Due cose colpiscono viaggiando in Myanmar: l’intensa attività di costruzione, mantenimento e allargamento della rete stradale e il fatto che gli aspetti più faticosi di questa attività vengano svolti per la maggior parte da manodopera di genere femminile.
Le donne in Myanmar hanno un grado di indipendenza e autonomia relativamente maggiore rispetto ad altri paesi asiatici. Il sistema educativo però le penalizza, le posizioni di responsabilità sono precluse e conseguentemente a esse sono affidati i lavori più faticosi e di minor valore.
La costruzione delle strade è un esempio immediato di tutto ciò. L’attività è piuttosto semplice, sulla terra viene disposto un letto di sassi e successivamente passato il catrame.
Il lavoro di raccolta e trasporto di grandi pietre, la loro successiva rottura in sassi più piccoli, il trasporto e il posizionamento finale di quest’ultimi sono tutti demandati al genere femminile.
Gli uomini si occupano solo della guida degli automezzi, del fuoco che scioglie il catrame e del versamento del catrame stesso sui sassi. Tutte attività che comportano molto più pause di quelle svolte dalle donne.
Questo tipo di cantieri si trova spesso su qualsiasi strada si faccia; già poche foto testimoniano quanto descritto e spiegano più di molte parole.
Foto e parole di Maurizio Trifilidis
Questa storia ha partecipato a Travel Tales Award 2022. Clicca sul link per partecipare anche tu alla nuova edizione.
Mostra Travel Tales Award a Colorno
al MUPAC di Colorno, dal 26 al 28 agosto:
Vi aspettiamo al MUPAC di Colorno (PR) questo week end in occasione del festival COLORNOPHOTOLIFE(dal 26 al 28 agosto). Ci saranno tanti eventi tutti dedicati alla fotografia, alcuni di questi ci riguardano da vicino perchè saranno le prime uscite ufficiali dei Finalisti di Travel Tales Award 2022.
Leggi qui di seguito tutti i dettagli dei vari momenti della serata e poi di tutto il week end…
Venerdì 26 agosto ore 21,00 inaugurazione mostra Travel Tales Award
Tra le varie mostre fotografiche, ci sarà la collettiva “Travel World Pics”, una selezione delle migliori opere singole iscritte a Travel Tales Award tramite Instagram utilizzando l’hashtag #TTA2022
Venerdì 26 agosto ore 21,30 (durante le mostre) anteprima del libro Travel Tales Award
Nello stesso luogo, ossia all’Aranciaia della reggia di Colorno (MUPAC) in Viale S. Rocco, 1 a Colorno (PR) e nello stesso momento sempre venerdì 26 agosto ma mezz’ora dopo, alle 21,30 ci sarà l’anteprima dei 16 racconti selezionati per il libro Travel Tales II.
Il libro cartaceo lo presenteremo a Roma nel week end del 1 ottobre presso OTTO Gallery, CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIU’, ma in questa serata vedremo le opere montate con dei bellissimi video realizzati da Gigi Montali e saranno il momento conclusivo dell’iniziativa VIAGGI SOTTO LE STELLE.
Sabato 27 agosto ore 10,00 Masterclass di Fotografia “Dietro le quinte la fotografia fa spettacolo”
Sempre all’Aranciaia della reggia di Colorno (MUPAC) in Viale S. Rocco, 1 a Colorno (PR) sabato mattina 27 agosto, dalle 10,00 alle 13,00 ci sarà la Masterclass diretta da Gigi Montali di Colorno e da Roberto Gabriele di Viaggio Fotografico per imparare a fotografare gli eventi teatrali da dietro le quinte: una velocissima carrellata di suggerimenti molto pratici da mettere subito in pratica la sera stessa in occasione di TUTTI MATTI PER COLORNO.
TTA è una grande iniziativa rivolta a Fotografi Professionisti ed Appassionati che vogliano “tirare fuori” dai cassetti le loro migliori storie di viaggio e raccontarle con una visione narrativa fotografica di alto livello. Travel Tales Weekend è il momento conclusivo di 10 mesi di preparazione del più grande evento dedicato alla Fotografia di Viaggio che esiste in Italia.
Già l’edizione 2021 dell’Award ha visto la partecipazione di oltre 200 autori, con una prima selezione di 50 storie, e una serie di storie premiate con varie modalità, che puoi vedere nella sezione dedicata TTA edizione 2021
Per il 2022 abbiamo inserito una nuova sezione dedicata alle foto SINGOLE che si sono iscritte tramite l’Hashtag #tta2022 alla nostra iniziativa. Davvero numeri da record con oltre 2800 foto si sono candidate pubblicando l’hashtag #tta2022.
Il Viaggiare inteso come metafora e stile di vita e raccontato con la fotografia.
Abbiamo cercato storie di viaggi realmente fatti, raccontati con originalità e creatività che raccontino in modo personale la storia di viaggi fatti ovunque nel mondo e con qualunque modalità e stile di viaggio.
