Varanasi

VARANASI, L’ANIMA SPIRITUALE DELL’INDIA

Varanasi

Varanasi, o Benares, è una delle sette città sacre dell’India . Situata lungo il fiume Gange nello Stato indiano dell’Uttar Pradesh, è una delle città più antiche del mondo. Questo rappresenta un importante centro spirituale e culturale in India.

Varanasi

I famosi ghat lungo il fiume,  sono luoghi di spiritualità e purificazione dove i fedeli si immergono nelle acque sacre ( e sporchissime ) del Gange , e dove sul Manikarnika Ghat, si  cremano i cadaveri, in un incessante serie di roghi a cielo aperto , giorno e notte, 365 giorni l’anno.

India

La città vecchia, con i suoi vicoli stretti,  i vari mercati ed i piccoli, se non microscopici negozietti, creano un’atmosfera ed una esperienza unica per il viaggiatore.
Varanasi

La città attrae fedeli induisti che cercano di ottenere la moksha, la liberazione dal ciclo delle reincarnazioni ( samsara).  Qui si incontrano i personaggi piu’ strani , veri o fasulli , sani di mente o distrutti dalle droghe, indiani o da ogni angolo del mondo. La vita lungo il fiume Gange è un riflesso vivente della spiritualità e della tradizione indiana. Cerimonie e rituali, detti Ganga Aarti, che si svolgono all’alba e al tramonto.

Volani

In sintesi, Varanasi incarna l’anima spirituale dell’India, con le sue antiche tradizioni, la gente devota e l’atmosfera mistica che la rendono un luogo unico al mondo.

Varanasi

Questo racconto di  Segio Volani ha partecipato al  Travel Tales Award 2024

Alpine Nights

Alpine Nights
Alpine

 

“Calma
Tempesta
Prima e dopo
Calma

 

Alpine

 

Tempo per pensare
Tempo per non pensare
Tempo sospeso

 

Alpine

 

Foresta immersa nella neve
Lampada frontale
Due… quattro… sei luci… occhi!
Mi fissano dall’oscurità
Caprioli?
Cervi?
Lupi?

Alpi

Tempo per contemplare.”

Questo racconto di Alessandro Servalli ha partecipato al  Travel Tales Award 2024

Through the window

Through the window

california

California – “Through the window: Baja California on the road” è una raccolta di istantanee che catturano la poesia di un viaggio attraverso una terra selvaggia, autentica e contrastante.

california

Ogni scatto è un’ode alla fugacità e all’imprevedibilità di ciò che si dispiega oltre il finestrino dell’auto, invitando alla contemplazione della bellezza di un mondo in movimento, dove i paesaggi desertici, le città frenetiche e la poesia delle strade solitarie ti sorprendono rapidamente e inaspettatamente prima che la curva successiva riveli nuove meraviglie.

california

Ogni inquadratura diventa così una tappa di un viaggio senza fine, dove la strada diventa compagna di viaggio e il finestrino diventa la cornice di un’esperienza in continua evoluzione.

On the road

Baja California, Messico Agosto 2023

Questo racconto di Paola Signorelli ha partecipato al  Travel Tales Award 2024

A Rom House

A Rom House

A Rom House

“Grazie mille, grazie mille”. Sono le uniche parole che sa dire in italiano. Le ha imparate venendo in Italia, dove va un paio di volte all’anno a chiedere l’elemosina, quando la famiglia ha bisogno di soldi. È una famiglia rom, composta dai soliti elementi che percorrono varie generazioni, dal patriarca al ragazzino di 15 anni, il più giovane. Ci ricevono  nel porticato di casa loro, ma sono ben contenti di farci vedere il salotto, arredato e decorato, dove nessuno mette mai piede. Si vive e si dorme tutti in una stanza e il grande salotto, con la tappezzeria verde e i tendaggi color porpora, viene usato per mostrarlo agli amici.

rom

Fanno i calderai, gli uomini. Che poi è la professione ufficiale dei Rom di Transilvania. Cioè lavorano di martello piccole pentole, bricchi per il latte, ciotoline di rame. Li dispongono lungo la strada e li vendono, o cercano di venderli, agli automobilisti di passaggio. Non so con quanta fortuna perché anche in Romania, così come in Italia, i Rom non sono visti di buon occhio.

