Artica – Roberto Manfredi

Artica – Le isole Lofoten

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Isole Lofoten – Il termine “arcipelago” a me, e penso a molti altri, suggerisce infallibilmente la visione di spiagge tropicali che scendono in acque cristalline, costellate da palme inclinate che si protendono verso il mare.

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-Dove vai? -Alle isole Lofoten -Che bello! Non prendere troppo sole!
Raccomandazione nemmeno troppo stupida, perché alle Lofoten, per tutto il mese di giugno, ci sono 24 ore di sole al giorno. Sì, perché le Lofoten si trovano all’interno del circolo polare artico, dove, all’inizio dell’estate, si può vedere il sole di mezzanotte.

-Vai in marzo? Chissà che freddo!
-Davvero! Pensa che a Svolvær (che per inciso è la più antica città del circolo polare artico) la temperatura minima di marzo è in media di ben due gradi sotto zero! Ma non c’entra il riscaldamento globale: grazie alla Corrente del Golfo le Lofoten hanno la più grande anomalia di temperatura positiva al mondo rispetto alla latitudine. L’Islanda, ad esempio, si trova più a sud ma è molto più fredda!

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E grazie a queste singolarità che le Lofoten ci offrono qualcosa di unico, senza chiederci di morire di freddo. Paesaggi artici davvero singolari, dove si possono ammirare montagne innevate che si gettano nel mare, fiordi che si inoltrano nell’entroterra al punto che risulta difficile capire se si sta guardando il mare o un lago, vedute decorate da piccole città e dalle onnipresenti “rorbu”, le caratteristiche abitazioni su palafitte, sempre dipinte di rosso pompeiano.

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Ma le Lofoten non sarebbero magiche come sono se non ci fosse la dama verde. Le aurore boreali. Che qui si possono osservare in una situazione geoclimatica pressoché ideale. Arrivano quando vogliono, si offrono, danzano, danno al paesaggio, già fiabesco di suo, un pizzico di magia. E poi se ne vanno, lasciandoci senza fiato.

Foto e parole di Roberto Manfredi

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Isole Svalbard: una notte di sole

Il grande Nord:

Puoi prepararti mentalmente al Grande Nord, puoi aspettarti qualcosa, puoi partire preparato, ma finchè non arrivi di persona alle Isole Svalbard non potrai mai capire cosa sia in grado di fare la natura a queste latitudini. Quello che succede è talmente diverso da ciò a cui siamo abituati in Italia, che ti lascerà destabilizzato…

Longyearbyen:

Longyearbyen è il capoluogo (nonchè l’unica città) delle Svalbard ed è la località abitata più a nord del mondo, ci troviamo a 1307 km dal Polo Nord! Sembrano tanti ma in realtà se pensi che fra te e il Polo non c’è nessun altro la cosa è abbastanza sconvolgente; solo ghiaccio, orsi bianchi e poco altro, e nessuno può avventurarsi oltre quel limite senza una guida, senza uno scopo preciso visto che non ci sono strade nè piste, solo natura selvaggia… A partire dal clima che vista la latitudine è da record tutto l’anno: In estate si va dai 3 ai 7 °C con pochissima escursione termica perchè il sole non tramonta mai; durante l’inverno invece le temperature massime sono di circa 11 gradi sotto lo zero, per arrivare alla minima temperatura mai registrata di -46,3°C registrata a marzo 1986.

Nei miei viaggi quello che mi piace osservare è il rapporto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive, mi piace scoprire la straordinaria capacità di adattamento alle condizioni più estreme che vanno dai deserti aridi e assolati alle terre più fredde e inospitali come da queste parti. 