I nostri Autori hanno raccontato le loro STORIE FOTOGRAFICHE trasmettendo il senso stesso del viaggio, il mood emozionale, lo spirito del Viaggiatore che va ben oltre quello del turista o del fotografo in cerca solo scatti perfetti.
Ne sono uscite storie affascinanti dei Viaggiatori, del loro viaggiare in qualsiasi modo e tutte caratterizzate da una eccellenza del linguaggio fotografico. Storie di chi è partito con uno zaino e una Moleskine oppure con un camper, a piedi o con 36 ore di volo da casa.
LA MOSTRA
Tanti sono stati i premi e i riconoscimenti per gli autori che hanno partecipato con le loro storie di viaggio al Travel Tales Award. Il livello dei lavori che abbiamo ricevuto è stato molto alto, e altrettanto è stato stimolante quanto difficile la selezione e la scelta dei vincitori.
Ciascuno con il proprio linguaggio, ha rappresentato quanto richiesto dal regolamento: STORIE che trasmettessero il senso stesso del viaggio, il mood emozionale, lo spirito del viaggiatore che va ben oltre quello del turista o del fotografo in cerca solo di scatti tecnicamente perfetti.
Volevamo storie originali e affascinanti, che raccontassero i viaggiatori e il loro itinerare con qualsiasi mezzo, caratterizzate da un linguaggio fotografico personale e maturo.
Per ciascuna foto, è possibile vedere il lavoro completo e leggere il testo scritto dall’Autore, scansionando il codice QR che si trova sui pannelli esposti.
Come ogni iniziativa che si rispetti anche in questo caso c’è una Giuria che valuta i progetti iscritti per decretare i migliori. La Giuria 2022 di Travel Tales è così composta:
Angelo Cucchetto, titolare di Photographers.it e ISP, editore di CITIES
Giovanni Pelloso, direttore di IL FOTOGRAFO
Roberto Gabriele, fotografo e titolare di ViaggioFotografico.it
Simona Ottolenghi, titolare di ViaggioFotografico.it e curatrice Otto Gallery
Loredana De Pace, Giornalista e curatrice
Attilio Lauria, Giornalista e curatore
Gigi Montali, fotografo e Direttore Artistico del festival Colorno Photo Life.
Il corridoio centrale di OTTO Gallery. Le foto in primo Piano sono di Maurizio Trifilidis VINCITORE ASSOLUTO dell’Edizione 2021
PROGRAMMA DEL WEEK END:
Nel weekend, che farà base daOtto Rooms & Gallery, Roberto Gabriele e Simona Ottolenghi faranno gli onori di casa, coadiuvati da Giovanni Pelloso, direttore del Il Fotografo, e accompagnati da molti degli autori selezionati e premiati.
Venerdì 30 settembre
Non ci sono eventi ufficiali, ma faremo solo una cena informale con chi vorrà esserci. Occorre prenotare entro il 26 settembre via email a info@viaggiofotografico.it
Sabato 1 ottobre
10,00-13,00 letture portfoli di viaggio a cura di Giovanni Pelloso e Simona Ottolenghi (su prenotazione via email a info@viaggiofotografico.it )
19,00 Premiazione Vincitoriseconda Edizione di Travel Tales Award 2022 premiati i 3 autori delle 3 storie classificate prima, seconda e terza assolute.
21,00 Cena conviviale con chi vorrà esserci. Occorre prenotare entro il 26 settembre via email a info@viaggiofotografico.it
10,00-13,00 letture portfoli di viaggio a cura di Giovanni Pelloso e Simona Ottolenghi (su prenotazione)
10,00-20,00 mostra Travel Tales Award 2022 aperta per visite libere e gratuite senza prenotazione.
21,00 Cena informale con chi vorrà esserci. Occorre prenotare entro il 26 settembre via email a info@viaggiofotografico.it
LA CURATRICE
Simona Ottolenghi, Architetto, fotografo, accompagnatore turistico… e da sempre viaggiatrice instancabile.
Nei primi anni 2000 si avvicina al mondo fotografico, e da allora la fotografia è diventata il suo strumento per comunicare e per raccontare la sua personale visione del Mondo.
Dal 2010 è socia della ONG Bambini nel Deserto Onlus con cui è andata più volte in Africa (Marocco e Burkina Faso) a seguirne e documentarne progetti. Con le sue immagini sono stati pubblicati i libri “Dal Sole l’Acqua” e “Il Regno del Moro Naba”.
Nel 2013 ha creato assieme a Roberto Gabriele ViaggioFotografico.it che le ha permesso di trasformare le sue passioni nel lavoro più bello del mondo: Insegnare fotografia in viaggio, direttamente sul posto.
Dal 2019 gestisce la OTTO Gallery di Roma nella quale si occupa della curatela delle mostre e organizza presentazioni di libri, di Autori e di progetti.
Simona ha curato il libro TRAVEL TALES, storie di viaggi e di viaggiatori.
