Harry Gruyaert nasce a Antwerp (Belgio) nel 1941, dal 1959 al 1962 ha studiato presso la scuola di cinema e Fotografia di Bruxelles, in seguito si trasferisce come fotografo freelance a Parigi, dove ha cominciato a lavorare nel campo della pubblicità e dove divenne in seguito direttore della Flemish Television.
Gruyaert ha il desiderio di viaggiare e fotografare e soprattutto di scoprire il mondo, prima della fine degli anni ’70 avrà già lavorato in moltissimi luoghi, visitando paesi come :India, Stati Uniti, Egitto Giappone e Marocco. Ora è pronto per tornare nel paese d’origine, il Belgio, per cominciare a lavorare sulla ricerca del colore.
Gruyaert non si considera un fotoreporter, ma ha adottato questa filosofia “ Non ci sono storie, è solo una questione di luci e forme”, come affermato in una sua intervista di qualche anno fa .
I primi tempi non sono stati molto semplici, in quanto tutto ciò che riguardava la fotografia di strada, fino a quel momento, vedeva una netta predominanza del bianconero e quindi i suoi scatti erano visti con molto scetticismo, ma continuerà incessantemente a esplorare il colore fino a farlo diventare uno dei fotografi più importanti del panorama europeo.
Non aveva importanza dove si trovasse, poteva essere in Belgio come a Las Vegas, ad Anversa oppure a Mosca o a Los Angeles, il suo scopo finale è sempre stato quello di far emergere il colore da qualunque elemento gli si prospettasse davanti.
Gruyaert ha sempre avuto la capacità di lavorare con qualsiasi condizione di luce, realizzando immagini straordinarie, non si limitava a sfruttare la luce naturale, sapeva usare a proprio piacimento qualunque tipo di illuminazione avesse a disposizione, luci a neon, lampioni, insegne di caffè, tutto poteva essere usato.
Quando ha cominciato a scattare a colori, non erano stati pubblicati moltissimi lavori, negli Stati Uniti “William Eggleston’s Guide” ed in Italia “Kodachrome” di Luigi Ghirri, giusto per citare due autori che hanno usato il colore in maniera esemplare.
Nel 1981 gli viene proposto di realizzare un lavoro per la rivista “GEO” a Las Vegas, una di quelle città americane dove il colore è presente in ogni luogo, soprattutto la notte. Ma Gruyaert sceglie un approccio diverso e decide di raccontare la Las Vegas di giorno perchè considerava troppo facile lo spettacolo della notte della città del gioco.
Nel suo lavoro si ritrova tutta l’iconografia americana, centri commerciali, stazioni di servizio, autostrade, parcheggi, automobili, hotel e le persone che vivono questi luoghi, ma non sono mai invadenti, tutto è concentrato e basato sempre sul colore.
L’anno seguente, il 1982, sarà invitato a far parte dell’agenzia Magnum.
Gruyaert ha lavorato fino al 2009 con pellicola Kodachrome, anno di cessazione della produzione, convertendosi poi al digitale con il quale continua a lavorare.
Le sue immagini sono sempre state in anticipo sui tempi, un po’ come quelle di William Eggleston, Joel Sternfeld, Stephen Shore, Luigi Ghirri, Guido Guidi giusto per citarne alcuni, e continuano a mantenere ancora una contemporaneità assoluta.
Pur non considerandosi un testimone di qualcosa, è indubbio che gli scatti di Harry Gruyaert rappresentano dei documenti importantissimi sul tempo che scorre.
I suoi colori continuano ad emozionarci a distanza di anni, il giallo, il rosso, il verde, l’azzurro ci fanno reagire come se fossimo presenti sulla scena, questo è la capacità e la maestria dei grandi fotografi, far rivivere il momento dello scatto attraverso il tempo.
Siti riferimento
https://www.magnumphotos.com/photographer/harry-gruyaert/
http://www.harrygruyaert-film.com/
Roberto Bianchi:
Facebook: https://www.facebook.com/robybianchi