Longyearbyen non la si può definire una vera città, innanzitutto perchè ha abitanti nativi del luogo: ti basti pensare che qui non c’è un ospedale ma solo un piccolo pronto soccorso traumatologico, qui il medico di guardia ha il potere di farti salire sul primo aereo  a spese del servizio sanitario nazionale e di farti andare a curare ad Oslo (che è la città più vicina e si trova a 3 ore e mezza di volo). Vivere qui è veramente difficile, ci sono in tutto due supermercati e un paio di ristoranti, 4-5 alberghi di lusso e il resto della ricettività è in case private, c’è persino un museo nazionale e uno privato sulla storia delle esplorazioni artiche aperto da un Italiano che è arrivato lì 20 anni fa e non è più tornato.

Qui ci vivono solo scienziati, ricercatori, persone che si fermano per qualche tempo a studiare i vari fenomeni climatici, geologici e biologici che esistono solo in questo angolo sperduto del nostro mondo. Ad esempio la cosa più importante che esiste qui e che non è visitabile per nessun motivo è lo Svalbard Global Seed Vault ossia il “Deposito globale di sementi delle Svalbard” che è di fatto un caveau blindato sotterraneo nel quale si trovano archiviati tutti (o quasi) i semi delle specie vegetali esistenti al mondo, una sorta di banca dati del DNA botanica.

Il villaggio ha da pochi anni un aeroporto internazionale e fino ad una decina di anni fa, gli aerei volavano a vista senza strumentazione su una pista di terra battuta (innevata in inverno) adibita allo scopo. Il porto riceve merci e passeggeri delle navi da crociera che si spingono fino a qui e solo durante la breve estate. Una chiesetta in legno chiude i servizi necessari alla vita locale dei 2144 abitanti calcolati nell’estate 2015.

Le strade anche in centro sono tutte sterrate, l’unico pezzo asfaltato è la pista dell’aeroporto, ci si accorge subito che tutte le case sono costruite su palafitte e che le tubature sono esterne e sopraelevate, questa è una necessità a causa del permafrost: quel fenomeno tipico delle terre artiche emerse che fa rimanere il terreno perennemente ghiacciato anche in estate. Le tubature non possono essere interrate perché a causa delle temperature congelerebbero immediatamente diventando inservibili, le case invece vengono costruite su palafitte perchè in questo modo non sono a contatto con il terreno sempre freddo e perchè a lungo andare  la parte ghiacciata della terra a causa delle differenze di temperatura potrebbe avere degli spostamenti anche di alcuni centimetri che andrebbero a causare cedimenti strutturali sugli edifici.

Longyearbyen è stata etichettata come La cittadina dove è vietato morire perchè a causa delle temperature estremamente rigide per tutto l’anno, esiste un divieto di sepoltura all’interno del piccolo villaggio di Longyearbyen. Infatti la decomposizione dei cadaveri, viene impedita dalle condizioni climatiche che con le temperature rigide rallentano la normale distruzione dei microrganismi. La norma è stata decisa in seguito ad una epidemia avvenuta tra il 1917 e il 1920 e del ritrovamento di virus “ancora attivi” nei tessuti prelevati da corpi riesumati a distanza di anni.

Escursioni:

Le Svalbard si trovano oltre il 78° parallelo nord e qui non ci si viene per visitare la città, ma per rimanere estasiati dalla natura incontaminata, che potranno visitare i più arditi che si faranno scortare da una guida con fucile per difendersi dagli orsi bianchi che sono carnivori e molto spesso attaccano l’uomo per cibarsene. Gli uomini vanno in giro armati anche in città per difendersi da eventuali aggressioni, ho visto persino una giovane mamma con passeggino andare in giro con il fucile in spalla. La caccia all’orso ovviamente è vietata, ma in caso di necessità è ammesso ucciderli per difendersi in caso di attacco. Le statistiche dicono che ogni anno, tra i vari attacchi mediamente muoiono un uomo e un orso…

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Tra le escursioni possibili in giornata c’è da fare la vecchia Miniera raggiungibile a piedi con circa tre ore di trekking a piedi da fare sempre con la guida armata per motivi di sicurezza. Il camminare in spazi così vasti senza protezione mi ha fatto sentire un pò come una polpetta per orsi pronta all’uso! La nostra guida era molto attenta perchè sono mammiferi velocissimi anche a correre ed è necessario essere davvero prudenti, non è sufficiente scappare, nè si può uccidere un orso solo per prudenza per impedirgli di attaccare. Durante la passeggiata si possono vedere anche i radiotelescopi che trasmettono i loro segnali nell’universo…

