Il lutto cubano

Siamo arrivati a L’Avana la sera del 30 novembre. Tre giorni prima era morto Fidel Castro, controverso ed indiscusso protagonista della storia contemporanea del Paese.

Quando ho appreso della sua morte ho subito pensato che avremmo avuto una grande opportunità: essere a Cuba in un momento storico, di passaggio verso un futuro di forti cambiamenti ancora incerti ma spero non devastanti.

Non ero ancora mai stata a Cuba. Ero curiosa di parlare con la gente e respirare l’atmosfera di quei giorni di lutto in cui tutto il paese si sarebbe fermato.

Il pomeriggio del 30 novembre è partito da L’Avana il corteo con le ceneri di Fidel verso Santiago, quando siamo arrivati noi era già tutto lontano.

Il giorno dopo, L’Avana era una città fantasma, un caldo umido pesantissimo, e la pioggia che ha reso l’atmosfera ancora più grigia e triste. Così ci accolti il paese della musica e del sole.

Ovunque c’erano bandiere a mezz’asta, immagini commemorative di Fidel e del suo 90° anniversario di vita, scritte rievocative del 26 luglio 1953, in ricordo dell’attacco alla caserma Moncada a Santiago di Cuba, uno degli episodi più importanti della Rivoluzione cubana, a cui è stato ispirato il Movimiento 26 de Julio.

Foto: © Simona Ottolenghi – Interno di una casa, L’Avana

In quei giorni precedenti il funerale del 4 dicembre, e quindi la fine del lutto, c’era uno strano silenzio interrotto solo dal rumore delle poche bellissime e decadenti macchine d’epoca, che sono ancora le protagoniste indiscusse delle strade cubane.

Foto: © Simona Ottolenghi – L’Avana

Il sole era tornato, ma rimanevano le bandiere abbassate a mezz’asta, e soprattutto il divieto assoluto di bere e servire alcolici e di ascoltare qualsiasi tipo di musica.

Era stata vietata l’anima di Cuba a Cuba.

Solo in alcuni ristoranti turistici, con le cameriere vestite da Babbo Natale, servivano qualche cocktail a base di rhum, ma mai birra, perché, dicevano, la birra si vede da lontano.

Abbiamo approfittato per parlare con la gente, capire cosa pensano di quel che è stato Fidel per il loro popolo, quanto quel silenzio obbligato fosse vissuto come una costrizione o come un lutto vero e sentito.

A L’Avana alcuni proprietari delle case che ci ospitavano erano poco interessati alla storia e al passato di Cuba… pensavano di più al loro futuro in un turismo che ormai sta diventando di massa.

Foto: © Simona Ottolenghi - L'Avana
Foto: © Simona Ottolenghi – L’Avana

Ma usciti dalla città, tra i coltivatori di tabacco e canna da zucchero, spesso plurilaureati, il sentimento condiviso è di grande rispetto e devozione nel Lidèr Maximo che ha dato ai cubani istruzione e sanità gratuita per tutti e li ha liberati dalla dittatura fascista e corrotta di Batista.

Foto: © Simona Ottolenghi

Sono queste quindi le due anime di Cuba in questo momento di passaggio e cambiamento: quella ancora nostalgica, e certa che Raùl Castro continui sulla linea politica del fratello, e quella che si sta già affacciando al nuovo mondo del turismo, in modo spesso troppo disorganizzato ed approssimativo.

Le casas particulares sono ora autorizzate dal governo, e chi ha modo, non perde l’occasione di trasformare la sua casa in un alloggio per turisti, il porto di L’Avana si è trasformato in un parcheggio per navi da crociera e i pullman turistici da 50 posti sono ormai ovunque…

Rimane però la doppia moneta, il pesos cubano che vale pochissimo (il CUP, 1/24 di €) con cui possono comprare prodotti di prima necessità in botteghe apposite con scaffali prevalentemente vuoti, tutto razionato e controllato, ed il Pesos Convertibile (il CUC, con cambio 1/1 con l’euro), utilizzato dai turisti, che al nero entra nelle mani degli operatori turistici a qualsiasi livello e che crea grosse disparità nella popolazione.