Non chiederti di cosa ha bisogno il mondo, chiediti cosa ti rende felice, e poi fallo, Il mondo ha bisogno di persone felici”. Il Piccolo Principe
Destino
Destino
Destino è il racconto di viaggio con il quale Nadia Cianelli ha partecipato a Travel Tales Award 2021
Ho attraversato la Patagonia in autobus, accompagnata dall’interminabile linea retta dell’orizzonte, la macchina fotografica e una busta: di quelle gialle, con stampato in alto a sinistra “Poste Italiane” e scritto a mano un improbabile indirizzo: “Por el Capitan del barco Barracuda – Ushuaia”.
Una persona incontrata per caso pochi giorni prima di partire mi aveva chiesto la “cortesia”. Non era quello il motivo del mio viaggio, ma da allora recapitare quella busta è diventata la mia missione.
Man mano che si scende verso sud la presenza umana si fa sempre più rarefatta. Le distanze tra le cittadine sono enormi, lungo il percorso di tanto in tanto si vede una estancia, o la carcassa di un guanaco rimasto intrappolato nel filo spinato delle recinzioni. Un gaucho a cavallo galoppa verso casa seguito dai suoi cani.
Puerto Madryn, la Peninsula Valdés, Puerto Piramides, Punta Ninfas, pinguini e leoni marini. Rio Gallegos, Cabo Virgenes e quel faro che guarda verso il Cile, fino a giungere alla fine del mondo: la Terra del Fuoco.
Il mio istinto di fotografa mi aveva suggerito un’intenzione: ad ogni tappa ho fermato persone e le ho fotografate chiedendo loro di posare con la busta gialla in mano.
“Cosa c’è dentro?” mi chiedevano stupiti. “Non lo so, decidi tu” rispondevo, allora si facevano seri, concentrati in qualche pensiero. E io scattavo.
Giorno dopo giorno quella busta diventava sempre più pesante nell’accogliere i pensieri di tutte le persone ritratte, e per me sempre più importante. Fino a pochi chilometri da Ushuaia non mi era mai venuto in mente che quel Capitano del barco Barracuda avrei potuto anche non trovarlo. Una volta arrivata in città vengo assalita da una frenetica urgenza. Consegnare quella busta ormai sgualcita per i passaggi in troppe mani ha assunto un’importanza vitale.
Ho il vento in faccia e la percezione quasi fisica di essere veramente alla fine del mondo, nell’ultimo lembo di terra abitato all’estremo sud del pianeta, più avanti solo i ghiacci dell’Antartide.
Al porto scopro subito che il Barracuda è ormeggiato sulla banchina, ma ormai non naviga più da tempo. “E il Capitano? Cosa ne è stato del Capitano?” chiedo all’uomo cui mi sono rivolta per avere informazioni.
“Chi, Danilo?” Sono fortunata, lo conosce ed è disposto ad aiutarmi. “Danilo? Ciao” non so spiegare la sensazione che provo quando comprendo che ci sta parlando al telefono. “C’è qui una signora che viene dall’Italia, ti cerca, ti deve consegnare una busta.
Prendiamo un appuntamento per il pomeriggio seguente. Temo fino all’ultimo momento che non venga, ma si presenta puntuale. Dopo un saluto imbarazzato saliamo sul relitto, impolverato e arrugginito, e finalmente gli consegno quel messaggio scritto solo per lui.
Di nuovo a terra lo invito a bere qualcosa insieme, Lui resta in silenzio per un poco, poi mi si rivolge con il volto serio: “La ringrazio, ma devo proprio andare. Ho un volo per il Cile tra poco più di un’ora. Lascio per sempre questo paese”.
Avevo consegnato quella busta appena un’ora prima che il destinatario scomparisse per sempre. La Patagonia è terra di magie, e con me non si è risparmiata.
Un frammento del mio cuore è perso tra le montagne del Pamir è negli occhi delle persone che ho incontrato e dentro ogni ruga del loro viso che rimandano a quanto questa terra possa essere meravigliosa e terribile.
In Afghanistan ci sono stata per fotografare i Kyrgyzi. Una popolazione nomade che vive all’estremo nord e arrivarci non è stato semplice.
Per raggiungere la frontiera afghana ci sono voluti 2 giorni di macchina su strade sterrate, seguendo il fiume Pamir, passando tra gole di sorprendente bellezza e guadando corsi d’acqua. Passata la frontiera a Ishkashim, si attraversano le terre del Wakhan dove si vive di pastorizia, agricoltura e hashish.
Quello di cui vado orgogliosa è il rapporto che sono riuscita ad instaurare con le persone, una comunicazione fatta di gesti, sguardi ed espressioni.
Il percorso con la macchina termina a Sarhad, da qui, inizia l’ascesa verso le montagne del Pamir, si deve proseguire a cavallo e nei tratti più ripidi, a piedi.