rom
I racconti

Nel corso del pomeriggio che passiamo insieme, oltre al “grazie mille” che la signora mi ripete in continuazione anche quando non c’è nulla di cui ringraziarmi, mi spiegano che il figlio del patriarca, un uomo all’apparenza molto anziano e con una lunga barba bianca, è morto da poco. Era il periodo del Covid e le regole non prevedevano che il corpo lasciasse l’ospedale.

rom

Ma è mai possibile che in una famiglia Rom che si rispetti non venga organizzata una veglia funebre con amici e parenti, tantissimi? È bastato pagare un po’ qui e un po’ là – infermieri, dottori – ed è stato permesso portare il corpo a casa, come vuole la tradizione. Certo, tutto questo ha avuto un costo: 10.000 euro, spiega l’uomo di casa (si capisce subito chi è dal piglio sicuro, dal fatto che comanda a bacchetta tutti gli altri). Quello che non è chiaro è come si racimolino 10.000 euro vendendo pentolini di rame. Ma quella è un’altra storia.

transilvania

Come è un’altra storia quella del fidanzamento del ragazzino, promesso sposo a 15 anni e lasciato dalla fidanzata. Non ha l’aria di essere abbattuto. Forse sa che un fidanzamento rotto vuol dire risarcimento in denaro, un ricco risarcimento per la famiglia.

rom

Questo racconto di Daniela De Rosa ha partecipato al  Travel Tales Award 2024

Mato Grosso

XINGU
Immersione nelle terre indigene amazzoniche

XINGU

Il popolo XINGU è un gruppo di 16 tribù amerinde che parlano quattro diversi gruppi linguistici, che vivono nella parte superiore del Rio Xingu, un affluente del Rio delle Amazzoni, nello stato federale del Mato Grosso.

Tuttavia, la sopravvivenza degli Xingus è continuamente minacciata dalla deforestazione e dall’impatto sul fiume Xingu, considerato da diverse tribù indigene la loro casa e quella di specie uniche. Vivono in armonia con la terra lungo il fiume, facendo il bagno nelle lagune e guadagnandosi da vivere con la pesca.

XINGU

Gli Xingus che vivono in questa regione hanno costumi e sistemi sociali completamente simili, nonostante abbiano lingue diverse. Feste e cerimonie comuni li uniscono, come il Kuarup e il tradizionale evento di wrestling, huka-huka.

Usi e costumi tradizionali

Il Kuarup è la più grande cerimonia intercomunitaria degli Xinguaniani. Si tiene nell’arco di un giorno e mezzo, celebra i funerali secondari e riunisce i morti della regione e i vivi quando entrano nell’età adulta. Le ragazze pubescenti vengono presentate ai villaggi. Dopo la prima mestruazione, le ragazze trascorrono un anno confinate nella loro OKA, la casa della comunità, ricevendo lezioni sul comportamento e le azioni femminili.

XINGU

Dopo quest’anno, durante il Kuarup, accompagnati da suonatori di flauto e vestiti con collane di perle di roccia, una fascia di lana e altro ancora alle punte dei capelli, vengono presentati a tutto il villaggio.

Al termine della cerimonia, il rito finale di passaggio all’età adulta, la madre taglierà la frangia di capelli che è rimasta intatta per tutto questo tempo. Questa cerimonia non significa che queste giovani ragazze siano destinate a sposarsi immediatamente. Celebra la vita che queste giovani donne sono ora pronte a dare e celebra il cerchio della vita associato alla cerimonia funebre di Kuarup.

L’huka-huka è un’arte marziale tradizionale praticata dagli Xingus. Le piume, la carcassa del cassique dal culo giallo e la pelle di giaguaro sono segni di distinzione che i migliori lottatori possono indossare alla cintura.

Il wrestling richiede anni di preparazione fisica e meditazione per gli uomini a partire dai quattordici anni. I lottatori sono dipinti di rosso e nero in omaggio al giaguaro. Poco prima del combattimento, i protagonisti vengono ricoperti di olio di pequi.