Foto: © Simona Ottolenghi – L’Avana

Questa è la Cuba che io ho vissuto io oggi, in un momento importante per il suo futuro, sperando non venga trasformata in una macchina per investimenti ma che riesca a mantenere la sua forza ed unicità.

Cosa succederà non lo sappiamo, ma già si vedono tante bandiere americane nelle strade e dentro le case, e tanti sono i cubani che con i colori della bandiera USA hanno trasformato il loro abbigliamento…

Che sia un bene o un male sarà solo la storia a dirlo…

Foto: © Simona Ottolenghi – Nave da crociera, L’Avana

In diretta dalla Bulgaria

La Bulgaria vista dal finestrino

Scrivo questo pezzo mentre mi trovo ancora in diretta dalla Bulgaria. Stavolta sono solo, in vacanza, con me c’è solo Simona, niente Gruppi da accompagnare, un viaggio di coppia con lo zaino in spalla! Un Capogruppo che si rispetti, per riposarsi tra un viaggio e l’altro… Per vacanza fa un altro viaggio!

Ed eccomi che siamo qui a viaggiare in un Paese vicino alla nostra Italia, a 2 ore di volo da Roma, eppure così diverso. La prima impressione è quella di trovarsi in un posto che ha subito moltissimo l’influenza sovietica per diversi decenni che ne ha modificato l’architettura, il look della gente e lo stile di vita.

Il cirillico innanzitutto è la prima cosa che noti quando sei qui: ti da subito quell’immagine austera che ti aspettavi di trovare. Il cirillico ti porta in un attimo ben oltre la cortina di ferro. Assomiglia un pò al nostro alfabeto, un pò a quello greco, un pò ha strani segni a noi ignoti, e spesso alcune lettere che sono identiche alle nostre, hanno suoni completamente diversi. Il problema è quando il menù è scritto SOLO in cirillico e il personale non parla una parola di inglese… Ma anche questo fa parte delle regole del gioco del saper viaggiare in modo “romantico” senza grandi programmi, senza enormi aspettative…

Il bello del viaggiare in questo modo è la sensazione di smarrimento, di vuoto, di scoperta che sei “costretto” a fare ogni minuto mentre sei fuori casa, ogni cosa che ti serve sei costretto a chiederla.

Qui in Bulgaria Internet è diffuso quasi ovunque con WIFI gratis, ma non è un servizio costante e soprattutto non è affidabile in alcuni momenti in cui sembrerebbe indispensabile! Sai benissimo di aver sottoscritto per il tuo telefono anche la tariffa (quasi) free per internet ma, al dilà dei costi del tutto sostenibili, approfitti di questa occasione per rinunciare del tutto a questa ciambella di salvataggio informatico: questo è il tuo viaggio nel tempo, in quella vecchia Europa che ancora esiste e quando internet non è disponibile…. Non andrai a cercarlo, imparerai a farne di nuovo a meno, a parlare con la gente.

Fotografare viaggiando

Fotografi in vacanza, e allora riscopri un modo diverso di viaggiare, fatto di chiacchiere a gesti con la persone, e scoprirti incapace di interagire se non con mezzi primitivi di comunicazione: indicare, sorridere, disegnare in aria, fare versi degli animali per spiegare che non mangi maiale o che vuoi il pollo o uno spiedino di agnello!!!!

 

La musica: ne abbiamo sentita tanta nei taxi, nei negozi, negli hotel…. La musica che ascolta la gente da queste parti è completamente ferma agli anni ’80 e non abbiamo sentito un solo brano che fosse più recente di quel periodo. Un fenomeno ci ha invece particolarmente colpiti: a Sofia c’è un locale che si chiama Delta Blues Bar, un angolo perfetto di Mississippi in piena Bulgaria! Una sorpresa per me e Simona che amiamo questo genere, e che lo abbiamo approfondito nel corso di tanti viaggi nel sud degli USA.

Un ristorantino a due passi dal Monastero di Bachkovo, l’arredamento del locale è di sicuro originale e irriverente!!