La vecchia miniera di carbone di Pyramiden:

Ma il posto più incredibile da raggiungere e visitare accuratamente è di sicuro la vecchia miniera di carbone di Pyramiden, costruita dai Russi e improvvisamente abbandonata nel 1996 quando in un incidente aereo durante l’atterraggio morirono 130 operai dei circa 1000 che lavoravano in questo sito. Il lutto unito all’esaurimento della vena produttiva e alle mutate situazioni politiche di quegli anni (legati al crollo della ex Unione Sovietica) fecero decidere per una immediata chiusura: i pochi dipendenti rimasti vennero licenziati e invitati a ripartire entro 4 mesi. Pyramiden da sola vale il viaggio, è raggiungibile da Longyearbyen in motoslitta durante l’inverno quando il mare gela e si crea uno strato di ghiaccio in grado si sostenere un camion oppure si raggiunge in nave durante l’estate.

Pyramiden non è solo un’enorme miniera, ormai è una ghost town abbandonata in cui è un piacere addentrarsi a curiosare e fotografare i vecchi edifici abbandonati di fretta dagli operai russi. Qui c’è una piscina di acqua di mare riscaldata (ormai vuota), un campo di calcetto coperto e il cinema nel quale ancora si trovano aggrovigliate le vecchie pellicole di celluloide in bianco e nero di qualche cineasta sovietico.

Nei pressi del porto mercantile ci sono i magazzini all’epoca c’era persino un ospedale attrezzato con sala operatoria! Gli operai vivevano in tre edifici: uomini, donne e famiglie: le strutture sono ancora visibili ma non tutte visitabili e in una di queste c’è uno spartano albergo che è stato riadattato e oggi è in grado di accogliere avventurosi ospiti che sappiano accontentarsi di un letto, una doccia calda e qualcosa da mangiare in questo avamposto nel nulla.

Le austere scritte in cirillico ancora rimaste, ci ricordano inequivocabilmente il passato recente di questi luoghi che ancor oggi vivono di un silenzio eterno rotto solo dalle strida di migliaia di gabbiani che in estate trovano sempre pesce abbondante di cui sfamarsi. Qui non ci sono motori, non ci sono più i camion della miniera, nè i rumorosi nastri trasportatori che caricavano la materia prima a bordo delle navi, arriva solo una nave che scarica i turisti per qualche ora….

Camminare a Pyramiden è un’esperienza mistica di contemplazione sul tempo delle cose, puoi vivere una giornata come un filosofo addentrandoti tra i suoi edifici abbandonati ma non cadenti, non fatiscenti che sono rimasti “congelati” al momento in cui furono abbandonati poco più di venti anni fa. Se cerchi un bar dove prendere un caffè o una terrazza dove consumare un aperitivo sei nel posto sbagliato: devi tornare al villaggio distante 40 chilometri per trovare qualcosa del genere…

Agosto: quando il sole di mezzanotte lascia spazio al buio

Il fenomeno più conosciuto che si verifica da queste parti è quello del sole di mezzanotte e di conseguenza quello delle lunghe notti invernali. La cosa che invece è meno nota è il fatto che il buio e il sole non durano come molti pensano 6 mesi ciascuno, in natura le cose non sono mai così nette e i passaggi sono graduali. Ma la cosa che più sconvolge è la rapidità di questa gradualità che fa aumentare o diminuire la durata del giorno e della notte di ben due ore ogni settimana e che in soli due mesi si perdono 24 ore di luce!

Non puoi rimanere indifferente al sole di mezzanotte, è una sensazione unica: il sole non sorge mai e non tramonta mai, lo vedrai girare sopra la tua testa a qualsiasi ora più o meno sempre alla stessa altezza, a mezzogiorno è quasi alla stessa altezza in cui si trova alle 2 del mattino… La luce non cambia mai di intensità e le ombre sono sempre uguali (non le vedrai allungarsi al tramonto).

