Uzbekistan

Kupkari di Carmen Garcìa Llorens

Viaggio in Uzbekistan, durante il Navruz, la festa della primavera.

uzbekistan

 

Tutto il paese, proprio lungo la mitica Ruta della Seta, è da raccontare perché è bellissimo. Ma mi fermeró soltanto all’esperienza eccezionale che ho vissuto quando ho assistito, vicino a Samarcanda, alla celebrazione del Kupkari, un antico gioco di cavalli tradizionale dei nomadi dell’Asia Centrale. Un bambino era stato circonciso e suo nonno aveva organizzato la festa in suo onore.

“Kupkari” significa “prendere la capra”. L’obiettivo del gioco è prendere la carcassa di una capra e muoversi in qualsiasi direzione fino ad allontanarsi dagli altri giocatori e portarla al posto indicato dalle regole del gioco.

 

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Quando siamo arrivati sul posto centinaia di cavalieri con i loro cavalli si stavano preparando per la festa. Una moltitudine di uomini, bambini, cavalli, auto, furgoni, si riunivano in una mattina nuvolosa, povera di colori. Nessuna donna, nessuna bambina, solo le cinque donne del nostro gruppo di turisti.

 

 

Ci siamo sentiti trasportati in un’epoca passata, come in un film storico. Quei cavalieri con i loro vestiti tradizionali, montati sui loro cavalli ornati di attrezzi colorati…

 

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Noi eravamo stupiti da quello che avevamo davanti, ma loro non lo erano meno. Chi  guardava chi?

La guida ci ha detto che forse non avevano mai visto una donna occidentale lì, ad una festa per uomini. La polizia ci chiede di andarcene, troppi uomini, alcuni ubriachi,  non era sicuro. Ci allontaniamo dallo sciame di uomini e ci mettiamo in un posto più lontano da dove guardare la festa.

 

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Ben presto si sparse però la voce che c’erano dei fotografi stranieri sul posto. Credo che fossero curiosi quanto noi e non smisero di avvicinarsi al nostro gruppo, amabili ci sorridevano e ci salutavano con la mano sul cuore.
Un vecchio chiese alla nostra guida: Di dove sono? – Dall’Italia, rispose Bek, la nostra guida.- Dov’è, è oltre Mosca? Chiede il vecchio uzbeko con la sua innocenza.

 

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Gli uzbeki ci dimostrarono la loro generosità quando i cavalieri fecero più d’una corsa verso di noi per mostrarci da vicino il gioco, tanto che la faccia del cavallo era proprio davanti alla nostra!

Gli spettatori, a volte estranei al gioco, facevano battute, mangiavano semi di girasole, bevevano. I cavalieri con la capra, una corsa di qua, una corsa di là, finirono esausti, pieni di sudore e polvere. Dopo diverse ore, finito il gioco, tornarono alle loro case, di nuovo a piedi, con i loro cavalli o nelle loro vecchie auto piene di gente.

 

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Li abbiamo salutati anche noi con le nostre mani sui cuori. Loro ci hanno dedicato sorrisi e gesti di rispetto. Indimenticabile.

 

Foto e parole di Carmen Garcìa

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Siberia

La Siberia, i Nenets e le loro renne

La penisola di Yamal, in Siberia è uno dei luoghi più inospitali e desolati della terra. Ricoperto dal ghiaccio per molti mesi all’anno, è abitato da un silenzio surreale rotto soltanto dai forti venti. Il sole rimane basso vicino all’orizzonte per poche ore al giorno avvolgendo tutto con una magica e bellissima luce crepuscolare dalle sfumature delicate color pastello.

 

siberia

Lo sguardo volto all’infinito, a volte, non percepisce il confine fra il cielo e la terra. E’ confuso dai cristalli di ghiaccio che vengono sollevati dal vento. Durante le gelide notti la volta celeste è di una straordinaria bellezza cosparsa da migliaia di stelle. Se si è fortunati si può assistere ad uno degli spettacoli più belli che la natura possa offrire, l’aurora boreale.

La mente si perde come in una favola, come se si venisse catapultati in un mondo primordiale e surreale in cui sembra che il tempo si sia fermato e che solamente la morsa del freddo riesce a riportare alla realtà.

I Nenets

Anche se risulta difficile pensarlo, in questo aspro ambiente si sono insediati i Nenets, un popolo nomade che alleva renne.

Siberia

I Nenets conducono una vita dura ed essenziale che ruota attorno all’allevamento delle renne e alla propria sopravvivenza, portando avanti con onore antiche tradizioni tramandate centinaia di anni fa.