Così, parlando con il gestore, scopriamo che a Sofia, non si sa per quale ispirazione, ci sono l’almeno 500 musicisti che fanno blues e questo ha creato un indotto di pubblico che viene in questo locale ad ascoltare Blues suonato live tutte le sere. Anche a Plovdiv c’è un bel festival di musica Jazz molto seguito dal pubblico e visto che siamo capitati in città proprio in quei giorni, ne abbiamo immediatamente approfittato per un paio di concerti in un teatro e in un club…

Per un fotografo la Bulgaria è il luogo ideale per fare Street Photography: le donne, nei quartieri periferici che frequentiamo noi, vanno in giro con acconciature esagerate con capelli cotonati stile anni’60, la vecchina che cammina con le buste in mano e il capo coperto dal tipico fazzoletto copricapo annodato sotto al collo, l’omino secco secco con il giubbottone di similpelle che fuma una sigaretta che puzza di cadavere, i ragazzi vestono spesso con tute simil-Adidas e qualcuno azzarda looks di ispirazione più occidentale….

I mercati come sempre sono una vera miniera di stimoli fotografici, di personaggi da fotografare, di persone da incontrare e merci da scoprire. Un Luv, la moneta locale, corrisponde a circa 2 Euro, solo che i prezzi sono bassissimi, al ristorante mangi una cena di gran lusso comprese bevande a non più di 12-15 Euro a persona.

Viaggiando da queste parti, quello che ti puoi aspettare è il poter fotografare le vecchie automobili della Lada che ancora girano scassate nelle strade, le auto qui servono per muoversi, non sono uno status symbol, per cui le tengono finchè sono in grado di camminare.

La Bulgaria non ha cose “famose” da fotografare, ma è proprio questa la sua bellezza: potrai esprimerti tu al meglio tirando fuori i racconti e le sensazioni dei momenti che vivi. Non ci sono palazzi importanti e a livello di architetture tutto si riduce ad alcune chiese e monasteri che sono meravigliosi ma assolutamente sconosciuti al turismo di massa.

In questi monasteri, al dilà della bellezza del luogo stesso, ti colpiranno di nuovo le persone, la loro spiritualità, il loro rapporto con la preghiera: in queste chiese scoprirai  la bellezza della luce che filtra dalle finestre, le atmosfere mistiche dei sacerdoti che celebrano e la gestualità delle mani che accendono le candele…

E l’altra cosa che abbiamo riscoperto è il piacere di viaggiare con i mezzi pubblici, a parte la metropolitana di Sofia, l’esperienza più bella che abbiamo vissuto è il viaggio su un trenino a scartamento ridotto, ma di questo ne parleremo a parte nel prossimo articolo…

BUONA LUCE

Roberto Gabriele

Costruzione del Portfolio fotografico

Quante volte capita di trovarci tra le mani (o nell’hd del computer) miliardi di foto e non sappiamo come fare per dar loro un ordine? Oppure torniamo da un viaggio e la prima cosa che facciamo è quella di scaricarle ed inserirle tutte direttamente su Facebook… NIENTE DI PIU’ SBAGLIATO!! Il PORTFOLIO è un nostro progetto, è un insieme di foto che hanno un senso, selezionate per RACCONTARE e trasmettere qualcosa… quel qualcosa siamo noi, è il nostro viaggio, è un progetto fotografico che dobbiamo presentare ad un giornale o con il quale vogliamo fare una mostra…

Come fare per scegliere le foto ADATTE alla finalità del portfolio stesso?

1. SCELTA DEL PROGETTO

Prima cosa da fare è aver ben chiaro in mente COSA SI VUOLE RACCONTARE.

Qualunque sia la finalità del Portfolio, esso deve avere un TITOLO ed un OBIETTIVO di cui dobbiamo necessariamente tenere conto nella successiva selezione.

Possiamo decidere di voler raccontare una giornata particolare di nostro figlio, oppure un viaggio che abbiamo fatto, o più semplicemente raccontare una città attraverso i colori oppure le geometrie dei campi coltivati di fronte a casa.

L’importante è avere ben chiaro il tema e tenerne conto anche quando dovremo decidere se escludere la “foto più bella”!