A fine agosto alle Svalbard è quindi il periodo migliore per rendersi conto del cambiamento e anche per iniziare a dormire un pò almeno durante le brevi notti. Infatti, andando in piena estate il sonno sarà senz’altro disturbato dalla mancanza di alternanza giorno/notte, è questo un fenomeno di cui tenere assolutamente conto in un viaggio come questo poichè il nostro organismo tenderà a rimanere sempre sveglio quando è in presenza di luce.

Persone che vivono lì mi hanno parlato al contrario di una sorta di letargo nel quale cadono i pochi presenti durante la lunga notte invernale quando la popolazione si riduce da 2000 a 4-500 persone: sono mesi nei quali ogni genere di attività è ferma, gli alberghi chiusi, le escursioni impossibili e anche andare a fare la spesa al supermercato può essere pericoloso a causa degli orsi che arrivano fino al villaggio per cercare cibo…


Il sole di mezzanotte dura per circa quattro mesi: dal 19 aprile al 23 agosto. La notte tra il 23 ed il 24 agosto è l’ultima in cui il sole rimane costantemente sopra l’orizzonte.

Dalla notte successiva inizia a tramontare e il 26 ottobre inizia la lunga notte polare che termina il 16 febbraio per ri-diventare sempre giorno in meno di due mesi!


Foto e parole di Roberto Gabriele

La danza della Dama Sfuggente

Le Aurore Boreali

Sognare di fare un viaggio speciale è una cosa normale, succede a molti e le Aurore Boreali sapranno farti sognare….

Spesso i viaggi sono la realizzazione di un sogno a volte iniziato anni prima, ma pochi viaggi ti fanno sognare mentre li stai facendo, come è successo a me quando ho avuto il mioy primo “appuntamento al buio” con la Dama Sfuggente… Eh già… Ho aspettato quel giorno con l’ansia di un adolescente brufoloso senza sapere se si sarebbe davvero presentata… E l’aspettativa, il risultato incerto dell’incontro, sono quella sana iniezione di adrenalina che ti fa vivere il piacere dell’attesa e godere il momento e ti spingono a partire per questa avventura a 23 gradi sotto zero.

Le Aurore Boreali si possono osservare al di sopra del Circolo Polare Artico, ossia veramente in poche zone abitate del Pianeta che si trovano all’estremo nord della Penisola scandinava, in Islanda, in Siberia e in Alaska. Essendo un fenomeno magnetico che si manifesta come una debole luce verde fluttuante nel cielo, le Aurore si vedono facilmente ad occhio nudo ma solo nel buio profondo delle lunghe notti invernali poichè durante i mesi estivi la loro luce viene sovrastata dal sole di mezzanotte e possono “vederle” solo gli scienziati con appositi strumenti.

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Una potente aurora boreale nel Parco di Abisko in Svezia. Foto: © Roberto Gabriele

Il Viaggio:

Già il viaggio per arrivare è tutt’altro che semplice: ci vogliono 2 o 3 voli (dipende dai giorni e dalle compagnie) da Roma per arrivare fino al più vicino aeroporto che si presenta con la pista completamente innevata e sulla quale atterrano gli aerei di linea misteriosamente senza sbandare. Siamo a Kiruna, da qui si prosegue via terra  in un enorme, infinito “deserto” di neve bianca, fino ad arrivare ad un avamposto nel nulla dove si trova qualcosa che, più che una vera stazione, è la casetta del Capostazione dalla quale lui stesso ferma i treni che passano. Niente bar, niente sala di attesa, nessuna biglietteria, nessuno scambio, qui c’è solo il semaforo per fermare i treni. Ecco, siamo arrivati ad Abisko: Svezia del nord.