Siamo a 3.200 metri. Passiamo i siti di Borak, Langar, KashchGoz e arriviamo sull’altopiano. Cerco di imprimere nei miei occhi l’immagine di ogni singola vetta, di ogni altura,di sentire il vento, il sole e penso che tutto questo l’hanno vissuto anche Alessandro Magno e Marco Polo. Ci vogliono 5 giorni per arrivare a BozaiGumbaz dove sono stati avvistati i Kirgyzi.
Tanto la popolazione dei Wakhy è aperta e socievole, tanto i Kirgyzi sono diffidenti e restii ai contatti con persone esterne. Il permesso di restare ci è accordato, però è stato vietato agli uomini di fare foto. Ma i soldi fanno comodo a tutti e così il divieto è sciolto e la sera è stata organizzata una cena che prevede capretto, pesce di fiume e naan, il tipico pane afgano, il più buono che abbia mai mangiato!
Mi aggiro tra le yurte e le costruzioni fatte di fango e pietra. Vedo solo donne. Le seguo mentre vanno a prendere l’acqua o fanno rientrare gli animali nei recinti, o cucinano per noi. La nostra guida ci spiega che il colore del copricapo che indossano, distingue le sposate dalle nubili: bianco per chi ha un marito; rosso per le nubili.
Siamo rimasti solo una giornata al villaggio. Sono stata fortunata a fotografare i Kirgyzi, poiché è una di quelle popolazioni le cui tradizioni sono a rischio di estinzione.
La HW 61 da New Orleans a Saint Louis è un itinerario leggendario che accompagna il fiume Mississippi nel suo sonnacchioso scorrere verso il mare. Evoca nella mente e nell’anima quella fetta di terra Americana intrisa da quel genere musicale che è il blues del Delta.
Una strada è una strada, ma a volte è di più… una strada suona e canta. Ho guidato lungo questa pianura spesso simile alla mia terra, alla ricerca della sua musica, ho attraversato questi luoghi accompagnato dal Blues che usciva dalla radio costantemente ed ho raccolto immagini e parole testimoni di questo mondo che trasuda ancora del Blues.
Il blues nasce come canzone di protesta, nasce nelle piantagioni di cotone del delta Mississippi, dove le comunità di schiavi afroamericani lavoravano duramente, sottopagati e sfruttati.
Nasce al calar del sole nelle calde sere, nelle bettole dove s’incontravano per bere, suonare e cantare insieme.
I luoghi
I luoghi del blues sono parte inscindibile della tradizione e a livello storico sono una sorta di atlante, che si apre dinnanzi agli occhi di noi viaggiatori curiosi col suo patrimonio fatto di miti e leggende. In queste contrade sperdute nel nulla, questa musica è nata e cresciuta.
Il blues l’ho incontrato ovunque, al “Poor Monkey” al Reed’s o al Ground Zero, dove sul palco si esibivano bluesmen locali, ma anche al Lorraine Motel dove la storia dei diritti civili non si è fermata nemmeno davanti al brutale assassinio del Reverendo Martin Luther King. L’ho incontrato nei cimiteri dove i bianchi sono ancora da una parte e i neri dall’altra, sui murales che colorano le città che ti vedi passare lungo la “61”.
L’ho incontrato dal barbiere, perché è lì che lo si incontra veramente, oppure su quei divani sfondati che troviamo davanti alle case di legno, nelle vecchie piantagioni come fantasmi che non se ne vanno o lungo i binari di quella ferrovia che li ha portati via.
Questo è stato il mio viaggio e le sue sensazioni sono ancora dentro di me.
Un’altra occasione di presentazione del TTA, TRAVEL TALES AWARD, sarà Giovedi 11 Novembre alle ore 19.30 da NOC – New Old Camera, in Viale S. Michele del Carso, 4 a Milano presenteremo il progetto e gli output editoriali connessi; i Tre portfoli selezionati da Il Fotografo e pubblicati nel numero di luglio / agosto della rivista, le 4 storie che compongono la sezione Travel Tales sul numero 9 di CITIES, le 21 storie che compaiono nel libroTravel Talesa cura di Simona Ottolenghi. Qui potrete vedere tutte le storie premiate a https://traveltalesaward.com/storie-premiate/
Mostreremo anche le Storie premiate con la mostra attualmente allestita a Roma da Otto Gallery.
Ospitati da Giordano Suaria saranno presenti Angelo Cucchetto, Simona Ottolenghi, Roberto Gabriele, Giovanni Pelloso, Federica Berzioli e alcuni degli Autori selezionati, tra cui Mario Cucchi,Roberto Manfredi, Giuseppina Di Falco, Alessandro Castiglioni e Tania De Pascalis.
Ricordiamo il grande successo delTravel Tales Weekend, 1,2 e 3 ottobre 2021, che è stato il momento conclusivo di una serie di eventi nati per la promozione di progetti autoriali legati alla Fotografia di Viaggio, lanciata da Starring conPhotographers.it eIsp in collaborazione con la rivista Il Fotografo, con il supporto tecnico di Viaggio Fotografico.it e diNOC e con il supporto operativo diOTTO Rooms e OTTO Gallery
Come arrivare:
Saremo a Milano in Viale San Michele del Carso 4 presso New Old Camera.