2. FINALITA’ DEL PROGETTO

Fondamentale è anche il fine ultimo del portfolio: la nostra selezione cambierà notevolmente se dobbiamo semplicemente mettere le foto del nostro viaggio su un social network, o se dobbiamo far vedere il nostro progetto ad un Photoeditor per la pubblicazione su un giornale, oppure se ci serve per una mostra o per il nostro sito.

A seconda della finalità cambieranno il numero delle foto, il tipo di immagine che sceglieremo (un giornale di attualità/cronaca per esempio non accetta foto troppo grandangolate o che in qualche modo alterino la percezione della realtà, mentre uno di moda/glamour vorrà immagini perfette dal punto di vista tecnico e di luce) e quindi verrà condizionato il tipo di selezione che andremo a fare.

3. SELEZIONE ED EDITING

Questa è la fase più importante, delicata ed anche dolorosa di tutto il processo!

Imparare a selezionare vuol dire anche imparare a scegliere ed avere anche il CORAGGIO DI ESCLUDERE “la foto più bella” se non è coerente con l’insieme.

Riassumo i PUNTI PRINCIPALI della fase selezione:

  • Fare una prima ampia selezione di circa 30/40 foto che ci sembrano adatte al progetto.
  • Scegliere le foto di APERTURA e di CHIUSURA: considerando che il verso di lettura (anche fotografica) di noi occidentali è da sinistra verso destra e dall’altro verso il basso, la FOTO DI APERTURA dovrà portare il nostro occhio all’interno del progetto, e dovrà anche essere esteticamente una delle più forti.
  • La FOTO DI CHIUSURA sarà invece quella che metterà un punto al lavoro, che ne definirà la sua conclusione.
  • COERENZA (stilistica, tematica…): A seconda del lavoro, della sua finalità e quindi dell’effetto finale che vogliamo ottenere, sceglieremo se presentarlo per esempio a colori o in bianco & nero, o se creare una postproduzione particolare, oppure se presentare un lavoro con foto mosse o tutte sovra/sottoesposte. Qualunque sia la nostra scelta stilistica, questa dovrà essere coerente per tutto il lavoro, a meno che non si voglia dare una valenza particolare ad una singola foto che potrà essere rappresentata in modo diverso. Stesso discorso possiamo farlo sulla scelta della focale utilizzata… saltare da una foto grandandolata ad una molto zoommata rischia di rendere il progetto difficile da leggere… ma questa non è una regola così stretta, dipende sempre da ogni singolo caso.
  • NON ripetere IMMAGINI SIMILI: Il coraggio di escludere foto belle o che riteniamo importanti vale anche per questo punto… se abbiamo due foto simili o con lo stesso soggetto e non sappiamo quale scegliere… dobbiamo farci forza, ragionare su quale delle due (o più) meglio si adatta al progetto, e necessariamente dobbiamo scartare l’altra (o le altre).
  • L’OCCHIO VUOLE LA SUA PARTE: Dovremo creare un “percorso visivo” tra le singole foto tenendo presente i colori, le linee di forza e le geometrie e prospettive delle foto che andremo ad accostare. Tutto questo ci aiuterà a creare un LAVORO PIACEVOLE NEL SUO COMPLESSO, e non bello solo perché le singole foto sono belle.
  • Meglio un Portfolio con POCHE FOTO, MA BUONE: una sola foto “incoerente” col complesso, rischia di stonare ed abbassare il livello di tutto il lavoro.

4. SUPPORTO E STAMPA

Superato il difficile ostacolo della selezione, non ci rimane che scegliere il supporto e le dimensioni di stampa. Ovviamente se il lavoro dovrà essere pubblicato sul web non avrà bisogno di essere stampato.

Generalmente un lavoro da far visionare ad un professionista (per la lettura portfoli) o ad un photoeditor deve essere il più chiaro possibile, con stampe no più grandi di 20×30 cm, con al massimo una cornicetta bianca, senza incollaggi su cartoncini o simili. Le foto andranno sistemate secondo l’ordine scelto in precedenza.

Per quanto riguarda una mostra, invece, dipende molto dal luogo in cui si espone, e dalle condizioni di luce, meglio comunque stampe grandi senza cornice in vetro (che rischia di creare spiacevoli riflessi) in modo da valorizzare al meglio le stampe.

Portfolio Street

 

 

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