Intorno a noi solo neve in una pianura a perdita d’occhio. Attraversiamo i binari (perchè naturalmente non c’è neanche il sottopassaggio) e al di là della strada troviamo il nostro Residence con i cottage a 4 posti che avevamo prenotato. Il supermercato più vicino si raggiunge comodamente in circa 2 chilometri e mezzo da fare a piedi da fare sia all’andata che al ritorno. Ovviamente eravamo partiti dall’Italia con sufficienti scorte di cibo per quei giorni, ma comunque qualcosa siamo andati a comprarla caricandola negli zaini al ritorno.

I cottage sono a qualche centinaio di metri dal lago di Abisko che in questo periodo dell’anno (primissimi giorni di marzo) è coperto da uno strato di ghiaccio spesso 140 centimetri tanto che su di esso ci possono tranquillamente camminare i camion invece che girarci intorno con la strada risparmiandosi un pò di benzina nei mesi invernali.

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Aurora boreale alla Aurora Sky Station. Abisko, Svezia. Foto: © Roberto Gabriele

Ho visto una decina di deserti in tutto il mondo e sono tutti bellissimi ma si assomigliano tra loro, qui siamo in un posto che di certo non è abitato, ma che proprio deserto non è! Qui ci sono le strade, la ferrovia, linee elettriche e WIFI, copertura telefonica e acqua abbondante, ma mancano le persone e non puoi non chiederti perchè tutto questo sia lì e a favore di chi se non di quei pochi turisti in grado di essere ospitati nell’unica struttura della zona.

Bene: siamo arrivati… Dobbiamo iniziare a fare i conti con l’ambiente in cui ci troviamo. La prima cosa da fare è noleggiare i tutoni artici con i quali resistere alle gelide temperature che altrimenti sarebbero insopportabili e pericolose anche con un abbigliamento invernale pesante da sci. I tutoni si indossano sopra ai giubbotti invernali e hanno a corredo anche gli stivaloni da neve, un bel cappello a passamontagna, guantoni a moffola con le dita unite per stare più caldi et voilà: gonfi gonfi siamo pronti per arrivare a qualsiasi temperatura, da queste parti si arriva tranquillamente a 20-30 gradi sotto zero.

L’eccitazione è fortissima e aumenta ogni istante perchè la giornata è coperta, non promette nulla di buono: una volta qui, tutti vorremmo vedere e fotografare l’incantesimo della danza della Dama Sfuggente, ma per vederla ci vuole la presenza contemporanea di due fattori: la presenza del fenomeno che non è garantita, e il cielo sgombro dalle nuvole; e, dato che siamo a queste latitudini, la presenza di nuvole è tutt’altro che remota… Inganniamo il tempo e ci godiamo comunque le 11 ore di luce che ci sono in questo periodo, non sono poche, e impiegandole bene renderanno comunque questo viaggio indimenticabile. Per scaramanzia cerchiamo di non pensare alla delusione che potremmo avere se non riuscissimo a vedere le sognate Aurore Boreali e quindi impegniamo il tempo a fare uscite fotografiche durante il giorno in attesa della notte.

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Parco di Abisko, una Aurora nel villaggio dei boscaioli. Foto: © Roberto Gabriele

Quando e come osservare le Aurore Boreali:

A seconda di dove si va a vedere la Aurore Boreali, le attività da fare durante il giorno sono svariate e sono tutte molto legate al territorio, alla sua conformazione e al clima. In Svezia grazie alle pianure che abbiamo intorno possiamo provare l’ebbrezza di guidare le slitte trainate dai cani! Ci sono degli allevamenti ben organizzati che fanno fare queste escursioni, i più grandi dispongono anche di 20 slitte, ciascuna trainata da 8 husky felici di correre in mezzo alla neve del Parco Nazionale di Abisko.

