Racconti dal Mondo

Marocco

Autore Luca Maiorano

Le donne ripudiate nel deserto del Marocco

 

Focus del nostro viaggio è stata una missione umanitaria in Marocco. Dalle affollate medine di Marrakech attraversiamo le pianure desertiche del al-Rashidiyya dirigendoci verso est. Il passo obbligato è Merzouga, la prima tappa del nostro viaggio, da lì in poi solo le sabbie del Sahara. Questa terra attraversata un tempo da carovane di beduini a cammello, osserva oggi il passaggio di motociclisti da tutta Europa in cerca di avventura nelle dune sabbiose. Questa è stata la mèta del nostro viaggio umanitario; dove vivono le donne ripudiate ed i loro bambini.

 

Marocco

 

Donne sole per lo più divorziate, vedove o abbandonate dai mariti e perciò ripudiate. Una volta che hanno perduta la loro dignità e il riconoscimento da parte dei loro uomini sono lasciate vivere in condizioni precarie al limite della sopportabilità.

Abbiamo incontrato alcune di loro, Kadija, Arkia, Labo, Zoara, Boulemane. Chi con un bambino e chi con anche 5 figli, abitano a sud-est delle dune di Merzouga senza alcun sostentamento se non di qualche associazione umanitaria.

 

 

Da tutta Europa, gli amanti dei tour di motociclismo che transitano per queste zone colgono sempre l’occasione di fermarsi per un tè e così di lasciare un dono al loro passaggio.

Queste donne non possono tornare nei loro villaggi di origine, la maggior parte sono di Tafroutein, ridotte a vivere in tende mal ridotte che non proteggono dal vento e dalla sabbia né loro né i loro bambini.

marocco

 

Il dono delle capre alle donne

 

Ad ognuna, con il supporto di una ONG italiana, abbiamo avuto l’occasione di donare, merito di una raccolta fondi, fino a quattro capre per il loro sostentamento. In questo ambiente così difficile, nella povertà in cui vive questa gente anche una sola capra rappresenta una risorsa preziosa.

 

deserto

 

Le caprette sono state acquistate nel mercato locale con l’aiuto del capo del vicino villaggio. Una volta arrivate su un furgone, non è stato semplice distribuirle. Il nostro accompagnatore si è occupato di farci da interprete e di provvedere alla distribuzione degli animali, secondo i reali bisogni e il numero dei componenti di ogni tenda.

Inoltre, ad una di loro è stato anche donato un forno solare. Questo è stato progettato e realizzato da ingegneri italiani, trasportato smontato in aereo e installato sul luogo. Questo sfrutta direttamente la luce solare senza altri fonti energetiche quindi adatto a situazioni limite. E’ stato subito utilizzato per cuocere il batbout, il loro pane tipico, e con il tajine ed il thè alla menta. Ci hanno accolto nelle loro tende per ringraziarci a dimostrazione dell’ospitalità berbera.

 

 

La realtà rappresentata è certamente informazione ma anche il significato di questa informazione.
Il fine ultimo di questa serie avrebbe voluto essere di spiegare, nel gergo “umanistico”, l’uomo all’uomo. Solitamente le fotografie, nello specifico documentaristiche, constatano soltanto, non hanno velleità di cambiamento. Io vorrei invece mostrare che un cambiamento è possibile e noi dovremmo renderlo tale. E’ soprattutto in situazioni come quelle mostrate qui che possiamo rivalutare il nostro modo di pensare il presente, dove l’altro anche se non ha nulla, ci arricchisce della sua umanità.

A sera dopo le rituali foto di gruppo, tra saluti, sorrisi e benedizioni, abbiamo lasciato l’accampamento. Appena slegate alcune caprette hanno accennato ad un tentativo di fuga ma poco dopo si son fermate ad aspettare. Non c’era nessun posto dove andare.

 

Foto e parole di Luca Maiorano: https://www.facebook.com/luca.maiorano.57

Per saperne di più sul “Travel Tales Award” vai su: https://traveltalesaward.com/

Viaggio fotografico Viaggio fotografico
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2 risposte a “Marocco”

  1. Certamente fa bene sentire che c’è solidarietà tra le persone. Quelle donne, l’hai visto, vivono in condizioni estreme senza essere colpevoli in nulla. Fa male pensare che c’è chi ha tutto e chi nulla e solo per essere nato dalla parte sbagliata del mondo.

  2. Argomento molto toccante, ben interpretato nel testo e nelle immagini. Una realtà che anch’io ho avuto modo di conoscere durante un “normalissimo” tour in jeep, quando, lasciato Merzouga, l’autista chiede il permesso di fare una piccola deviazione. Dopo chilometri di deserto sassoso capisco il motivo: voleva portare cibo e coperte ad una signora che viveva da sola con suo figlio, in mezzo al nulla, lontano da tutto. Era una donna ripudiata dal marito e allontanata dal suo villaggio. Lei non ha voluto mostrare il suo volto, ma ho potuto scorgere i suoi occhi, spenti, rassegnati. Purtroppo è stata una visita breve, ma mi è rimasta nel cuore. Lascio questo commento solo per dire che anche gli autisti, che portano in giro i turisti, quando possono, contribuiscono a far sentire queste donne meno sole.

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