XINGU

Reportage fotografico che racconta la storia della nostra immersione con una delle tribù, i Mehinako.

Questo racconto di Anne Francoise Tasnier ha partecipato al  Travel Tales Award 2024

Gujarat

Gujarat Tribale
Gujarat

Il Gujarat, uno stato situato nella parte nord occidentale dell’India, al confine con il Pakistan, è una terra ricca di storia, cultura, ed una importante  realtà industriale. Il mio tour nel Gujarat si è rivolto principalmente verso le realtà tribali che popolano la zona.

Rabari, Gamit, Warli, Kunbi, Bhil, Konka, Rathwa, Dhanka, Kathodi, Garasias, Jath, Bajana…. e altre, sono solo alcune delle tribù che popolano questo vasto territorio, affacciato da un lato sull’oceano indiano, dall’altro incorpora uno dei piu’ grandi deserti di sale al mondo , il Rann of Kutch , che arriva sino al confine con il Pakistan .

La popolazione incontrata è generalmente accogliente e calorosa. Superato il primo impatto di diffidenza, tutti si avvicinano per farsi fotografare o per chiedere di fare un selfie con noi.

Gujarat

Solo nella parte mussulmana del Kutch, dove vivono le tribù Jath, è alquanto complicato poter fotografare le donne che portano pesanti anelli al naso . Solo con il consenso ( pagamento ) del capo tribù si riesce a scattare qualche foto.

Gujarat

La cosa che colpisce è la povertà delle persone che vivono in queste tribù sparse per il territorio. Pur vivendo in uno stato industrializzato, quando si esce dalle città principali come Surat, Ahmedabad e Vadodara, si nota subito la totale mancanza di acqua potabile, elettricità e servizi igienici. Ma, … c’e’ sempre un ma nelle storie, tutti o quasi hanno il cellulare….

Gujarat

 

Questo racconto di Sergio Volani ha partecipato al  Travel Tales Award 2024

Kumortuli

Kumortuli (Kolkata) – India

kumortoli

Dal 2018 al 2024 ho visitato varie volte questo il quartiere di Kumortuli, molto caratteristico e peculiare, che in ogni momento affascina ed emoziona. La mia breve serie racconta alcuni aspetti di questa zona e le atmosfere che si respirano attraversandola.

kumortuli

Kumortuli, (“Kumor” significa “vasaio” e “Tuli” significa “località” in lingua bengalese) si trova nella parte nord di Calcutta, vicino alle rive del fiume sacro Hooghly ed è la zona dove si producono la maggioranza degli idoli di argilla per le varie feste religiose, esportati anche in tutto il mondo.

kumortuli

Il luogo acquisì storicamente importanza durante il dominio britannico (Compagnia britannica delle Indie Orientali) che assegnava distretti separati alla forza lavoro. Ciò diede origine a varie zone: dei falegnami, dei venditori di vino, dei fornitori di olio, dei pastori e Coomortuli (ora Kumortuli) per i vasai.

Essendo il luogo assegnato a Kumartuli vicino al fiume Hooghly, era facile per i vasai ottenere argilla di buona qualità per il loro lavoro. Essi producevano solitamente vasi, urne e oggetti simili necessari per la vita di tutti i giorni.  Realizzavano anche idoli di Dei e Dee per le puja, le feste religiose induiste. Proprio per le loro abilità e l’importanza delle feste religiose per gli induisti, gli artigiani di Kumartuli sono diventati artisti scultori delle varie divinità, non più semplici vasai.

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I vicoli degli artigiani di Kumortoli

Il quartiere è formato da un dedalo di vicoli, quasi un labirinto, costellati dalle botteghe degli artigiani. Kumartuli è ora la residenza permanente di generazioni di artigiani, circa un migliaio, che si tramandano la loro esperienza.  I laboratori improvvisati si sono trasformati in studi permanenti di molti artisti rinomati.
La più importante festa bengalese, la Durga Puja, che si svolge in genere in settembre/ottobre, è la più grande manifestazione artistica di questi lavoratori. Il lavoro comincia a Kumartuli molto prima che inizino effettivamente i sacri rituali della Durga Puja.
Giorno dopo giorno gli artigiani lavorano incessantemente, scolpendo gli idoli con fieno e argilla, lasciandoli asciugare e poi dipingendoli magnificamente con sgargianti colori, in base al tema specifico richiesto.