Per un viaggio di incontri e foto in Cina, ho scelto il Guizhou. Non avevo interesse per le grandi citta “modernizzate” e neanche per le antichità più note al turismo. Il Guizhou è una regione rurale, dove tuttora l’agricoltura costituisce la base essenziale dell’economia locale. Una regione che vede la presenza di molti piccoli villaggi le cui tradizioni e abitudini stanno si cambiando ma più lentamente rispetto ad altre parti del paese; villaggi con una popolazione media anziana, perché anche qui i giovani, come succede in tutto il mondo, preferiscono trasferirsi nelle grandi città, alla ricerca di modernità e di lavori diversi da quello nei campi.
Complessivamente, ciò che più mi ha colpito in questi piccoli villaggi, e che rimane ben evidente nelle foto scattate, è stata la facilità del rapporto umano con chiunque abbiamo incontrato. Superando spesso a gesti o con l’aiuto della guida la barriera della lingua, quando abbiamo bussato a una porta ci è stato sempre aperto e ho potuto fotografare quanto non mai le persone, sempre ospitali e disponibili, pronti a offrirti una sigaretta, un thè o una parte del loro pranzo, all’interno delle loro abitazioni.
Le prime foto riguardano i Long Form, una tribù dell’etnia Miao, che si caratterizza per le vesti colorate e, soprattutto, per i tipici copricapi di legno ricoperto da matasse nere. Vivono in un’area remota, lontana dai flussi turistici e mostrano con orgoglio i simboli della propria tradizione.
Le altre foto riguardano le attività quotidiane più elementari, spesso legate al pranzo o a un momento di riposo. Ho partecipato anche a un matrimonio, semplice ma incredibilmente rumoroso: di fronte agli sposi un signore accendeva in continuazione batterie di “miccette”, piccole ma in quantità incredibile, e il cui intenso baccano è percepibile anche solo dal fumo ben visibile nella foto e dall’enorme scatola che ne conteneva solo una parte.
In nessuno dei miei viaggi precedenti avevo fotografato così tanto in interno e soprattutto persone. Un viaggio che ha cambiato il mio modo di fotografare e che ha trasformato ogni scatto, preceduto e seguito sempre da un partecipato scambio umano, in una testimonianza di comunanza con il soggetto fotografato; ogni foto rappresenta un volto e una storia a sé stante, con l’unica eccezione dell’ultima, il “villaggio”, necessaria a mostrare il contesto esterno dei posti visitati.
Travel Tales Weekend, è il momento conclusivo di una serie di eventi natiper la promozione di progetti autoriali legati alla Fotografia di Viaggio, lanciata da Starring conPhotographers.iteIsp in collaborazione con la rivista Il Fotografo, con il supporto tecnico di Viaggio Fotografico.it e diNOC e con il supporto operativo diOTTO Rooms e OTTO Gallery a cui si aggiunge per l’iniziativaOfficine Fotografiche Roma, una delle maggiori strutture dedicate alla Fotografia.
Rispettando lo schema diiniziative previste dall’Award la commissione composta da Angelo Cucchetto, Giovanni Pelloso, Roberto Gabriele, Simona Ottolenghi, Loredana De Pace e Paolo Petrignani ha selezionato 50 Storie tra tutte quelle che hanno partecipato all’Open Call dell’Award, e tra queste sono infine state scelte le storie poi premiate con le varie possibilità previste, che potete vedere a https://traveltalesaward.com/storie-premiate/
È quindi arrivato il momento di festeggiare, e per farlo degnamente abbiamo strutturato un’iniziativa dedicata a Roma, TRAVEL TALES AWARD WEEKEND, grazie al supporto dei nostri partner. La festa inizierà venerdi 1 ottobre con la serata di premiazione dedicata da Otto Gallery, e proseguirà sabato da Officine Fotografiche.
Per il week end (vedi programma qui sotto) abbiamo previsto una grande mostra finale con una selezione di Autori che verranno esposti a Roma dal 1 ottobre al 30 novembre 2021, la letture di portfoli di viaggio, la presentazione di Cities 9 e del libro “Travel Tales – Storie di viaggi e di viaggiatori“, una tavola rotonda e un tour fotografico a Roma con Roberto Gabriele.
Una grande festa nella quale tutti gli eventi SONO GRATUITI MA E’ NECESSARIO PRENOTARE con il form qui sotto, nel rispetto delle norme anti covid.
Mostra:
Gli Autori (e i loro viaggi) esposti in mostra presso OTTO Gallery saranno: Maurizio Trifilidis (Cina), Ilaria Miani (Afghanistan), Alessandro Zaffonato (Romania), Alessandro Castiglioni(Siberia), Tania De Pascalis (Marocco), Roberto Manfredi (India), Laura Loiotile (Cuba), Lia Taddei (Uzbekistan), Roberto Malagoli (luce del Mondo), Laura Pierangeli(Bhutan), Giulio Cesare Grandi (India). La curatela della mostra è di Simona Ottolenghi che ha progettato anche l’allestimento dello spazio.
