Quando l’ombra si fa colore
Sono gli inizi di maggio e sto costeggiando i giardini dell’Oliveraie a Marrakech. Ancora pochi metri e, oltrepassata la stretta porta di Bab Ighli, entrerò nel centro storico di questa antica e famosa città, diretto al mio riad.
L’autista corre veloce e sicuro, malgrado i mille motorini, carretti e viandanti. Vicoli stretti e affaccendati tra i mercati di Marrakech, di gente veloce e laboriosa che disbriga mille incarichi e lavori. C’è chi trasporta verdure e casse di birra, vende pane e souvenir di vari colori; alcuni mi offrono bibite colorate o semplicemente attraversano di corsa strade e cortili per andare chissà dove.

Penso a Napoli per l’enorme (e apparente) confusione, oppure a Genova per i vicoli stretti e l’atmosfera ombrosa, ma nei mercati di Marrakech è tutto molto di più. Il clacson e lo sfrecciare dei numerosi veicoli sono più intensi; le stradine appaiono ancora più anguste e trafficate.
Poi i colori: intensi e vividi. Nascono sempre improvvisi, nelle ombre dei riad e dei caravanserragli, si manifestano e si allungano nelle vesti e nei tessuti e nelle più svariate merci espose.
Le scene passano veloci sotto i miei occhi senza riuscire a capirne, a volte, il senso: la mente ancora non è abituata a questi ritmi. Tanti occhi attenti mi guardano, soppesano i miei gesti e mi “valutano” pur essendo uno sconosciuto tra le tante migliaia di turisti che attraversano, ogni giorno,queste vie e piazze. Questo popolo ha una innata capacità di scambio e commercio: senza conoscerti, quegli occhi sanno già che tipo di acquirente sarai.

Marrakesh è così un grande insieme di souk: grandi ed intricati mercati di tappeti e ceramiche, ferro e spezie, tessuti e pelli. Nelle ombre spesse dei cortili e delle strade penetrano lame di luce di sole africano che esaltano i tanti colori degli oggetti esposti. È un po’ come se la vita di questa città fosse scandita ed intrisa dal susseguirsi delle tante cromie e dal loro significato. Il rosso simbolo di fertilità, il blu dell’infinito, il verde della speranza, il giallo della gioia.

Questo intrecciato fervore di vita, tra i mercati di Marrakech, si svolge ai piedi di palazzi spesso sontuosi ed antichi: al di là delle trasparenze ombrose delle loro mura ocra, posso solo immaginare vite fiabesche, tessuti raffinati e sguardi potenti e carichi di storia, ma anche una umanità ricca di piccoli gesti e molto solidale.

Poi, svoltato un angolo, a volte, mi ritrovo nella calma rarefatta ed intima di un giardino segreto con essenze esotiche ed architetture islamiche. E qui anche l’olfatto, riposa.
Ma è forse col sopraggiungere della sera, che tutto si impasta: i colori si combinano in un “blu notte” che rende le atmosfere ancora più incantate e affascinanti.

Salendo su uno dei tanti terrazzi panoramici, attorno a piazza El Fna, il colpo d’occhio è formidabile.
Le lampade di luce fredda delle centinaia di bancarelle e “street food” illuminano una moltitudine che, in quest’ora del tramonto, si muove a ritmi più lenti e sostenibili, quasi si preparasse ad affrontare, ancora con maggiore forza, le luci del giorno successivo, in un infinito e perpetuo movimento di vita e colori.