kumortoli

La loro maestria è notevole ed ogni idolo ha qualcosa di unico e si distingue dagli altri per il modo in cui sono colorati o vestiti o per la forma che assumono. Molti degli artigiani che lavorano all’interno della comunità hanno sviluppato un loro stile individuale e tutti seguono anche alcuni rituali religiosi, come ad esempio dipingere gli occhi della dea Durga (rituale chiamato “Chakkhu daan” o donazione degli occhi), solo all’alba di un determinato giorno del culto. Anche gli oggetti utilizzati nella decorazione degli idoli sono diventati un commercio importante.Il percorso di lavoro termina con i committenti che, in genere di sera o notte, portano via l’idolo prima della puja (la festa).La stessa sequenza di lavoro avviene per tutte le principali feste induiste dopo la Durga Puja. Pertanto, in ogni stagione dell’anno si possono osservare le attività di questi instancabili artisti, apprezzati da tutti i bengalesi e non solo.

Questo racconto di Ignazio Sfragara ha partecipato al  Travel Tales Award 2024

Visione maculare delle donne in Stem

Visione maculare delle donne in Stem

Donne in STEM (L’acronimo STEM, dall’inglese Science, Technology, Engineering and Mathematics è un termine utilizzato per indicare le discipline scientifico-tecnologiche e i relativi corsi di studio).

Si deve aver bisogno di aria e acqua per sopravvivere, crescere e vivere su questo pianeta. Se consideriamo l’aria come educazione e l’acqua come l’uguaglianza della nostra società, abbiamo bisogno che entrambe funzionino contemporaneamente e senza intoppi per sopravvivere, crescere e respirare la nostra società.

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Ma, in realtà, la situazione è esattamente avversa, mentre il sistema patriarcale domina interamente in termini di istruzione femminile e uguaglianza di genere.
L’uguaglianza o la non discriminazione è quello stato in cui ogni individuo della società anela alla parità di status, opportunità e diritti. Tuttavia, è un’osservazione generale che esiste molta discriminazione tra gli esseri umani.

La discriminazione esiste principalmente a causa del genere. La disuguaglianza basata sul genere è una preoccupazione diffusa in tutto il mondo.  Anche nel 21° secolo, in tutto il mondo uomini e donne non godono di uguali privilegi, nemmeno dell’istruzione.

L’istruzione delle donne è fondamentale per il progresso della società. Dà potere alle donne, migliora le loro opportunità economiche e promuove l’uguaglianza di genere. Le donne istruite contribuiscono alla forza lavoro, guidano l’innovazione e prendono decisioni informate sulla loro vita, salute e famiglia.

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L’istruzione fornisce loro le competenze necessarie per liberarsi dai vincoli tradizionali e partecipare attivamente alla società. L’istruzione favorisce anche la partecipazione delle donne alla sfera sociale e politica. Le donne istruite hanno maggiori probabilità di impegnarsi in attività civiche, difendere i propri diritti e partecipare a ruoli di leadership. Questo, a sua volta, porta a una governance più inclusiva ed equa.

Inoltre, l’istruzione delle donne abbatte gli stereotipi e mette in discussione i ruoli di genere tradizionali, promuovendo una società più egualitaria. Ispira le giovani generazioni di ragazze ad aspirare all’istruzione superiore e alla carriera, creando un ciclo positivo di progresso.

stem

E’ giunto il momento per noi, non di alimentare la nostra cosiddetta visione periferica, ma di sviluppare una visione maculare verso l’educazione delle donne e l’uguaglianza di genere, in modo che la nostra società possa modellarsi in modo colorato e nitido per vivere, respirare e crescere.

Questo racconto di Soumayan Biswas ha partecipato al  Travel Tales Award 2024

Marmaid Parade

Marmaid Parade

Una volta l’anno a New York, più precisamente a Coney Island, si può far finta di essere una Sirena…con tanto di coda e squame!
Questa metamorfosi avviene in occasione della Marmaid Parade, la parata che si tiene ogni anno a fine Giugno in occasione dell’inizio dell’estate.

