Viaggio Fotografico e OTTO Gallery sono felici di presentare Storie Quotidiane, la mostra personale di Tiziana Fustini, un’antologica che raccoglie i suoi lavori più significativi.
L’autrice sarà presente all’opening della mostra.
La mostra:
La fotografa pisana racconta il mondo partendo da sé stessa: nei suoi progetti diventa attrice e interprete, mettendo in scena storie quotidiane, attraverso l’autoritratto, con ironia, colore e leggerezza.
Il percorso espositivo presenta quattro serie che insieme compongono la mostra Storie Quotidiane che mettono in luce la varietà e la forza del suo linguaggio:
- Fatti di vita: autoritratti ironici e surreali che raccontano lo smartworking e le difficoltà di conciliare lavoro e vita familiare, con leggerezza e spirito critico.
- Gente per casa: un divertente gioco di travestimenti, dove l’autrice interpreta personaggi immaginari che animano lo spazio domestico.
- Accumulo Strong: una riflessione ironica e grottesca sul consumismo contemporaneo e sulla tendenza compulsiva ad accumulare oggetti e beni superflui.
- Io sono Chimera: un lavoro intimo e intenso sul gioco d’azzardo femminile, che dà corpo a fragilità e dipendenze troppo spesso invisibili.

In tutti i lavori, Tiziana Fustini sceglie di mettersi in gioco in prima persona, utilizzando travestimenti, messe in scena e una buona dose di autoironia.
Le sue immagini ci invitano a sorridere, a riflettere e soprattutto a riconoscerci in quelle storie, che pur nascendo dall’esperienza personale dell’autrice, appartengono un po’ a tutti noi.
La fanzine:
Nel corso dell’evento sarà presentata anche la fanzine “Sono arrivato io & ci siamo anche noi”, realizzata da Tiziana Fustini insieme alla psicologa Gabriella Smorto e curata da Fabio Moscatelli, che sarà presente all’evento.
Il lavoro raccoglie 16 fotografie in cui l’autrice, fedele al suo linguaggio fatto di auto-rappresentazione, messa in scena e colore, racconta con delicatezza e ironia i cambiamenti che la nascita di un figlio portano nella vita di coppia.
Le immagini, scattate nelle case dei genitori coinvolti e accompagnate dalle loro parole, diventano specchi di emozioni, ricordi e trasformazioni che appartengono a ogni madre e padre.

L’autrice:
Tiziana Fustini è nata nel 1956 a Lucca, vive a Pisa ed è nonna di 2 magnifici nipoti. Pietro ed Ettore.
Ha conosciuto la fotografia nel 2012, e dopo un corso base si è iscritta al Circolo fotografico Il Gruppo – Colignola – Pisa, di cui attualmente fa parte.
All’inizio pensava che la sua fotografia fosse la Street Photography con la scelta del bianco e nero, ma nel 2020, grazie alla pensione ed al fermo obbligato del lockdown scopre l’autoritratto con la fotografa Simona Ghizzoni.

Da quel momento inizia ad esprimersi proprio con l’autoritratto, in autoscatto, attraverso il linguaggio del portfolio.
Si innamora della Stage Photography e costruisce i suoi progetti partendo dalle storie comuni della quotidianità, soprattutto con temi legati alle donne ed al mondo che le circonda, con al centro la famiglia.
Il colore è il protagonista assoluto della sua produzione fotografica.
Dal 2022 fotografa anche altri soggetti, mantenendo fede al suo stile stile autoriale. Il suo lavoro si trasforma e cresce grazie anche all’incontro con Nausicaa Giulia Bianchi ed in particolar modo a Fabio Moscatelli.
Ha partecipato a molti concorsi nazionali conquistando buoni riconoscimenti, tra cui Autore dell’anno FIAF 2021, vincitrice tappa Portfolio Italia 2022, onorificenza AFI (Artista fotografo Italiano) FIAF, 2025.
Le sue pubblicazioni Fanzine
Tutto può succedere, PAV editore, un libro fotografico che racconta per immagini e parole la storia della violenza tra le mura domestiche (2020).
Ricordi di ieri, memorie d’infanzia (2022)
Family Sofà, il diario di famiglia (2023)
Sono arrivato io & ci siamo anche noi, un racconto sulla genitorialità (2025), scritto insieme a Gabriella Smorto, psicologa e psicoterapeuta infantile e di gruppo
Ha collaborato con diverse realtà istituzionali ed allestito mostre su territorio nazionale ed all’estero.

