Alma de Cuba

Alma de Cuba

C’è una Cuba che tutti conoscono, è la Cuba della Salsa e di tutti i balli caraibici che la fanno amare da milioni di persone in tutto il mondo, ma non è questa la vera Alma de Cuba. C’è la Cuba legata ai grandi Rum pregiatissimi che sono apprezzati dagli estimatori di 5 Continenti. C’è la Cuba famosa per Che Guevara e Fidel Castro e la loro Rivoluzione. Ma non è di tutto questo che oggi voglio parlarvi, questo già lo sapete.

A me interessa il popolo, quello che fa e che sente la gente vera quando è lontana dai riflettori mediatici. Voglio parlarvi del motore sociale dell’Isola Grande, di coloro che con la loro opera quotidiana rendono questo posto una meta imperdibile per noi Viaggiatori e Fotografi.

Che Guevara
Che Guevara è una vera icona cubana. Foto: ©Roberto Gabriele

Oggi voglio raccontarvi di quel popolo silenzioso e cordiale che vive tutto questo in prima persona in un luogo del mondo che sta crescendo troppo in fretta suo malgrado e senza accorgersene. Oggi vi parlo di come si arriva a quelle eccellenze e di come sta la gente vera, quelli che dopo 60 anni di Fidel Castro ancora lo amano anche dopo la sua morte.

Voglio farvi capire cosa c’è di bello nell’anima della gente di Cuba. Voglio uscire dai luoghi comuni che tutti conoscono, e farvi apprezzare una realtà complessa che ho toccato con mano.

canna da zucchero
Canna da zucchero. Foto: ©Roberto Gabriele

In molti Paesi del mondo per trovare la gente più vera e autentica, occorre allontanarsi dalle grandi città, andare nelle campagne dove si vive ancora come una volta tra antiche tradizioni e uno stile di vita semplice. Bisogna vivere per qualche giorno in un luogo lontano per ritrovare tutt’oggi quello che era il vissuto quotidiano dell’Italia del Dopoguerra. Cuba non fa eccezione: la campagna è il vero senso di questo viaggio.

Ahimè, molto spesso, dobbiamo riconoscere che ci farebbe molto  comodo poter lasciare intere nazioni nel loro degrado fascinoso e autentico, lasciarle nella loro arretratezza rispetto ai nostri standard. Molto spesso pensiamo che stiano meglio loro senza nulla rispetto a noi che abbiamo tutto.

La questione è un pò più complicata e ve la racconto dalla viva voce dei cubani che me la hanno raccontata durante i miei due viaggi ad un anno di distanza nella loro terra. A Cuba un benestante guadagna 100 Euro al mese, ma molti fanno 2-3 lavori, hanno più stipendi, ma riescono a recuperare pochi altri soldi, in genere ci sono famiglie intere che non arrivano a 150 Euro al mese pur con tutti gli extra.

tobacco
La lavorazione del tabacco avviene ancora tuta a mano. Foto: © Roberto Gabriele

I Cubani sono gente di cuore, gente che vive di passioni, fondamentalmente onesta e apparentemente felice nel loro piccolo mondo. Apparentemente perchè in pochissimo tempo le cose stanno cambiando velocemente, la gente inizia a sapere cosa c’è oltre il mare che circonda quell’angolo di paradiso e il turismo inizia a diventare di massa. Viene spontaneo quindi per loro, e giustamente, guardarsi intorno e fare le dovute differenze tra chi vive lì e chi ci va per turismo.

sigaro puro
“El Puro” è il sigaro arrotolato a mano tipico delle campagne. Foto: ©Roberto Gabriele

In città da un anno all’altro sono successe tantissime cose. Troppe…

La prima volta che sono andato era appena finito l’embargo e sembrava di vivere nella nostra Italia del Boom economico avendo loro la stessa tecnologia che avevamo noi negli anni ‘60. Tante televisioni, radio qualcuna, nessuna lavatrice, e le mitiche cadillac degli anni ‘50 ancora perfettamente funzionanti.

Cadillac
Le auto a Cuba hanno una media di 70 anni e sono una vera attrazione turistica. Foto: ©Roberto Gabriele

L’arrivo di Internet

Ma la prima rete WIFI pubblica (nelle case ancora non esiste) è arrivata a giugno 2015 e ancora oggi ci si può connettere solo in alcune piazze di alcune città, da quel giorno, nel giro di 15 mesi sono avvenuti dei cambiamenti storici che hanno modificato per sempre la vita dei cubani.