Letture Portfolio:
Due mattinate (sabato 2 e domenica 3 ottobre) interamente dedicate alla lettura dei portfoli. Giovanni Pelloso, Angelo Cucchetto e Simona Ottolenghisaranno disponibili gratuitamente per esaminare progetti e fare consulenze gratuite di Autori che si sono dedicati alla Fotografia di Viaggio. L’attività è completamente gratuita ma occorre prenotarsi con il form qui in basso.
La copertina del libro “Travel Tales – Storie di viaggi e di viaggiatori”
Libro:
Il libro “Travel Tales – Storie di viaggi e di viaggiatori” edito da Starring ha selezionato 21 progetti autoriali di fotografia di viaggio e li ha pubblicati in un prezioso volume che presenteremo sabato pomeriggio presso Officine Fotografiche. Questi gli Autori presenti: nel volume a cura di Simona Ottolenghi: Milot market di Stefano Bianchi, Nel segno di Evo di Massimiliano Cambuli, Siberia on the road di Alessandro Castiglioni, Rasputin di Alessandro Castiglioni, Cobra Grande di Pierluigi Ciambra, Che ne Saharà di noi di Mario Cucchi, Kupkari di Carmen Garcia, Quel treno Asmara – Arbaroba di Gualtiero Fergnani, I colori della luce di Roberto Malagoli, The Shoe Factory di Marco Marcone, I suoni del silenzio di Jessica Melluso, Ebano di Adriana Miani, Tracce di Blues di Gigi Montali, Carovane del Tigrai di Riccardo Panozzo, Iran di Diego Pedemonte, Color Mundi di Laura Pierangeli, viaggiare in Italia di Vito Raho, Dolomiti on the road di Francesco Sammarco, Eagle’s Festival di Maurizio Trifilidis, Guizhou di Maurizio Trifilidis, Donne del Maramures di Alessandro Zaffonato
PROGRAMMA:
Ecco il programma previsto salvo ulteriori modifiche e restrizioni imposte dal COVID-19:
Venerdi 1 ottobre
15,00 – 20,00 presso Otto Gallery (ingresso scaglionato con prenotazione obbligatoria)
Presentazione progetto Travel Tales Award e visione Storie premiate e pubblicate su Il FOTOGRAFO, NocSensei, CITIES. Libro Travel Tales.
Opening Mostra Travel Tales
Proclamazione 1°, 2° e 3° vincitori assoluti.
Ore 21,00 cena su prenotazione fino ad esaurimento posti.
Sabato 2 ottobre
10,00 – 13,00 presso Otto Gallery
Consulenze progettuali gratuite in slot di 20 minuti, con Giovanni Pelloso, Angelo Cucchetto, Roberto Gabriele, Simona Ottolenghi, focus sullo story telling (ingresso scaglionato con prenotazione obbligatoria)
17,00-19,00 Presso Officine Fotografiche
Presentazione nuovo numero di Cities 9 con 4 Progetti di Travel Tales pubblicati
Tavola Rotonda sulla Fotografia di viaggio, con Giovanni Pelloso, Roberto Gabriele, Simona Ottolenghi, Angelo Cucchetto e Maurizio Trifilidis
Presentazione con proiezione delle storie del libro Travel Tales, a cura di Simona Ottolenghi.
Domenica 3 ottobre
9,00-13,00 uscita fotografica gratuita a Roma con Roberto Gabriele, si scatta! 10,00 – 12,00, da Otto Gallery Consulenze progettuali gratuite in slot di 30 minuti, con Giovanni Pelloso, Simona Ottolenghi e Angelo Cucchetto, focus sullo story telling (ingresso scaglionato con prenotazione obbligatoria)
Partecipare all’evento è COMPLETAMENTE GRATUITO, è però NECESSARIO PRENOTARE con il form qui di seguito e mostrare il GREEN PASS prima di entrare.
ISCRIVITI QUI A TUTTI GLI EVENTI:
Scegli il tuo orario in base alle tue esigenze: abbiamo messo un orario esteso dalle 15 alle 20 proprio per evitare assembramenti e dare a tutti la possibilità di godere al meglio della mostra e di scambiare due chiacchiere con gli Autori o gli altri visitatori. Abbiamo previsto uno slot di 30 minuti che saranno più che sufficienti per fare tutto, volendo potrai intrattenerti ancora dopo la fine del tuo orario in base ai flussi di persone del momento.
Su Carrasecare
Carnevale in Barbagia
“Carrasegare” significa carne viva da smembrare. Il ciclo della morte e della rinascita: la fine dell’inverno e l’inizio della stagione agricola.
Uomini vestiti di orbace e pelli, carichi di campanacci, con il volto annerito che sembrano venire dalla preistoria ripetendo gesti e movenze millenarie.
Il richiamo ai riti pagani, legati alla rappresentazione della morte del Dio Dionisio e della sua rinascita, portatrice dell’energia che attraverso il sangue rende fertile la terra e ne fa maturare i frutti.