Foto: © Laura Pierangeli

E’ un evento tipicamente newyorkese che richiama moltissima gente che non vede l’ora di spogliarsi dei propri abiti quotidiani per indossare quelli di qualche figura mitologica, di qualche cartone animato oppure di qualche creatura del mare.

Marmaid Parade – Foto: © Laura Pierangeli

Questa miscellanea di soggetti fa si che lungo la strada ci si può imbattere in Nettuno che parla con il pesciolino Nemo oppure con una Sirena che balla con un Tritone, o ancora puoi ritrovarti anche tu a parlare amabilmente con un granchio gigante; infatti sono tutti molto contenti e disponibili a condividere le proprie sensazioni e ovviamente anche a farsi fotografare.

Foto: © Laura Pierangeli

La parata è una festa per tutti, non solo per chi partecipa con i carri organizzati ma per tutti coloro che per qualche ora hanno voglia di immergersi in un’atmosfera spensierata e irriverente.

Foto: © Laura Pierangeli

E’ possibile partecipare ballando sulle note dei più grandi successi americani, passeggiando tranquillamente con il classico hot dog di Nathan fino ad arrivare al mare e naturalmente fotografando un’esplosione di colori e di gioia assolutamente inusuale.

Marmaid
Foto: © Laura Pierangeli

Lo spirito della giornata

La sensazione è quella di trovarsi dentro un set cinematografico ma in realtà nessuno recita, ognuno ha la possibilità di far uscire la parte più folle di sé e solo per questo è uno spettacolo imperdibile.

Foto: © Laura Pierangeli

Alla fine della giornata Sirene, Tritoni, e altre strane creature prenderanno la nostra stessa metro per tornare nelle loro case e si vivrà per qualche fermata un’altra atmosfera fiabesca, quella di vedere meduse, stelle marine, marinai e pirati che aspettano in piedi di scendere alla loro fermata per tornare nel mondo reale.

Laura Pierangeli

Foto: © Laura Pierangeli

Storie di foto e di parole

Storie di foto e di parole:

Mentre il fotografo Roberto Gabriele scatta qualcuno sempre parla. Quelle parole si incarnano nella foto divenendone parte indissolubile.
Il fotografo Roberto Gabriele racconta le sue fotografie attraverso le parole che gli sono state dette dalla gente mentre scattava… Ne esce fuori una curioso gioco delle parti in cui mentre il fotografo raccontava storia “scrivendola” con la fotocamera, qualcuno fuori campo aggiungeva le parole, spesso esprimendole solo a gesti.

Una testimonianza in cui il racconto è fatto involontariamente a 4 mani, in cui il fotografo esprime con le sue immagini non solo ciò che vede ma anche ciò che ascolta in tempo reale… Fotografie non solo da vedere ma anche da ascoltare in diretta durante questa originale esperienza multisensoriale.

(Gianluca Nicoletti)

LINK:

Vai sul sito ufficiale dell’evento: https://romeartweek.com/it/eventi/?code=FTSEMQ

BIO:

Roberto Gabriele è Attivo come Professionista dal 1992 e per oltre 20 anni si è dedicato allo Still Life pubblicitario e al Reportage Aziendale, ha impiegato il suo tempo libero a viaggiare con lentezza insieme alla sua fotocamera in 4 Continenti.

Si è formato all’Istituto Superiore di Fotografia di Roma con il Corso Superiore di durata biennale seguito poi dalla Scuola di Alta Specializzazione in Linguaggi Fotografici per altri 2 anni presso l’Università di Tor Vergata in Roma.

Dal 2013 si dedica a tempo pieno all’organizzazione di viaggi in tutto il mondo specificamente pensati  per appassionati di fotografia e per insegnare fotografia direttamente sul campo, durante i viaggi. In questo modo è nato www.viaggiofotografico.it che raccoglie una nuova idea di business basato sul turismo Esperienziale per un mercato fotografico di nicchia le cui esigenze sono totalmente diverse da quelle che potrebbe avere il normale viaggiatore.