Tuttavia i Nenets sono minacciati da alcuni fattori, come la loro complessa vita, il riscaldamento globale e l’estrazione del gas. Questo fa sì che sempre meno persone decidano di continuare a vivere nella tundra, costringendoli ad una vita ancora più difficile se non alla loro scomparsa.

siberia

L’opportunità di vivere con loro è emozionante e gratificante sia a livello culturale che umano. L’esperienza di poter incontrare persone così lontane dal nostro stile di vita, affrontando un viaggio non proprio semplice, fa riflettere su come si possa vivere in certe situazioni, regalando un’apertura mentale ed emozioni uniche che fanno apprezzare molto di più le piccole cose quotidiane.

 

Foto e parole di Alessandro Malaguti

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Iraq

Chaldoran – L’esodo curdo

 

Nel corso della storia del Medio Oriente, il popolo curdo si è differenziato per il coraggio e l’onore dei suoi guerrieri. Per questo motivo ha acquisito una posizione di rilievo nella regione.
Questo ha comportato che i re, i sultani e i califfati di quel tempo prendessero di mira e utilizzassero i curdi per proteggere e sviluppare i loro confini e stabilizzare l’entità dei loro imperi.
Del resto, sono stati spesso esiliati e costretti ad emigrare, con molti esempi negli imperi ottomano e iraniano.

Iran

Quattro secoli fa, dopo la guerra caldea e la sconfitta dei Safavi contro gli ottomani, i curdi furono gradualmente e con la forza sfollati.
Più di 50.000 famiglie del Khurasan Kurmanji si diressero verso i confini orientali dell’Iran per proteggere i confini dagli uzbeki che avrebbero poi occupato l’area.

Dopo la fine delle guerre, i curdi sfollati sono rimasti bloccati in quei confini e non hanno potuto tornare nel loro territorio. Da allora i loro discendenti vivono nel nord dell’Iran e vicino al confine del Turkmenistan.

Iran

Un popolo in transizione

 

In questo progetto artistico, studierò alcune delle conseguenze di questo esodo forzato imposto ad alcune famiglie curde da Safavi in ​​Iran. È per me motivo di riflessione costatare che durante questi secoli di migrazione forzata, sebbene molte delle loro tradizioni siano cambiate, si parli ancora curdo e kurmanji. I loro vestiti sono cambiati in un modo che non assomiglia a quello curdo, un misto di abbigliamento turco e abbigliamento persiano.

Iran

In generale, vivono una vita instabile e immigrata, molti di loro sono impegnati nell’allevamento. Questi curdi ancora non si considerano padroni di nessun luogo e hanno una vita semplice e difficile, che è sicuramente il risultato della separazione dalla loro patria.
A mio parere, questo problema merita di essere indagato e affrontato, quindi è fondamentale esaminarlo di più e renderlo uno dei miei progetti.

Ho ora dedicato questa collezione di opere d’arte a questo argomento che è parte di un progetto incompleto sempre più ampio. Questo sarà un tentativo di presentare e dimostrare le sofferenze e i dolori di queste famiglie curde e gli effetti di questo esodo sulla loro cultura, lingua e tradizioni.

 

Foto e parole di Younes Mohammad

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Concorso a premi “Ritratti- il volto dell’Anima”

Ottobre è il mese dell’anno in cui ci si organizza per fare le attività che più ci piacciono, che cosa è meglio di un concorso a premi?

E’ il momento di scegliere tra i propri scatti le foto più belle da mostrare a tutti. Scegliete perciò  i migliori ritratti e le migliori foto di qualsiasi tema e partecipate al concorso  “Ritratti – il volto dell’Anima

 

Il circolo LUCIS IMAGO vi invita a mettervi in gioco, a sfidare gli altri fotografi, a vedere la vostra foto premiata, ma anche di aggiudicarvi un bel premio.

concorso

 

Il 1° Trofeo Alfredo Matacotta Cordella che abbiamo organizzato, vi aspetta fino al 31 ottobre per partecipare con 4 foto di ritratto e 4 foto a tema libero.

Perciò vi aspettiamo con questi premi:

 

 

Sezione Ritratto

1° premio «Trofeo Alfredo Matacotta Cordella»: fotocamera analogica Rolleiflex  Sincro Compur offerta dalla Famiglia Matacotta

2° premio: buono acquisto di 200€ offerto da METROPHOTO Roma

3° premio: zaino Lowepro 350 AW o equivalente buono acquisto offerto da DOTTI Fotografia Modena

 

 

Sezione Tema Libero

1° premio: treppiede Manfrotto MK190X3 2W o equivalente buono acquisto offerto da DOTTI Fotografia Modena

2° premio: buono acquisto di 200€ offerto da FOTO MECARINI Viterbo

3° premio: zaino Lowepro 350 AW o equivalente buono acquisto offerto da DOTTI Fotografia Modena

Inoltre verrà attribuita dalla Giuria una Menzione d’Onore alla migliore immagine proposta da un fotografo residente nel Lazio consistente in un buono acquisto da 200€ offerto da OTTICA UNIVERSITARIA.

