose, nello scoprire qualcosa avendo l’impressione di essere stati i primi ad accorgersene.

C’è una certa decadenza che non è mai abbandono, è il fascino del tempo che segna questa città i cui palazzi sono ben restaurati accanto ad altri che mantengono la loro dignità nobiliare pur essendo caduti in disgrazia. E’ quello che è accaduto al Convento do Carmo la famosa chiesa rimasta poi per sempre totalmente senza tetto in seguito ad un terremoto e mai più ricostruita: inarrivabile la bellezza delle sue navate gotiche attraverso le quali è possibile vedere la meraviglia del cielo.

La chiesa del Carmo – Foto: ©Roberto Gabriele

Anche i tram e le teleferiche portano il fascino delle cose vecchie che ancora sono belle e funzionanti e che nessuno ha voglia di sostituire. La linea 28 è la più famosa di Lisbona, a bordo ci sono forse più borseggiatori che passeggeri, ma un giro sul più famoso tram del mondo è impossibile da perdere.

Lisbona
I tram viaggiano incessantemente di giorno e di notte – Foto: © Roberto Gabriele

Spesso in fondo alle strade del Bairro Alto si scorge il mare: una presenza costante in tutta la città, di cui è impossibile non tener conto. E se Roma è famosa per i suoi Sette Colli, anche Lisbona è famosa per le sue alture (decisamente più ripide) e per i suoi innumerevoli belvedere dai quali godere di scorci indimenticabili a qualsiasi ora del giorno.

Miradouro da Graça, Miradouro de São Pedro de Alcântara, Miradouro do Castelo de S. Gorge, tanto per citare i più famosi che si affacciano sul centro città, ma il più originale è anche il meno conosciuto e meno turistico: il belvedere è quello che si gode dal camminamento in cima alle arcate del vecchio Acquedotto delle Acque Libere con la vista che spazia fino al Ponte 25 de Abril.

L’Acquedotto è bellissimo al tramonto quando con il sole calante proietta le lunghe ombre delle sue arcate – Foto: © Roberto Gabriele

Ogni quartiere è un micromondo ben caratterizzato, con una sua storia e personalità. Si parte dal centro nei pressi della metropolitana Rossio ed è il classico cuore pulsante della città, la parte più turistica e animata, e ci sono una serie di altri quartieri deliziosi come l’Alfama che è il quartiere più tradizionale anche questo arroccato sulla sua collinetta panoramica. Da non perdere il Barrio Alto famoso per la sua vita notturna e il quartiere Oriente nato in occasione dell’Expo ‘98 con le sue architetture moderne e persino una funivia panoramica che corre sul mare.

Expò 1998 – Foto © Simona Ottolenghi

Poco staccato dal centro, c’è il quartiere che sorge intorno alla Torre di Belem, una zona ad altissima densità turistica ma davvero interessante per il Monastero dos Jerónimos e il panorama della città che si gode dalla cima della torre.
Infine, per i veri intenditori, c’è l’Almada un quartiere di straordinaria bellezza che si trova di fronte a Lisbona, raggiungibile con un comodo  battello sulla sponda opposta della grande foce del Tago: è un tipico borgo marinaro con ristorantini tipici sulle sponde del porticciolo e che offrono una vista bellissima sulla città.

A pranzo sul Tago – Foto: © Roberto Gabriele

Lisbona non sarebbe la stessa se non avesse una costante fissa: ovunque si vada si trovano i suoi famosi Pastis: i tipici dolci alla crema che si vendono ovunque in città.

I Pastis si mangiano uno dopo l’altro: difficile resistere, impossibile non provarli in una famosa pasticceria nel quartiere di Belem dove si può fare una fila di un’ora per aggiudicarsene uno.

E per rimanere in tema gastronomico, l’altra costante è il Bacalao, ossia il baccalà che da queste parti preparano in ogni modo possibile con un occhio alla tradizione e uno all’innovazione.

I Pasteis de Belem nella famosa pasticceria che li ha inventati – Foto: ©Roberto Gabriele

Lisbona resta nel cuore anche per la sua musica, che come la colonna sonora di un film vissuto in prima persona dal viaggiatore, resta attaccata ai ricordi che lo legano a questa città.

Il Fado con le sue sonorità nostalgiche e raffinate è la musica perfetta per questa città calda, passionale e magnificamente decadente. Ci sono decine di locali in cui è possibile cenare (a base di Bacalao e di Pastis) o bere qualcosa ascoltando il fado cantato dal vivo.