Innanzitutto la visita di Obama, il primo Presidente Americano che sia venuto in visita ufficiale, poi subito dopo questo ha portato l’arrivo della prima nave da crociera, la prima di una lunga serie che scaricano 4-5000 passeggeri al giorno in una città che fino ad un anno prima vedeva le stesse persone in un mese.

E’ arrivato poi il concerto dei Rolling Stones che ha portato… “musica nuova” qualcosa di molto diverso dalle sonorità a cui erano abituati i locali. E infine la morte di Fidel Castro che ha causato la fine di un’ epoca.

I Cubani non sanno più dove stare, sono cambiate troppe cose in due anni, troppo rapidamente. Hanno iniziato a conoscere il lato consumistico del turismo, hanno visto arrivare soldi e sbarcare turisti e hanno visto il guadagno facile. Ma tutto questo senza avere una struttura mentale imprenditoriale, senza conoscere cosa sia il concetto di Qualità, di Servizio, di professionalità.

Sono ancora mentalmente molto legati allo stile di vita assistenzialista che avevano sotto Castro. L’Havana è una città troppo piccola per sostenere ondate così grosse di turisti e non è pronta ad accoglierli. Le campagne vivono i cambiamenti in modo più lento, ma anche lì si stanno iniziando a guardare intorno a capire che ancora molte cose gli mancano.

mercato agropecuario
Mercato agropecuario di Camaguey. Foto: ©Roberto Gabriele

Gli errori più grandi che noi occidentali possiamo fare in questi casi sono due ed opposti tra loro. Il primo è il pretendere che i popoli si adeguino a noi in tempi troppo rapidi. Il secondo errore è quello di pretendere che rimangano in una loro affascinante quanto decadente arretratezza per preservarne la naturalità e la spontaneità.

La verità, invece, è che da queste parti in campagna si vive ancora bene. Questo accade non solo perchè i ritmi sono più lenti e adeguati all’indole del popolo cubano, ma perchè questi ritmi sono quelli più naturali per la nostra natura umana. Ogni momento è legato al ciclo lento delle stagioni che segnano il tempo del lavoro nei campi. La gente vive ancora lontana dal turismo. Ci si reca al lavoro su un carretto trainato da un cavallo oppure prendendo un autobus che passa senza orario.

Ecco… il fascino più vero e autentico dei cubani è proprio la loro lentezza, il non avere stress, avere ambizioni si ma con poca competitività. E tutto questo lo potrete apprezzare nelle campagne, 

A Cuba i pochissimi che hanno una delle vecchie auto se la tengono gelosamente e in perfetto stato: sanno che ha un valore enorme come taxi, come mezzo da dare a noleggio con conducente.

 

Vita di una volta

Ma la vita nella campagna cubana riserva molte soddisfazioni a chi sia così curioso da volerne scoprire la luce calda del mattino quando il sole sorge nella rugiada e le ombre si stagliano in controluce sul cielo, qui è facile vedere i carretti che si dirigono nei campi trainati da un asino o un cavallo, vedere i ragazzi che vanno a scuola a piedi con le loro divise perfettamente pulite e con i colori diversi a seconda del grado di scuola che si frequenta: elementari, medie o superiori.

alba cubana
All’alba e al tramonto La Isla Grande da il meglio di se. Foto: ©Roberto Gabriele

Qui la sera troverai la vita della gente che scende in strada a chiacchierare, a fare una passeggiata tra fidanzati o un giro in bici con gli amici. Strano… La musica non è diffusa ovunque come crediamo! A Cuba, nei posti che ho frequentato io non c’è musica come ce la aspetteremmo. Persino quando ho trovato la musica non era mai la salsa cubana che noi conosciamo dall’Italia.

In campagna la gente suona, ma non i ritmi caraibici ballabili, si sente invece più musica melodica e il repertorio classico alla Buena Vista Social Club…

musica
La musica a cuba è in ogni strada. Foto: ©Roberto Gabriele

L’altra cosa che può sconvolgerci è che a Cuba le case sono aperte, piano terra con la porta aperta e chiunque potenzialmente può  entrare, affacciarsi a guardare dentro casa o a fare una foto. La gente qui si fida. Anzi, sono loro a dirti di entrare. Fidel Castro è dovunque, sui muri, nei portaritratti, sui manifesti…

Che Guevara è un’icona grafica, ha quasi del tutto perso le sue sembianze fotografiche per essere un tratto disegnato in bianco e nero, lo vedi sventolare sulle bandiere, stampato sulle magliette, esposto in case e uffici, la gente gli è grata e devota come se fosse un santo.