ISCRIZIONI E CALENDARIO

  • Termine di ricevimento opere: 31 OTTOBRE 2022
  • Riunione Giuria: 19 NOVEMBRE 2022
  • Comunicazione dei risultati entro: 30 NOVEMBRE 2022
  • Cerimonia di premiazione: 9 DICEMBRE 2022
  • Mostra 9-10 DICEMBRE 2022
  • Invio cataloghi entro: 31 DICEMBRE 2022

Per iscriverti clicca qui: Modulo di iscrizione

Per maggiori info consulta il regolamento  o il sito http://www.lucis-imago.it

contatti  concorso@lucis-imago.it

 

Sicilia

In viaggio con la lupa

Acciughe e sardine sono pesci pelagici molto diffusi in tutto il Mediterraneo. In Italia le zone più frequentate da questi pesci “azzurri” sono la Sicilia e il medio e basso Adriatico. Un metodo per catturarli, ovvero una tecnica ancora in uso oggi é la pesca con la lampara . Questa viene effettuata da un’imbarcazione madre, e da 2-3 piccole barchette o gozzi. Ognuna di esse ha delle grosse “lampare” installate ed alimentate a batteria oppure a gas.

Vie più che ’ndarno da riva si parte … Chi pesca per lo vero e non ha l’arte (Dante)

 

Arrivati sul luogo di pesca nottetempo, i marinai ammainano i piccoli gozzi e, a lento moto di corte bracciate, azionano la lampara per attrarre dal fondale marino. Banchi di sardine, piccoli sgombri, alici, acciughe, circuiti dal forte bagliore della luce artificiale della lampara.

 

 

Una volta “radunati” i diversi banchi di pesci sotto le loro chiglie, i gozzi si avvicinano quasi a toccarsi. A questo punto entra in gioco la barca-madre con il compito di gettare in mare il cianciolo: una rete tesa in verticale tenuta in superficie da sugheri galleggianti, mentre nella parte inferiore porta dei piccoli piombi che la stendono formando una parete mobile fino a quasi toccare il fondo che lentamente circonda il pesce ammassato in un piccolo spazio.

 

 

Chiuso il cerchio, le lampare spengono le luci ed escono dalla rete e il pesce rimane intrappolato.
Da bordo della barca-madre, tirano delle cime per chiudere la rete sul fondo e trasformarla in un sacco pieno di pescato che viene finalmente issato a bordo.

Foto e parole di Claudio Varaldi

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Marocco

Le donne ripudiate nel deserto del Marocco

 

Focus del nostro viaggio è stata una missione umanitaria in Marocco. Dalle affollate medine di Marrakech attraversiamo le pianure desertiche del al-Rashidiyya dirigendoci verso est. Il passo obbligato è Merzouga, la prima tappa del nostro viaggio, da lì in poi solo le sabbie del Sahara. Questa terra attraversata un tempo da carovane di beduini a cammello, osserva oggi il passaggio di motociclisti da tutta Europa in cerca di avventura nelle dune sabbiose. Questa è stata la mèta del nostro viaggio umanitario; dove vivono le donne ripudiate ed i loro bambini.

 

Marocco

 

Donne sole per lo più divorziate, vedove o abbandonate dai mariti e perciò ripudiate. Una volta che hanno perduta la loro dignità e il riconoscimento da parte dei loro uomini sono lasciate vivere in condizioni precarie al limite della sopportabilità.

Abbiamo incontrato alcune di loro, Kadija, Arkia, Labo, Zoara, Boulemane. Chi con un bambino e chi con anche 5 figli, abitano a sud-est delle dune di Merzouga senza alcun sostentamento se non di qualche associazione umanitaria.

 

 

Da tutta Europa, gli amanti dei tour di motociclismo che transitano per queste zone colgono sempre l’occasione di fermarsi per un tè e così di lasciare un dono al loro passaggio.

Queste donne non possono tornare nei loro villaggi di origine, la maggior parte sono di Tafroutein, ridotte a vivere in tende mal ridotte che non proteggono dal vento e dalla sabbia né loro né i loro bambini.

marocco

 

Il dono delle capre alle donne

 

Ad ognuna, con il supporto di una ONG italiana, abbiamo avuto l’occasione di donare, merito di una raccolta fondi, fino a quattro capre per il loro sostentamento. In questo ambiente così difficile, nella povertà in cui vive questa gente anche una sola capra rappresenta una risorsa preziosa.