Roberto Gabriele, di se stesso dice di essere nato fotografo e che questo per lui non è mai stato un lavoro ma uno stile di vita, Per lui la fotografia è solo un modo di essere e di pensare.

Autore e curatore di innumerevoli libri di fotografia di viaggio tra i quali “Immaginario” edito dalla Provincia di Latina, “dal sole, l’acqua” Blurb Ed. per Bambini nel Deserto ONG, “Ritorni” Austeria Ed. Cracovia, “Vietnam: 1 Paese, 22 Autori” Blurb Ed, “Travel Tales Award” Starring Ed, “Genna, il Natale copto in Etiopia” Blurb Ed, “Carnevale di sangue” EGO Ed, “Urbe Silente” Starring Ed. e tanti altri.

Insegna fotografia di viaggio e scrive articoli e racconti di viaggio per il suo sito e questo lavoro “Storia di Foto e di Parole” è il suo diario di viaggio che tiene sempre aggiornato corredandolo di nuove emozioni ed esperienze.

DOVE:

FONDAZIONE CERVELLI RIBELLI ETS
Via Tommaso Gulli 3 · Roma
Accesso libero|Free access

Siamo in una traversa di Viale Mazzini a metà strada tra Piazzale Clodio e Piazza Mazzini a 2 passi da Viale Angelico.

QUANDO:

Mercoledì 23 Ott 2024 · 18:00-20:00

RAW:

L’evento realizzato in collaborazione con Cervelli Ribelli è parte integrante della Rome Art Week: una manifestazione a cadenza annuale, diffusa in tutta la città di Roma e totalmente dedicata all’arte contemporanea, il cui obiettivo è di offrire al pubblico di appassionati, collezionisti e studiosi una panoramica della proposta di arte contemporanea della Capitale, attraverso centinaia di eventi in spazi espositivi, open studio di artisti e progetti culturali completamente gratuiti organizzati appositamente per la manifestazione ed inoltre di costruire una rete tra strutture espositive, artisti e curatori.

Per saperne di più su tutta la manifestazione e i suoi eventi vai sul sito ufficiale: https://romeartweek.com/it/raw/

Faces of Puskhar

INDIA – Faces of Pushkar

Questa storia di immagini prende vita durante le mie molteplici visite alla città desertica di Pushkar nello stato indiano del Rajasthan durante la famosa fiera dei cammelli.

Pushkar

Anche se Pushkar è famosa per la fiera dei cammelli, è lo stile di vita semplice e nomade di quei pastori che vengono alla fiera dei cammelli che mi interessa di più.

La mia storia consiste in ritratti di persone di Pushkar in diversi stati d’animo, nei loro colorati abiti tradizionali e religiosi – donne che cantano e ballano allegramente per strada in uno stato d’animo festoso, pastori che si godono la chiacchierata davanti al caminetto per riscaldarsi in una fredda mattinata.

Ed ancora: un pastore che porta la sua mandria di cammelli al terreno della fiera, donne nomadi e uomini che preparano cibo per la loro famiglia e amici,  l’uomo che suona il flauto su una duna di sabbia nel tempo libero, la madre premurosa che protegge il suo bambino denutrito dal freddo inverno, il pastore che decora il suo cammello, somministra medicine al suo cammello, i valorosi uomini del deserto che appaiono al meglio alla fiera con il loro turbante colorato e il bene più prezioso dei baffi.

Questo racconto di Paul Kuntal ha partecipato al  Travel Tales Award 2024

I pigmei Baka

I PIGMEI BAKA Gli ultimi custodi della foresta (Camerun 2022)

Pigmei

In una radura, nel cuore della foresta equatoriale africana del Camerun, vive uno degli ultimi gruppi dei Pigmei Baka: uno dei popoli più antichi dell’Africa.

La loro organizzazione è incentrata sulla famiglia o su comunità di poche famiglie in cui le decisioni importanti vengono prese da tutta la collettività, eliminando la necessità di un vero e proprio leader, anche se la figura più anziana costituisce sempre il punto di riferimento.