Una serata di fado è indelebile nel dna di chi l’abbia vissuta almeno una volta: i musicisti su una pedana allietano gli ospiti ai tavoli di localini poco illuminati con una musica notturna di grande eleganza apprezzata tanto dai locali, quanto dai turisti.

Belem – Foto © Roberto Gabriele

E per ultimo non si può dimenticare un altro elemento caratteristico della città: le sue maioliche azzurre chiamate Azulejos. Tutt’altro che paccottiglia turistica per vendere souvenir cinesi in Portogallo, queste da sempre vengono usate come elemento decorativo delle facciate dei palazzi più belli ed eleganti: un segno distintivo e caratterizzante di tutta la città e dei suoi dintorni.

Sintra, interno – Foto: © Roberto Gabriele

Scoprire i dintorni:

Oltre al centro città, intorno a Lisbona ci sono due località imperdibili che meritano sicuramente la visita e si trovano a meno di un’ora di treno dal centro città.

La prima cittadina da visitare è Sintra a cui conviene dedicare una giornata intera: caratteristica non solo per la sua urbanistica e il cinquecentesco Palácio Nacional in stile manuelino con i suoi comignoli conici alti 33 metri e divenuti il simbolo della città, ma anche e soprattutto per il Castelo dos Mouros in stile moresco e Patrimonio UNESCO. E’ una roccaforte adagiata sulle ripide creste di un monte e dai cui camminamenti merlati si domina tutta la città di Sintra fino a Lisbona che si scorge in lontananza all’orizzonte guardando in direzione sudest.

Il palazzo di Sintra – Foto:© Roberto Gabriele

Per finire in bellezza la giornata a Sintra, bisogna necessariamente dedicare un oretta al bizzarro Palácio Nacional da Pena, anche esso Patrimonio UNESCO. Un edificio decisamente originale con i suoi colori decisi e le decorazioni che sono un insolito mix di vari stili rivisitati: neogotico, neomanuelino, neoarabo, neorinascimentale e neobarocco. E’ un luogo fatto per stupire, ironico e divertente. Camminando tra le sue scalette, affacciandosi ai suoi balconcini, esplorando i suoi interni sembra di vivere nelle irreali prospettive di Escher o nei colori fiabeschi di Walt Disney.

Il castello di Sintra – Foto: ©Roberto Gabriele

La seconda cittadina alla quale non si può mancare è la deliziosa Cascais. A questa si può dedicare almeno una mezza giornata e concluderla con la relativa cena a base di bacalao tra le sue stradine nei ristorantini all’aperto. Il ritorno in treno fino a Lisbona è garantito fino a tarda sera.

Il faro di Cascais – Foto: © Roberto Gabriele

Cascais è l’affaccio di Lisbona sull’Oceano: da qui si sente indissolubile il legame con il mare. Da non perdere, con una bella passeggiata che parte dalla stazione dei treni, sono il porticciolo con le sue spiaggette. Il suono della risacca arriva fino alle stradine dei bastioni con vista sul mare. Il faro bianco e blu che si infuoca di rosso al tramonto. I vicoli tipici da borgo marinaro che conducono il visitatore tra tantissimi palazzi decorati con le Azulejos blu come i colori del cielo e del mare che esaltano la bellezza del borgo.

Cascais – Foto © Roberto Gabriele

IL VIAGGIO:

Ora che si può ricominciare a pensare a viaggiare, Lisbona è una meta ideale e facilmente raggiungibile.

Con circa 3 ore di volo e una manciata di Euro (In questo periodo si fa Andata e Ritorno con la Compagnia di Bandiera a 70-80 euro in tutto), è quindi alla portata di tutte le tasche. Si può persino spendere ancora di meno volando con le low cost. Una destinazione così vicina ed economica diventa automaticamente parte dei “luoghi del cuore” per molte persone: si va a scoprirla per innamorarsene. Molti sono gli aeroporti italiani collegati con voli diretti.

Il quartiere Oriente dell’Expo 1998 – Foto: ©Roberto Gabriele

Il modo migliore per muoversi a Lisbona oltre a camminare tanto a piedi, non sono i tram, ma la sua fitta rete di treni e metropolitane. Con le sue 4 linee permette di raggiungere ogni luogo di interesse turistico e tutti i quartieri anche più lontani dal centro. Un abbonamento giornaliero a corse illimitate è comodo per muoversi ovunque ad un costo irrisorio. 