Un breve training iniziale con l’Istruttore che ci spiega come guidare, come frenare e come girare e soprattutto cosa fare in caso di caduta perchè i cani continueranno a correre con la slitta anche senza di noi…

L’escursione dura in tutto 4 ore ed è un tour pazzesco nella natura, tra alberi carichi di neve, piccoli avvallamenti e salitelle in cui aiutare i cani a tirare la slitta… La cosa che può sconvolgerti da queste parti è il silenzio profondo e quasi sacro che ti avvolge fino a farti perdere l’equilibrio. Non ci sono rumori, non ci sono voci, non ci sono auto. Solo il silenzio della neve.

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Escursione con le motoslitte. Foto: © Roberto Gabriele


Un’altra cosa divertentissima che si può fare nel grande nord è guidare una motoslitta. Basta avere la normale patente per auto e se ne può noleggiare una per guidarla in mezzo alla neve raggiungendo anche velocità elevate.

Noi le abbiamo prese da Kiruna in Svezia  per raggiungere l’ICE Hotel, un vero e proprio albergo interamente realizzato in ghiaccio che viene costruito ogni anno ripartendo da zero.

Tra ottobre e dicembre vengono costruite le camere, la hall, il bar e persino la cappella, tutto fatto con neve e ghiaccio.

Grazie al lavoro ininterrotto di macchine e operai, in poche settimane viene creato un hotel di charme da 1000 Euro a notte. Qui potrai dormire su un letto di ghiaccio coperto da una pelle di foca e in una stanza arredata con lampadari e sculture realizzati da artisti specializzati.

L’albergo rimane aperto all’incirca da Natale fino a metà aprile quando arriva la primavera e la struttura inizia a sciogliersi inesorabilmente sotto i primi timidi raggi di sole…

E poi scende la notte e ci si prepara per l’incontro più importante del viaggio: l’appuntamento con le Aurore Boreali che speriamo facciano la loro apparizione danzando nel cielo con i suoi leggiadri veli verdi.

Il motivo per il quale l’Aurora viene chiamata Dama Sfuggente è proprio il rischio che pur essendo il periodo adatto, non si presenti davanti a noi. Dopo cena si esce per andare a fotografarla nel migliore dei modi. E’ praticamente inutile arrivare fino a qui senza fare foto per portarsi a casa un ricordo tangibile di questa esperienza indimenticabile. E allora ben coperti usciamo armati di fotocamere, obiettivi e cavalletti pronti a scattare le foto più emozionanti della nostra vita.

Se pensi di andarci anche tu, segui il mio consiglio e non dimenticartene: tieni sempre le batterie della fotocamera nelle tasche interne del giubbotto, perchè a quelle temperature in pochissimi minuti si scaricano completamente lasciandoti senza energia al momento dello scatto!!!

Un errore che non ti perdoneresti mai. Le giornate servono anche per fare dei sopralluoghi in cui scattare ricordandoci sempre che le aurore si manifestano seguendo una direzione da nord verso sud, quindi la sera sappiamo già dove posizionarci per fotografare, prepariamo tutto e appena si manifesterà l’aurora, basterà inserire la batteria e scattare.

L’attesa può durare ore, occorre aspettare che il cielo sia sgombero da nuvole e sperare che in quel momento il fenomeno sia visibile. E dopo due notti con una pericolosa tempesta di neve che ci ha costretti a desistere ecco che…. SIIII!!!!!! In pochi istanti il cielo si carica di una incredibile, meravigliosa, indimenticabile luce verde che inizia a fluttuare con leggerezza lasciandoci dapprima incantati e subito dopo ci fa sentire una euforia incontenibile che si manifesta con urla e isteria di massa e qualche lacrima si ghiaccia sul viso delle persone più sensibili. Non stupirti: queste reazioni sono del tutto normali quando assisti ad un fenomeno del genere.

Aurore Boreali 0430Il nostro sogno si è avverato mentre eravamo con gli occhi aperti davanti all’incanto della natura.

Buon viaggio e buona luce

Roberto Gabriele

Acqua & Sapone:

Leggi l’articolo di Roberto Gabriele pubblicato sul numero di febbraio 2017 della Rivista Acqua & Sapone a pagina 96.

Clicca sull'immagine e leggi l'articolo on line sul sito della Rivista.
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