In perfetto equilibrio con l’ambiente che li circonda e le sue risorse, i Baka sono sopravvissuti per millenni cacciando con frecce e trappole e raccogliendo frutti e piante medicinali che la foresta offriva loro, nel pieno rispetto di essa e salvaguardandone la biodiversità.

Costantemente in movimento, alla ricerca di cibo fresco, si sono sempre spostati all’interno della foresta costruendo ripari provvisori fatti di un intreccio di rami e foglie. Qui praticano una vita semplice: un vestiario ridotto, scarso vasellame per cucinare e strumenti primordiali per la caccia.

pigmei

La vita quotidiana:

Anche l’organizzazione del lavoro è ben scandita: le donne si occupano di andare a pescare o a prendere l’acqua in un torrente o le legna nella foresta, oltre ad occuparsi dell’accudimento della cucina e dell’accudimento dei figli.

Gli uomini provvedono a mettere le trappole nella foresta, a raccogliere il miele, mentre per cacciare gli animali di grossa taglia si allontanano dal proprio villaggio spostandosi all’interno della foresta per giorni interi.

Anche le serate con loro sono magiche. Amanti della musica trascorrono le loro serate tra suoni, danze e canti: è una vera emozione ascoltarli ed osservarli.

Il canto, la musica e la danza, appartengono alla loro storia ed accompagnano ogni giorno il semplice trascorrere della vita e degli eventi. Dai riti di iniziazione alle preghiere fatti agli spiriti della foresta, dai matrimoni ai funerali.

Il loro rapporto con la foresta è di immensa gratitudine. E’ considerata sacra dai Baka e per questo costituisce anche il luogo di sepoltura dei propri defunti.

Da alcuni decenni, a causa dello sfruttamento industriale delle foreste, dell’espansione delle piantagioni di palme da olio, e dell’assegnazione delle terre destinate a riserve naturali, la sopravvivenza dei Baka e delle loro tradizioni è in grande pericolo.

La foresta

La foresta è sempre stata parte integrante dell’identità Baka e ha sempre soddisfatto tutti i loro bisogni. I pigmei, allontanati forzosamente dal loro ambiente naturale, di cui sono profondi conoscitori, e privati delle risorse indispensabili alla loro vita, quali la caccia e la raccolta dei prodotti della terra, la maggior parte di loro sono ridotti a mendicare o diventare manovalanza della classe dominante.

Non hanno carte d’identità, per questo sono esclusi quasi totalmente dalle cure sanitarie e dall’educazione, né il governo si preoccupa di tutelare i loro diritti. Isolati e discriminati, sono tuttora vittime di intimidazioni e violenze e costretti ad adattarsi ad un moderno stile di vita a loro totalmente estraneo.

Sono uno dei gruppi etnici più emarginati dell’Africa a rischio di estinzione. Quello che si sta consumando da decenni nei loro confronti è un vero e proprio genocidio silenzioso.

Questo racconto di Luciana Trappolino ha partecipato al  Travel Tales Award 2024

ARKADAG

Turkmenistan. Alla scoperta di ARKADAG

Dove si trova la più alta concentrazione di edifici rivestiti di marmo bianco? Quasi sicuramente penserete a Dubai, ma sappiate che la risposta è sbagliata!

 

La vista dalla finestra del ristorante del cafè dell’Hotel Yyldyz

Molto probabilmente penserete allora al nostro belpaese…ma dovete sapere che anche in questo caso la vostra risposta sarà sbagliata.

La Turkmenbashi Ruhy Mosque nei pressi della capitale: intitolata al primo presidente turkmeno è la moschea con la più grande cupola al mondo

 

Il palazzo dei matrimoni di Ashgabat costruito nel 2011 copre un’area di 38000 metri quadrati, sul globo centrale è rappresentata la nazione turkmena.

Proviamo con un’altra domanda: dove si trova la più alta concentrazione di fontane in uno spazio pubblico?Anche qui la maggior parte delle risposte saranno sbagliate e difficilmente indovinerete

arkadag
Lo shopping center Altyn Asyr (età d’oro) è considerata una delle fontane più grandi del mondo, l’acqua scorre dalla cima fino alla base del palazzo

Aiutino: stiamo parlando della nazione dove si trova il cratere di metano più grande al mondo!

arkadag
Monumento al Ruhnama, il libro scritto dal primo Presidente del Turkmenistatn.