La Stazione Oriente – Foto: © Roberto Gabriele

Per un bel giro della città fatto con calma e approfondito nei contenuti bastano 4-5 giorni pieni più il viaggio, si riuscirà così a vedere un pò tutto ciò di cui abbiamo parlato fin qui e facendosi un’idea del rapporto di questa città con l’Oceano sul quale si affaccia…


Acqua & Sapone

La copertina della rivista di Acqua & Sapone diretta da Angela Iantosca

Questo Articolo con foto e parole di Roberto Gabriele è stato pubblicato sulla rivista Acqua & Sapone diretta da Angela Iantosca nel numero di ottobre 2021

 

 

Le campane del Santo Padre

foto e parole di Roberto Gabriele

Oggi ci troviamo in Molise, deliziosa Regione italiana poco più grande della Valle d’Aosta ma quasi totalmente sconosciuta al turismo. In tutta la Regione vivono circa 400 mila abitanti, grosso modo quelli di un popoloso quartiere di una città come Roma o Napoli.
L’ambiente (a parte pochi chilometri di costa adriatica) è quello delle montagne appenniniche, la Maiella è poco distante, il territorio è totalmente verdeggiante con boschi a perdita d’occhio e si trova qualche campo coltivato anche se l’agricoltura non è la principale forma di economia rurale da queste parti.

Le fasi della lavorazione delle campane – Foto: © Roberto Gabriele

Ma il Molise non è solo Paesaggi, riesce a stupirci con paesini arroccati e scenografici come Pescopennataro che sembra circondata dalla Dolomiti, o il Teatro Italico di Pietrabbondante che è ancora perfettamente conservato nonostante i suoi 2000 anni di storia. E poi ci sono tradizioni culinarie sempre legate alla società agropastorale e alle vecchie tradizioni come i celebri Ravioli Scapolesi, i sughi fatti con il ragù di pecora, la pasta fatta in casa e salumi locali di produzione artigianale introvabili nei negozi…

Si arriva in Molise in circa 3 ore di auto da Roma, ma vale la pena dedicare a questi luoghi almeno un week end lungo: 4-5 giorni sono l’ideale per scoprirli con la giusta calma, anche perchè le strade anche extraurbane spesso sono strette e la velocità media di spostamento è di circa 50 chilometri orari.

Calchi in gesso da usare per fusioni di bronzo a “cera persa” – Foto: ©Roberto Gabriele

In questa Regione, ci sono -come spesso accade in Italia- delle eccellenze uniche al mondo; una di queste su tutte, vale il viaggio fino a qui. Stiamo parlando della Pontificia Fonderia di Campane Marinelli che dal 1924 con una Bolla di Papa Pio XI  è l’unica al mondo ad avere l’onore di  potersi fregiare dello Stemma Pontificio per rappresentarlo nel volto delle campane che qui vengono fuse.
Entrando in questo luogo si sente subito qualcosa di diverso. Già il museo della campana ha cimeli che raccontano 700 anni di storia: qui è conservata la più antica campana firmata Marinelli della quale si abbia data certa che risale al 1339 ad opera di Nicodemo Marinelli (detto Campanarus), ma notizie non provate fanno risalire le prime notizie intorno all’anno 1000…

L’archivio dei calchi in gesso è una delle aree più importanti della Fonderia Marinelli – Foto: ©Roberto Gabriele

Dopo la seconda guerra mondiale i Marinelli costruirono il concerto di campane per la Cattedrale di Montecassino, distrutta dai bombardamenti. Il legame di Marinelli con la Santa Sede viene poi ulteriormente celebrato con la storica visita del 19 marzo 1995 di San Giovanni Paolo II. Ma il fascino di questo stabilimento non è tanto la sua storia, quanto la sua sacralità…

Un lavoro che ha un valore sacro – Foto: ©Roberto Gabriele

“La voce di Dio”:

L’antica città sannita di Agnone è giustamente nota per essere il “Paese delle campane”, ma il merito della sua fama lo deve proprio alla famiglia Marinelli che da 10 secoli tramanda di padre in figlio la difficilissima arte campanaria e pare che questo sia il più longevo stabilimento al mondo per la fabbricazione delle campane.

Una campana non è e non può in nessun caso essere vista “solo” come un prodotto artigianale. E’ un prodotto che nasce appositamente per creare un legame tra l’uomo e il divino a tal punto che qualcuno dice che le campane sono “la voce di dio. Ed in effetti, il loro suono che riecheggia anche a grande distanza nasce proprio per chiamare i fedeli ai momenti di rapporto con Dio.