 

deserto

 

Le caprette sono state acquistate nel mercato locale con l’aiuto del capo del vicino villaggio. Una volta arrivate su un furgone, non è stato semplice distribuirle. Il nostro accompagnatore si è occupato di farci da interprete e di provvedere alla distribuzione degli animali, secondo i reali bisogni e il numero dei componenti di ogni tenda.

Inoltre, ad una di loro è stato anche donato un forno solare. Questo è stato progettato e realizzato da ingegneri italiani, trasportato smontato in aereo e installato sul luogo. Questo sfrutta direttamente la luce solare senza altri fonti energetiche quindi adatto a situazioni limite. E’ stato subito utilizzato per cuocere il batbout, il loro pane tipico, e con il tajine ed il thè alla menta. Ci hanno accolto nelle loro tende per ringraziarci a dimostrazione dell’ospitalità berbera.

 

 

La realtà rappresentata è certamente informazione ma anche il significato di questa informazione.
Il fine ultimo di questa serie avrebbe voluto essere di spiegare, nel gergo “umanistico”, l’uomo all’uomo. Solitamente le fotografie, nello specifico documentaristiche, constatano soltanto, non hanno velleità di cambiamento. Io vorrei invece mostrare che un cambiamento è possibile e noi dovremmo renderlo tale. E’ soprattutto in situazioni come quelle mostrate qui che possiamo rivalutare il nostro modo di pensare il presente, dove l’altro anche se non ha nulla, ci arricchisce della sua umanità.

A sera dopo le rituali foto di gruppo, tra saluti, sorrisi e benedizioni, abbiamo lasciato l’accampamento. Appena slegate alcune caprette hanno accennato ad un tentativo di fuga ma poco dopo si son fermate ad aspettare. Non c’era nessun posto dove andare.

 

Foto e parole di Luca Maiorano: https://www.facebook.com/luca.maiorano.57

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Pakistan

I volti di Lahore di Usama Khan

Provo sempre piacere ogni volta che prendo la mia macchina fotografica e vado nella città murata di Lahore, in Pakistan, che è anche chiamata Old Lahore (Androon Lahore), per fare ritratti di persone anziane e bambini. La città murata di Lahore costituisce il nucleo storico di Lahore. Fu fondata intorno al 1000 d.C. nella metà occidentale della città murata che fu fortificata da un muro di fango durante l’era medievale.
Ho viaggiato in bicicletta. Mi sono sentito molto al sicuro durante il mio viaggio a Old Lahore (Pakistan). Questo posto, il loro cibo e le persone mi attraggono sempre a venire lì e a catturare le storie delle persone lì.

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Per me i volti su cui ho cliccato non sono solo volti umani ma sono pieni di emozioni e storie. Possiamo vedere l’amore, la rabbia e le emozioni attraverso i loro occhi e la felicità, le sofferenze e le difficoltà della loro vita attraverso le rughe.

Era un novembre quando sono andato a Old Lahore per esplorare la bellezza di questo luogo storico. C’erano anche moschee e monumenti molto belli, ma dato che sono un fotografo ritrattista ho iniziato a cercare dei volti unici per catturarli nella mia fotocamera.
Non si tratta solo di scattare foto di volti unici di uomini o donne anziani. Si tratta di catturare storie, emozioni e momenti magici. Si tratta di catturare le emozioni che guardano sui loro volti e nei loro occhi. Per me le immagini sono film o canzoni fisse che esprimono tutto da sé.

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Questa zona di Lahore ha strade molto strette con storie illimitate. Ho trovato molte storie diverse vedendo i diversi Uomini e Donne per le strade che poi ho cercato di catturare nella mia macchina fotografica e mostrare le loro emozioni e storie attraverso le mie immagini.
Ho sempre cercato di comunicarli bene attraverso gesti ed espressioni piacevoli e ho avuto un’ottima conversazione con loro.

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Mi hanno raccontato molto delle loro vite e delle loro storie. Alcuni di loro mi hanno persino raccontato di come hanno viaggiato o sono emigrati dall’India al Pakistan dopo l’Indipendenza. Come hanno vissuto la loro vita qui e molto altro ancora.
Ho scattato tutte queste foto durante il mio viaggio ad Androon Lahore ed è stata davvero un’esperienza straordinaria catturare i volti unici di Lahore. La vecchia Lahore è sempre piena di queste storie. Possiamo vedere tutta la vita e le storie delle persone attraverso i loro occhi e le rughe dei loro volti.

Un’altra cosa è che quando ero in questo viaggio c’erano anche molti pellegrini sikh, che venivano dall’India per i loro riti religiosi. E ho anche trovato più interessante comunicare con queste persone e catturare anche le loro storie.
È stata davvero un’esperienza straordinaria lì. Voglio davvero andare in queste stradine di Lahore ancora e ancora per catturare storie belle e interessanti di persone.

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foto e parole di Usama Khan

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