A Rom House

A Rom House

A Rom House

“Grazie mille, grazie mille”. Sono le uniche parole che sa dire in italiano. Le ha imparate venendo in Italia, dove va un paio di volte all’anno a chiedere l’elemosina, quando la famiglia ha bisogno di soldi. È una famiglia rom, composta dai soliti elementi che percorrono varie generazioni, dal patriarca al ragazzino di 15 anni, il più giovane. Ci ricevono  nel porticato di casa loro, ma sono ben contenti di farci vedere il salotto, arredato e decorato, dove nessuno mette mai piede. Si vive e si dorme tutti in una stanza e il grande salotto, con la tappezzeria verde e i tendaggi color porpora, viene usato per mostrarlo agli amici.

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Fanno i calderai, gli uomini. Che poi è la professione ufficiale dei Rom di Transilvania. Cioè lavorano di martello piccole pentole, bricchi per il latte, ciotoline di rame. Li dispongono lungo la strada e li vendono, o cercano di venderli, agli automobilisti di passaggio. Non so con quanta fortuna perché anche in Romania, così come in Italia, i Rom non sono visti di buon occhio.

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I racconti

Nel corso del pomeriggio che passiamo insieme, oltre al “grazie mille” che la signora mi ripete in continuazione anche quando non c’è nulla di cui ringraziarmi, mi spiegano che il figlio del patriarca, un uomo all’apparenza molto anziano e con una lunga barba bianca, è morto da poco. Era il periodo del Covid e le regole non prevedevano che il corpo lasciasse l’ospedale.

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Ma è mai possibile che in una famiglia Rom che si rispetti non venga organizzata una veglia funebre con amici e parenti, tantissimi? È bastato pagare un po’ qui e un po’ là – infermieri, dottori – ed è stato permesso portare il corpo a casa, come vuole la tradizione. Certo, tutto questo ha avuto un costo: 10.000 euro, spiega l’uomo di casa (si capisce subito chi è dal piglio sicuro, dal fatto che comanda a bacchetta tutti gli altri). Quello che non è chiaro è come si racimolino 10.000 euro vendendo pentolini di rame. Ma quella è un’altra storia.

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Come è un’altra storia quella del fidanzamento del ragazzino, promesso sposo a 15 anni e lasciato dalla fidanzata. Non ha l’aria di essere abbattuto. Forse sa che un fidanzamento rotto vuol dire risarcimento in denaro, un ricco risarcimento per la famiglia.

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Questo racconto di Daniela De Rosa ha partecipato al  Travel Tales Award 2024

Donne del Maramures

Il Maramures: Romania

Il Maramures è una regione a nord della Romania confinante con l’Ucraina.

In questa regione vi sono alcuni comuni in cui tutto il sostegno economico viene dall’agricoltura, ed è qui che sono state scattate queste fotografie.

Romania

In queste comunità, quello più mi ha colpito, è la vita delle donne, a cui è demandato non solo la gestione della casa e degli animali, ma in moltissimi casi accudiscono anche il marito.

Molte storie si assomigliano: Maria, che ha lavorato per anni in Italia come badante, è tornata ad accudire il marito molto malato; Ana vive sola dopo la morte del marito e continua ad accudire il bestiame di famiglia; Loana mi invita in casa ad assistere al funerale della loro regina trasmesso dalla televisione e mi parla del marito morto da poco per un tumore alla gola.

Romania

Tutte queste donne accumunate da una grandissima dignità e dalla voglia di farti sentire a casa. Donne come Gabriela che vive col marito e si prende ancora cura della casa e del figlio che sta tentando di aprire un museo di oggetti tipici e mi invita ad unirmi per pranzo, dopo esseri vestita in abiti tipici per una foto.

Questo sarà solamente il primo dei tanti pranzi fatti con diverse famiglie.

La cultura contadina è sempre presente e diverse donne mi mostrano orgogliose le loro pecore o le loro mucche ma, alla domenica, tutte in chiesa a pregare e partecipare alla lunga cerimonia ortodossa che a me sembra non finire mai.

Come da tradizione possono entrare in chiesa ma devono rimanere nella zona posteriore, possono andare nella zona anteriore solamente per baciare le icone.

La gente nelle case

La vita scorre lenta, al ritmo della vita contadina, ed alla sera, invece di stazionare davanti alla TV, ci si riunisce lungo la strada per scambiare due parole.

Romania

Dopo una settimana termina il mio viaggio e ne esco arricchito per aver trovato una ospitalità incredibile. Ripensando ai racconti su mio nonno, che di lavoro faceva il contadino, penso di aver visto come poteva essere la sua vita, molto più semplice ma decisamente più ricca della nostra.


Alessandro Zaffonato

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