E a proposito di santi, in tutta l’isola si trovano luoghi e riti di Santeria, una religione che trae origini in quella cattolica ma sfocia tra lo sciamanesimo e l’animismo, vi si trovano adorazioni di alberi rituali e sacrifici animali, una cosa gioiosa ma spesso cruda e dura come la vita.

Qui non sarà raro vedere rituali che vengono celebrati al ritmo incessante delle percussioni con persone che entrano in trance, si portano offerte ai fantocci e cibi per le comunità o per i poveri.

Cappellaio
Artigiano cappellaio. Foto: ©Roberto Gabriele

In campagna ho trovato il meglio della gente di Cuba, in località piccole come a Vignales, a Pinar del Rio, nella Valle del los Ingenios…. Sono posti relativamente lontani dal turismo di massa, lì dove ancora si riesce a vivere in modo tradizionale, dove un contadino può coltivare il tabacco da vendere alle grandi manifatture governative, ma può anche tenerne una parte per se e farsi un “Puro” rollandoselo sul tavolo o direttamente sui pantaloni e poi incollandone le foglie esterne con il miele per dargli anche un sapore leggermente più dolce.

Beh… di certo non sarà nè perfetto di forma, nè bellissimo a guardarsi, però quel sigaro sarà solo suo, la miscela di foglie necessaria per comporlo sarà un mix unico e irripetibile, fatto in casa. E qualche Puro può anche venderlo in privato, favorendo così una microeconomia con la quale potrà finanziarci qualche spesa extra per casa.

cuba
Tra le vie de L’Havana. Foto: ©Roberto Gabriele

Ho incontrato per puro caso uno di questi contadini in giro tra le campagne, non avevo una guida, nè un interprete, non parlo spagnolo e lui non parlava inglese, per cui ci intendiamo parlando ciascuno la propria lingua madre, convinti che le persone di buon senso se vogliono comunicare possono riuscirci anche solo a gesti. E così andò: ci capimmo al volo…

Poco dopo i normali convenevoli che si scambiano tra i viandanti, gli ho chiesto se conoscesse qualcuno ove potessi andare a vedere come viene fatta la lavorazione del tabacco. Ero infatti molto interessato a fotografare le varie fasi. Senza esitare mi invitò a casa sua per spiegarmi come viene fatta la coltivazione del tabacco, e naturalmente mi ha aperto tutte le porte senza alcun problema, la gente è sempre cordiale e disponibile da queste parti.

 

Il tabacco:

Al mio arrivo tutta la famiglia, compreso il nonno ultraottantenne, stava lavorando per trapiantare le giovani piantine nel campo in cui cresceranno e daranno i loro frutti. L’operazione di piantumazione, sarebbe banale nella sua semplicità, ma risulta essere una vera scoperta per un ingenuo “animale da appartamento” come me.

Qui tutto viene fatto a mano, non c’è fretta di automatizzare tutto, la lavorazione del tabacco da quando viene seminato a quando diventa sigaro dura un anno intero. Mi intrattengo a fotografare le mani degli operai che conficcano le loro dita tozze e forti nel terreno per dare dimora alle giovani piantine.

notte a Trinidad
Di notte, tra le strade di Trinidad. Foto: ©Roberto Gabriele

Ormai dopo mezz’ora di foto nei campi siamo diventati amici con il mio simpatico agricoltore: la fotografia aiuta moltissimo a ridurre le distanze tra le persone, che trovano in essa una loro dimensione di protagonismo. Quasi sempre la gente è portata a rapporti interpersonali informali ed è sempre molto cordiale e quindi quello è il momento giusto per chiedergli di entrare nella sua “Casa del Tabacco”.

Questa è una struttura a metà tra un essiccatoio e un magazzino: è un grande capanno di paglia stesa su un telaio di legno. Al suo interno si crea il giusto microclima per temperatura e umidità necessario alle foglie per essiccarsi in modo semplice e naturale, senza alcun agente esterno che ne velocizzi o rallenti il processo.

La natura segna il tempo di ogni cosa. Un posto del genere è un pò intimo, come una vera casa, ecco perchè ho aspettato a chiederlo, il motivo è che come in una casa, anche qui vengono custoditi i beni più preziosi della famiglia: l’intero raccolto del tabacco che darà lavoro e guadagno a tutti per un intero anno fino al raccolto successivo. Entrando nella casa si vede la quantità di prodotto che poi andrà allo stato, si dimostra così al visitatore la propria capacità di reddito. Infatti il 90% del prodotto andrà allo Stato e solo il 10% trattenuto dalla famiglia per uso personale.