Anche il momento della fusione del bronzo è qualcosa che va molto oltre la metallurgia ma che rientra nel rituale sacro. Le campane non vengono mai prodotte in serie nè per fare magazzino di pronta vendita, ogni pezzo viene realizzato su commissione con una attenta scelta anche degli elementi decorativi e delle scritte che andranno a rifinire la superficie. Al momento della fusione del bronzo nel suo stampo a cera persa, ci sarà un sacerdote per effettuare la Benedizione del Fuoco. Ecco quindi che anche nelle fasi più concrete e materiali della produzione, c’è la sacralità rituale del momento che viene celebrato con una profondità e una spiritualità che non si trovano in nessun altro procedimento industriale o artigianale.

Durante la fusione ci sono le invocazioni e a volte anche un sacerdote che fa la “Benedizione del Fuoco” – Foto: ©Roberto Gabriele

Dal bronzo fuso nasce la campana benedetta con l’acqua santa che si mescola al fuoco in un rito ancestrale di grande suggestività fatto di arte e preghiera. Molto spesso a questo evento partecipano intere comunità parrocchiali che vanno ad assistere alla nascita della loro campana.

La fusione è un momento suggestivo che va verso la sacralità – Foto:©Roberto Gabriele

Qui tutto è rituale, ogni gesto sa di antico, è misurato, tramandato di padre in figlio da secoli. Entrare nella sala dei calchi di gesso che andranno a formare le  decorazioni che appariranno in bassorilievo sulle campane è un’esperienza mistica. Ci sono migliaia di immagini sacre che possono essere applicate sulla campana a seconda delle necessità. Si possono scegliere immagini della Trinità, della Madonna e praticamente di tutti i Santi, degli angeli e di tutta la simbologia legata alla cristianità. Ma la personalizzazione viene completata con scritte e date commemorative, con preghiere e versetti biblici. Ogni scelta è definitiva, resterà per sempre scolpita sulla campana e anche questo ci fa sentire la sensazione di qualcosa che nasce per essere eterno.

Dietro la perfezione di una campana c’è un lavoro pesante in fonderia – Foto: ©Roberto Gabriele

Per creare la campana occorre innanzitutto scegliere la nota, perchè entrando qui la prima cosa che si impara è che il detto “essere stonato come una campana” è del tutto falso! E’ vero l’esatto contrario: le campane sono intonatissime, ciascuna  suona una sola nota ma lo fa in modo perfetto seguendo la Scala Campanaria che è un insieme di regole e misure relative allo spessore, al peso, alla circonferenza e all’altezza che sono rapportate tra loro in base al timbro sonoro che si vuole ottenere. E’ possibile calcolare con assoluta precisione il suono che emetterà una volta finita e senza bisogno di ulteriori intonazioni. L’armonia, la matematica e la perfezione divina trovano un punto di incontro nella costruzione di una campana.

Le decorazioni faranno parte della fusione della campana e vengono applicate a mano – Foto: ©Roberto Gabriele

La Pontificia Fonderia:

Armando e Pasquale Marinelli con i loro figli guidano un’Azienda che esporta eccellenza in tutto il mondo,  ma parlando con loro ci si sente a casa, accolti come in una famiglia. Qui non ci sono i ritmi frenetici e l’ansia di fatturato e di produttività di una multinazionale, qui c’è il rispetto per le persone, per i loro gesti, per il tempo che dedicano al lavoro. In questa fucina tutto è etico, sostenibile, naturale, sequenziale. Anche i dialoghi tra le persone sono misurati: qui si parla a bassa voce, non serve urlare perchè non ci sono macchine al lavoro, ma solo uomini e donne che hanno gesti misurati, rituali.

Si percepisce a pelle la passione e la dedizione di tutti per il lavoro che fanno insieme fianco a fianco. Una intera azienda al lavoro per mesi per realizzare un solo pezzo che non ha elettronica per funzionare, che non ha bisogno di essere progettato e disegnato perchè la sua forma è talmente perfetta da non poter essere cambiata in alcun modo. Un solo pezzo di bronzo in grado di essere un prodotto finito la cui nascita, per quanto è perfetto, è già un miracolo. Qui sono la passione e la fede a muovere tutto: un binomio inscindibile.

Un’azienda con 1000 anni di storia familiare legata alle tradizioni e con un occhio alla modernità – Foto: ©Roberto Gabriele

Parliamo di passione perchè questa Azienda ha un Museo grande esattamente quanto la superficie dedicata alla produzione. Una scelta coraggiosa e generosa quella di dedicare così tanto  spazio alla propria storia, a raccontare le proprie origini ma che ha portato Marinelli a produrre anche la campana commemorativa dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Stato e Chiesa si… “fondono” in questo posto.