Eureka! Forse in questo caso state avete intuito di quale nazione stiamo parlando: il Turkmenistan una situato nell’Asia Centrale nata dopo il 1991 in seguito al crollo dell’Unione Sovietica

turkmenistan
Stampa locale che riporta in tutte le prime pagine una foto del Presidente

Spesso al centro di dibattiti per la tematica del rispetto dei diritti umani, fa trapelare ben poco all’estero della propria politica e durante gli anni della pandemia ha dichiarato di non aver avuto nemmeno un caso di Covid, non permettendo però a nessuno dell’OMS di verificare tale notizia.

In questo frangente si inserisce un nome, che ai più risulterà sicuramente sconosciuto: Gurbanguly Berdimuhamedow, presidente dal 2006 al 2022 con più del 97% dei voti ad ogni consultazione, autore di decine e decine di libri su temi diversi che vanno dai cavalli ai tappeti, dalla storia al thè e nominatosi Arkadag che in lingua turkmena vuol dire protettore.

arkadag
Gli invitati a un matrimonio aspettano gli sposi. Sopra le loro sedie capeggia una foto del presidente.

La capitale Ashgabat, seppur appaia quasi disabitata, sembra abbia circa un milione di residenti e fra palazzi moderni e monumenti futuristici le immagini del presidente campeggiano un po’ ovunque, dalle strade, agli edifici pubblici, dalle autovetture, alle sale da matrimonio.

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Una signora attraversa la strada per entrare in un giardino pubblico. La traduzione letterale dell’insegna è “Parco della felicità”

Questo racconto di Cristiano Zingale ha partecipato al  Travel Tales Award 2024

Mongolia

Viaggio nelle selvagge terre di Gengis Khan

mongolia

La Mongolia va esplorata fuori dai confini della capitale, Ulan Bator. È lì fuori che esiste un microcosmo di paesaggi e climi diversi di cui l’occhio e il cuore non si stancano mai. È lì fuori che bisogna fare caso ai suoi abitanti, i loro sguardi e la loro gentilezza. Il loro essere nomadi e strettamente legato alla natura e alle stagioni. Uno stile di vita che li rende distaccati dal consumismo e li tiene lontani da questo mondo caotico.

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Il viaggio ci ha portato a scoprire due aree estreme della Mongolia, la parte occidentale con le terre dell’imponente Altai Nuruu, la più alta catena montuosa della Mongolia, e la parte dell’estremo nord coperta dal verde della Taiga.

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Le alture

Le distanze da percorrere sono lunghe ma il paesaggio in continuo cambiamento riduce i tempi di percorrenza. Tra spostamenti a cavallo e mezzi a motore il viaggio è un continuo di emozioni e avventura e ci porta persino a raggiungere il ghiacciaio Tavan Bogd, ai confini con Russia e Cina, dove montiamo il campo base e ci prepariamo alla conquistiamo la vetta del Malchin Peak (4050 m).

Successivamente siamo entrati nella taiga dove siamo stati ospiti di una famiglia Tsaatan. Abbiamo condiviso con loro attimi, lavori, giochi, sorrisi e cibo.

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In questo angolo di paradiso è come essere tornato indietro nel tempo e se ti immergi senza freni nella vita di queste famiglie, capisci che è la natura a dettare i tempi e puoi percepire l’essenza, la semplicità e le vere necessità della vita.

Il viaggio si conclude con rientro ad Ulan Bator, con lo zaino pieno di emozioni e ricordi e con gli occhio lucidi ma più vivi.

Vorrei concludere questa narrazione con una frase del libro “Il leopardo e lo sciamano” di Federico Pistone, “La Mongolia è la terra dei miracoli. Semplicemente perché riporta l’uomo alle origini, lo spoglia e lo risana dalle malattie che la nostra condizione evoluta ci consegna in cambio di qualche comoda inutilità contronatura”.

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Questo racconto di Loris Delvecchio ha partecipato al  Travel Tales Award 2024

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