ORARI:
In questa mostra molto particolare ci saranno delle dinamiche un pò diverse dalle altre inaugurazioni. Alle 17,00 e poi alle 18,00 e alle 19,00 ci saranno dei momenti di approfondimento e dibattito con delle visite guidate. Puoi venire all’ora che vuoi, ma tieni presenti questi orari che saranno davvero interessanti. Interverrà Gianluca Nicoletti, noto conduttore radiofonico e padre di Tommy che parlerà di lui, del suo mondo fatto di poche parole e della sua arte.
DOVE?

OTTO Gallery
Piazza Giuseppe Mazzini 27 – Piano 4 Scala A.
00195 Roma
Citofona OTTO Rooms
Ecco il link: https://goo.gl/maps/YZFemWnRGQstxum2A
Come arrivare:
OTTO Gallery si trova nel Quartiere Prati di Roma ed è collegata benissimo anche con i mezzi di trasporto:
- Metro Rossa LINEA A stazione Lepanto
- Oppure in bus che arrivano fino qui da tutta Roma: 19-30-69-89-280-301-490-495

E se vieni da lontano:
Puoi dormire direttamente nella nostra Guesthouse OTTO Rooms! Per prenotare la tua camera da OTTO Rooms CLICCA SU QUESTO LINK.
CONTATTI:
Website: https://www.tizianafustini.com/
Facebook:https://www.facebook.com/tiziana.fustini.58
Instagram: https://www.instagram.com/tizianafustini/





















OTTO Gallery












L’editing dell’allestimento è stato pensato in ottica autoriale, tralasciando il racconto più strettamente reportagistico del singolo evento, egregiamente raccontato attraverso le lenti di Giorgio Scala nel corso della sua lunga carriera di fotografo della Federazione Italiana di Nuoto.


È quindi arrivato il momento di festeggiare, e per farlo degnamente abbiamo strutturato un’iniziativa dedicata a Roma, TRAVEL TALES AWARD WEEKEND, grazie al supporto dei nostri partner. La festa inizierà venerdi 1 ottobre con la serata di premiazione dedicata da Otto Gallery, e proseguirà sabato da Officine Fotografiche.
Mostra:
Letture Portfolio:







Oggi 13 marzo 2021 intorno alle ore 18, il mondo della fotografia piange uno dei suoi più indiscussi Maestri.
La sua mostra al MAXXI di Roma è finita il 5 marzo 2021, 8 giorni fa. Di lui mi piaceva molto anche il lato umano che emergeva dalle sue pagine Social nelle quali spiegava ogni giorno i motivi della sua arte, cosa spingeva i suoi scatti, quali erano le sue emozioni a stare dietro alla fotocamera. Le pagine social in cui pochi mesi fa, nell’autunno 2020, non parlava più di fotografia ma del fatto di essere diventato nonno e della sua enorme gioia di questo.














Arrivò la prima emorragia celebrale, arrivò il primo colpo di arresto della sua carriera fotografica, ma non smise di fotografare e andò avanti continuando a scattare le sue foto nonostante tutto. Fu questo un lungo periodo di 15 anni nei quali andò a realizzare i ritratti dei suoi amici, altri artisti e intellettuali della scena giapponese. La selezione dei soggetti andò a cascata: lasció un pennarello su una porta dentro casa e gli amici che andavano a trovarlo gli scrivevano man mano una lista sempre più lunga di altre persone da aggiungere al suo lavoro.
L’ultima parte della sua produzione fotografica è stata una ricerca sui luoghi sacri giapponesi, sui giardini tradizionali, sui dettagli di statue sacre. Continuò a scattare con nuove modalità, un nuovo stile, stavolta molto più rallentato, universale. In quest’ultimo periodo le sue immagini hanno perso il dinamismo coinvolgente del reportage e si sono evolute nello still life e nella fotografia di architettura che richiedono pazienza, studio, (sono pochi i Fotografi che abbiano la voglia di ristudiare il proprio stile).









Ci accoglie Max nella sua mostra, come farebbe un bravo padrone di casa, è un personaggio mite ma molto portato a parlare del suo lavoro del quale è palesemente innamorato, lo fa con toni pacati e non autocelebrativi ma con la consapevolezza di chi sa il fatto suo.