Partecipo al concorso Travel Tales Award con un racconto sul viaggio in Afghanistan e India, tratti dal mio diario. Le foto sono in parte in bianco e nero, quelle del viaggio tra gli incontri e i torrenti del Badoskan. Quelle dei Buddha e della valle di Band-i-Amir le ho lasciate a colori come dalle originarie diapositive.
Afghanistan – 5 Francesco e la gente afghana
Le fotografie sono in parte del Sottoscritto Francesco Carmignoto e in parte dell’amico Francesco Ghion che ci ha lasciati quattro anni fa. Il suo ricordo mi riempie sempre di affetto e di nostalgia per il tempo passato. Foto e racconti vogliono essere un omaggio alla sua gioia per la vita e alla sua bravura.
Il testo ci vede già arrivati in Afghanistan con le nostre due piccole Fiat e non descrive il lungo percorso, bensì la atmosfera e le impressioni riportate sul diario.
Introduzione dall’Autore Francesco Carmignoto
Francesco Carmignoto
Afghanistan – 4 Una famiglia in cammino
La valle di Bamiyan
Da Kabul abbiamo deviato per la pista di Charikar, nel Nuristan. Qui il gruppo del Koh-i-Baba domina l’imponente fuga dei “colli” del Badokskan, nell’Hindu Kush, con cime superiori ai 6000 metri.
Afghanistan – 2 Le nostre magnifiche auto
Un grande silenzio. Solo il torrente Kunduz, ricolmo di acqua cristallina, gorgoglia verso Est, verso l’Amu Darya. Più avanti formerà i sette laghi blu di Band-i-Amir.
Afghanistan – 3 Sulla strada per band-i-AmirAfghanistan -10 Bamiyan. Il secondo Buddha
Le rovine della “città rossa”, la fortezza che ha resistito a Tamerlano, sono ancora imponenti e dominano il villaggio. La gente della tribù hazara sorride e saluta. Ha i tratti mongoli ereditati dalle orde che Gengis Khan spingeva lungo queste valli al centro dell’Afghanistan alla conquista della Persia.
Da una curva della pista, come da un belvedere, l’alta parete rosata appare traforata a perdita d’occhio. Innumerevoli grotte, rifugio per secoli dei monaci, fanno da cornice a due nicchie con statue maestose, i Buddha di Bamiyan.
Sono scolpiti nell’arenaria, in piedi, appena coperti da un leggero mantello che scende in pieghe sottili. Ricordano le statue dei grandi condottieri greci e romani. Sono la testimonianza più bella dell’arte di Gandhara, l’incontro tra gli artigiani greci al seguito di Alessandro Magno e l’arte indiana. In alto, sulla volta della nicchia si intravvedono vecchi affreschi.
Le immagini di Bodhisattva e dei fedeli intenti alla preghiera hanno aureole dorate attorno al capo, come quelle delle icone del Cristo bizantino e dei santi nella pittura del Trecento.
Afghanistan – 8 Bamyian. Le grotte dei monaciAfghanistan – 9 Bamiyan. Il grande Buddha
Il buddismo era giunto in questa valle con i pellegrini nepalesi, attorno al terzo secolo d. C. e qui era sorto un monastero con migliaia di monaci. Il buddha più grande, alto più di 50 m, è già molto rovinato, forse dai tempi delle scorrerie di Gengis Khan o dalla conquista dell’Islam. La faccia è mezza cancellata e le gambe erose.
Eppure emana una suggestione sottile, una sensazione di pace e di tolleranza. Il braccio destro, velato dal manto leggero sembra ancora accogliere con la forza tranquilla di un tempo immutabile.
Verso sera ci avviamo verso i laghi di Band-i-Amir. Passiamo steppe infinite e aride colline dai colori bruciati. Dall’alto vediamo una serie di laghi azzurri illuminati dal tramonto rosato. Scendiamo fino ad una grande spianata sotto una falce di luna che scompare dietro le alte montagne.
Siamo soli, mentre il cielo si riempie di stelle nelle ultime luci viola. Le miriadi di stelle palpitanti nel blu evidenziano ancor più la Via Lattea luminosa come seta. I picchi altissimi sono rosati anche di notte.
Una incredibile magia trovarci sperduti quassù, tra le montagne più misteriose del mondo.
Afghanistan – La valle di BamyianAfghanistan – La nostra tendina nella spianataAfghanistan – In attesa della partenza
Afghanistan 1967
Partecipo al concorso Travel Tales Award con un racconto sul viaggio in Afghanistan e India, tratti dal mio diario. Accompagnano le fotografie scattate per la maggior parte dal mio caro amico Francesco Ghion, che ci ha lasciati quattro anni fa. Il suo ricordo mi riempie sempre di affetto e di nostalgia per il tempo passato. Foto e racconti vogliono essere un omaggio alla sua gioia per la vita e alla sua bravura.