La famiglia Marinelli cura in prima persona ogni fase della produzione – Foto: ©Roberto Gabriele

Entrando nella Fonderia Marinelli si percepisce subito un forte odore di officina, di fumo e terra bruciata e di metalli limati, di concretezza e operosità.  Il processo di produzione di una campana è affascinante e dura diversi mesi. Si inizia dalla creazione dell’Anima alla realizzazione del Mantello e della Falsa Campana che è un’intercapedine perfettamente identica alla campana che vi verrà fusa all’interno mediante un procedimento a Cera Persa.

Non è uno spazio silenzioso come potrebbe essere un luogo sacro, ma qui anche i pochi, pochissimi rumori che  si sentono sembra che servano a scandire il tempo, il tempo della giornata, il tempo di una vita e di una tradizione plurisecolare.

Si fonde la cera per creare scritte e decorazioni che andranno applicate sulle campane – Foto: ©Roberto Gabriele

Nello stabilimento potrà capitare di sentire qualcuno che batte con un martello per togliere l’argilla residua all’interno della campana appena fusa, ma è un rumore ovattato, lento, mai fastidioso, è più vicino ad un tonfo pesante che esce dalle sapienti mani di chi lavora da quando è nato in questa fonderia sospesa tra l’umano e il divino. E ogni tanto il silenzio viene rotto dal Campanaro che verifica con il suo diapason la perfetta intonazione della campana prima di spedirla a destinazione. E’un suono divino, mai fastidioso: che si sia credenti o no, il fascino di questo opificio che trasuda di storia e di qualità è percepito da chiunque.

Qui vengono fuse anche delle campane commemorative non religiose come questa dedicata alla carriera del Mago Silvan – Foto: ©Roberto Gabriele

Benvenuti in Molise, terra di zampogne e campane, di tradizioni ed eccellenze tutte da scoprire. “Il Molise esiste e mena duro” ha detto Maria Centracchio, molisana, quando ha vinto il bronzo nel Judo alle ultime Olimpiadi di Tokyo: una Regione tutta da scoprire.


Acqua & Sapone

La copertina della rivista di Acqua & Sapone diretta da Angela Iantosca

Questo Articolo con foto e parole di Roberto Gabriele è stato pubblicato sulla rivista Acqua & Sapone diretta da Angela Iantosca nel numero di ottobre 2021

Travel Tales a Milano

Un’altra occasione di presentazione del TTATRAVEL TALES AWARD, sarà Giovedi 11 Novembre alle ore 19.30  da NOC – New Old Camera, in Viale S. Michele del Carso, 4 a Milano presenteremo il progetto e gli output editoriali connessi; i Tre portfoli selezionati da Il Fotografo e pubblicati nel numero di luglio / agosto della rivista, le 4 storie che compongono la sezione Travel Tales sul numero 9 di CITIES, le 21 storie che compaiono nel libroTravel Tales a cura di Simona Ottolenghi. Qui potrete vedere tutte le storie premiate a https://traveltalesaward.com/storie-premiate/

Mostreremo anche le Storie premiate con la mostra attualmente allestita a Roma da Otto Gallery.

Ospitati da Giordano Suaria saranno presenti Angelo Cucchetto, Simona Ottolenghi, Roberto Gabriele, Giovanni Pelloso, Federica Berzioli e alcuni degli Autori selezionati, tra cui Mario Cucchi, Roberto Manfredi, Giuseppina Di Falco, Alessandro Castiglioni e Tania De Pascalis.

Ricordiamo  il grande successo del Travel Tales Weekend, 1,2 e 3 ottobre 2021, che è stato il momento conclusivo di una serie di eventi nati per la promozione di progetti autoriali legati alla Fotografia di Viaggio, lanciata da Starring con Photographers.it e Isp in collaborazione con la rivista  Il Fotografo, con il supporto tecnico di  Viaggio Fotografico.it e di NOC e con il supporto operativo di OTTO Rooms e OTTO Gallery

Come arrivare:

Saremo a Milano in Viale San Michele del Carso 4 presso New Old Camera.

  • Metro 1 CONCILIAZIONE
  • Tram 10 16 fermata Piazzale Baracca
  • Bus 50, 57, 67, 68 fermata Piazzale Baracca

Oppure clicca su questo link: https://goo.gl/maps/FWfdHbtewbK3XmEq8

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