Erano i rampanti anni ’80 e io guardavo quelle foto di Venezia scattate durante il Carnevale alla fine degli Anni’70. Sono passati quasi 40 anni e quelle immagini ci portano ad una Venezia che non c’è più. La Venezia di Fulvio Roiter infatti è una Venezia ancora relativamente poco turistica.
Nelle sue immagini ci sono vastissimi scorci della città quasi completamente deserta, oggi sarebbe impensabile per chiunque poter pensare di scattare foto di giorno con Piazza San Marco vuota e senza turisti.
Appena ho saputo della sua morte, che è stata oggi 19 aprile 2016 all’età di 89 anni, sono andato a cercare il suo libro che avevo gelosamente conservato in tutti questi anni e puntualmente l’ho ritrovato dopo 4 traslochi esattamente dove doveva stare, insieme agli altri libri della stessa Collana dei Grandi Maestri dei Fratelli Fabbri Editori. Si trovava in ottima compagnia, a stretto tra le copertine di Tina Modotti e Jeanloup Sieff (in ordine alfabetico) e poco più in là della stessa serie c’erano David Hamilton, Cartier Bresson e altri illustri colleghi. Stranamente il nostro Roiter era l’unico con la copertina grigia invece che nera… “Serie Argento“….

Invece questa mostra di Nedjima Berder (totalmente sconosciuto nel panorama dei grandi nomi della Fotografia) mi colpì veramente. Mi colpì per il suo allestimento fatto all’interno della chiesa di Saint-Merry, già questo è un elemento di nota che da noi in Italia risulterebbe alquanto bizzarro se non addirittura impensabile. Una bella chiesa che accoglie una bella mostra. Viste le tematiche della mostra, anche la scelta del luogo mi sembra appropriata: un luogo nato per accogliere, che accoglie realmente. Un luogo per tutti che parla degli Ultimi. Al dilà della ritualità sacramentale, assistiamo qui alla condivisione di storie reali che raccontano e divulgano un mondo lontano al quale non siamo estranei.







Foto: © Darcy Padilla
Foto: © Anand Varma
Foto: © Massimo Sestini


Descrivo lo spazio perchè ben si presta alle foto di Marco Bulgarelli, la cosa che si nota infatti è proprio il percorso di avvicinamento che fa il Visitatore per arrivare a fruire di queste immagini. Trastevere è una zona pedonale e per arrivare alla mostra fortunatamente si è obbligati (uno dei pochissimi posti di Roma) ad attraversare a piedi una vasta isola pedonale chiusa al traffico e piena di persone. Si cammina, quindi, almeno una decina di minuti dal più vicino luogo di transito delle auto. Il camminare riduce la velocità degli spostamenti e allontana dallo stress del traffico. Insomma, per quando arrivi al Museo sei rientrato in empatia con te stesso, hai lasciato i rumori dei motori lontano, hai dimenticato il fattore tempo, così importante per vivere in una città come Roma. Quando arrivi insomma le tue orecchie hanno iniziato a riascoltare il canto dei gabbiani che ti volano sulla testa, ti sei accorto che Trastevere è un luogo a misura d’uomo in cui l’auto non serve e le persone ancora possono salutarsi per strada perchè riescono a parlare, a sentire le voci anche se i toni sono bassi. Quando arrivi alla mostra anche gli occhi sono più attenti ai dettagli, più liberi di guardarsi intorno e di relazionarsi prima con la città, ora con le opere. Camminando tra la gente hai seguito per circa un chilometro un flusso di persone, una serie di incontri con Turisti e Romani e hai seguito una direzione, lentamente. Tutto questo in un ritmo a misura d’uomo, riuscendo a percepire la temperatura dell’aria e altri fattori in cui non siamo abituati a muoverci e proprio per questo quindi ci risultano particolarmente congeniali.
E il silenzio è proprio ciò che di più colpisce vedendo le bellissime fotografie di questa mostra. Il silenzio dei passi che camminano dentro Trastevere, il silenzio di un ex Convento in cui sono esposte le foto, il silenzio che esplode senza far rumore dalle immagini di questo silenzioso Fotoreporter romano che espone nella Galleria più caratteristica e bella della sua Città.