Casa del Tabacco
Le case del Tabacco sono gli essiccatoi nei quali si fa la lavorazione delle foglie destinate ai sigari. Foto: ©Roberto Gabriele

Qui all’interno del capanno, le foglie sono perfettamente sistemate una per una, con la giusta quantità di aria che le avvolge, tutte infilate con il gambo all’insù. Rimarranno qui fino a quando verranno imballate in grossi pacchi e vendute alle manifatture statali. Non si sente ancora il tipico odore del tabacco qui, piuttosto qualcosa che ricorda il bosco in autunno, gli odori tipici del prodotto secco arriveranno poi con la lavorazione e la miscela.

 

I sigari:

La mia visita si conclude con il rituale quasi sacro della produzione del sigaro. Il Puro, quello lavorato alla buona e fatto sul momento ad uso e consumo di chi lo produce per fumarselo. Il Puro viene prodotto con lo stesso sistema dei sigari industriali, solo che viene fatto con molta meno cura, non viene pressato al torchio, la sua forma e dimensioni non sono perfette ma questo non è un problema per loro: il sapore e la qualità non cambiano.

Tutti i sigari, e quindi anche i Puri sono fatti con i diversi tipi di foglie della pianta che danno la giusta miscela e sapore. Le foglie esterne sono diverse da quelle che si trovano all’interno. Mi piace guardare, osservare e fotografare ogni sapiente gesto di quelle mani abili nel fare movimenti studiati, accurati, frutto di anni di esperienza…

Mi affascina vedere le mani che lavorano e questa cerimonia pagana che si celebra sotto la tettoia della veranda di casa circondati da cani, gatti e una scrofa che allatta…

colori
Colori di Cuba. Foto: ©Roberto Gabriele

Acqua & Sapone:

questo articolo è apparso sulla Rivista Acqua & Sapone nel numero di novembre 2017.


Cuba

Cuba

Cuba: attimi di vita

Descrivere cuba in poche parole è molto difficile. Conosciuta spesso per le meravigliose spiagge bianche, il mare cristallino, i sigari ed il rum… Cuba è molto di più! Atterrati all’havana, Trinidad o qualsiasi altra città cubana, sembra quasi di aver viaggiato su una macchina del tempo che ci ha riportato in un’altra epoca, completamente lontana dalla nostra realtà: gli anni 50. Una città vecchia, con edifici molto vecchi, decadenti. Una città vecchia, eppure così viva, così movimentata sin dalle prime ore del mattino. Persone semplici che conducono una vita perfettamente normale in una città senza tempo. Ma è proprio questo che mi ha affascinato. Spesso, noi appassionati di fotografia, siamo attratti da eventi straordinari e insoliti e non ci accorgiamo di quanta bellezza abbiamo intorno a noi, anche semplicemente nei piccoli gesti delle persone, nei loro occhi, nei loro sorrisi. E’ stato questo l’obiettivo del mio viaggio fotografico, ritrarre la vita quotidiana di quest’isola, così diversa, piena di contraddizioni e probabilmente destinata via via a cambiare nel tempo con le nuove generazioni.

E così, guardandoti intorno, vedi donne che con un secchio lavano i pavimenti e ti ricordi quando tua nonna ti raccontava che si faceva così ai suoi tempi, porte delle case sempre aperte, fino a tarda sera, così da intravedere la vita all’interno di esse, con bimbi che giocano scalzi e mamme che li chiamano per la cena.

Noti un padre che, di buon mattino, saluta il figlioletto, e gli raccomanda di comportarsi bene, anziani signori che si apprestano a lavorare, sotto l’ombra del loro cappello, mentre le nuove generazioni si costruiscono un futuro andando a scuola, con le loro ordinate divise; nel frattempo degli strani personaggi, in un angolo, attendono di essere fotografati, per un soldo in più.

Arriva il pomeriggio e l’atmosfera è ancor più rilassata: i bimbi festeggiano la fine della scuola, mentre chi ha lavorato la mattina, si riposa un po’; due anziane signore, sorridono mentre osservano il tempo che passa, mentre una mamma e una figlia si tengono il broncio per una piccola incomprensione.

La musica fa da contorno a tutto ciò. Gruppi di suonatori, spesso anziani, seduti sui marciapiedi che rievocano grandissimi successi cubani, che raccontano semplici momenti di vita, storie d’amore o di rivoluzione, sempre sorridenti e fieri di quella musica che, seppur antica, è intramontabile.

Gente che cammina, gente che lavora, gente che aspetta, magari una mancia da un turista, o che semplicemente sta seduta sul marciapiede a guardare la vita che scorre inesorabile intorno a loro.

Un bel viaggio in un mondo antico, negli anni 50!

 

Testi e foto di Silvia Pasqual: https://www.facebook.com/silvia.pasqual

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