Il testo ci vede già arrivati in Afghanistan con le nostre due piccole Fiat e non descrive il lungo percorso, bensì la atmosfera e le impressioni riportate sul diario.
Il racconto si riferisce a Kabul e alla sua gente di antica fierezza.
La Foto 14 relativa a Kabul ci mostra tutti a cena con il segretario d’Ambasciata, la 15 Francesco Ghion con il parroco della chiesetta all’interno dell’ambasciata. La sua parrocchia era l’Afghanistan.
Afghanistan 1967. Gente di Kabul
Kabul ci accoglie con il solito caos delle città orientali, nel gran brulicare di gente a piedi e di tanti calessi trainati da un cavallo. Qui li usano come taxi.
Le nostre due piccole Fiat, che da Padova hanno già percorso più di 10.000 km, creano sorpresa e curiosità. Al centro di un incrocio un vigile dall’uniforme senza più colore è immobile e osserva il via-vai da una piccola pedana.
Si rianima appena vede le nostre auto che si fanno largo a stento. Scende deciso nel “traffico”, si mette a fischiare come un’orchestra, intima l’alt ad un vecchietto con l’asinello, ai carretti e ai numerosi pedoni pieni di fagotti multicolori e poi, con gesto magniloquente ed il volto illuminato dal suo più bel sorriso, ci indica che la via è libera.
Il bello è che ad ogni incrocio c’è lo stesso tipo di vigile, che esegue le stesse grandi manovre solo per noi.
La città vecchia è un groviglio di viuzze dove si affacciano botteghe di ogni genere. L’affollamento è straordinario, carretti, asini, capre, qualche fuoristrada scassato e tanta gente con vesti fantasiose. Gli uomini usano vesti e mantelli sovrapposti e turbanti colorati in testa. Alcuni ostentano lunghi fucili, piuttosto vecchi e scassati. Forse solo decorativi.
Impariamo a distinguere le tante etnie. I pashtun della zona di Kandahar portano un grande turbante bianco. I borghesi di Kabul un elegante berretto in pelliccia di karakoul. Gli afghani del Nord indossano il pakol, un berretto marroncino che sembra una padella con il bordo ingrossato. Assomiglia al copricapo dei Signori del Rinascimento italiano.
Davanti ad un cinematografo nel bazar, una piccola folla commenta sorpresa i manifesti del film americano Cat Ballou, in cui Jane Fonda si mostra in una posa curiosa.
Un venditore d’acqua porta un otre ricolmo. La barba è tinta di rosso con l’hennè. E’ vestito di una stoffa ricavata da un sacco, ma con taglio quasi occidentale. Orologio al polso e toppe sui gomiti ne fanno un elegantone.
Al mercato le donne con il burqa appaiono silenziosi fantasmi colorati. Da lontano vedi volteggiare un leggero mantello dai colori tenui dell’azzurro e del rosa. Scende dalla testa ai piedi e le mille pieghe si muovono sinuose. Un bimbo in braccio si nasconde tra le pieghe.
Ne siamo veramente affascinati. Nella immaginazione dei nostri vent’anni, così tutte le donne diventano belle, una immagine fluttuante, un corpo etereo che il vento si diverte a nascondere ed evidenziare, un balenare di occhi neri che ti osservano curiosi. Poi il capo si abbassa e il burka scompare tra la gente in un leggero fruscio.
Durante un viaggio in Albania ho visitato il caratteristico mercato di Milot, cittadina situata circa 50 Km a nord di Tirana.
Si tratta di un mercato che dai primi anni del secolo scorso si svolge ogni domenica mattina e che richiama moltissime persone che vengono a Milot dai paesi e dalle campagne circostanti attratte dalla notevole varietà di mercanzie in vendita.
È possibile acquistare di tutto: nella zona ovest del mercato, la più lontana dal centro della cittadina, vengono venduti, in condizioni igieniche molto discutibili, animali di molte specie. Nella zona centrale vengono venduti prevalentemente abiti, calzature, casalinghi, attrezzi da lavoro e oggettistica di vario tipo ed inoltre iniziano le bancarelle che vendono generi alimentari.
Nella zona nord-est, quella più vicina al centro di Milot, vengono venduti soprattutto prodotti della terra e generi alimentari (miele, marmellate, ecc.) prodotti artigianalmente dagli stessi venditori.
Le persone sono cordiali e molto ben disposte verso gli stranieri e in particolare verso gli italiani, anche se in molti casi non vogliono essere fotografate; alcune donne indossano abiti tradizionali.
Stefano Bianchi ha di recente partecipato a Travel Tales Award Edizione 2021 la grande iniziativa che premia i migliori Racconti fotografici di viaggio. Oltre 150 Autori si sono confrontati sul tema unico proposto e organizzato da Angelo Cucchetto con Italian Street Photography, Photographers, Cities e la collaborazione della Rivista IL FOTOGRAFO che ha dato ulteriore grande visibilità a tutta l’iniziativa.
Tra i partner promotori di tutto l’evento ovviamente non potremmo che esserci anche noi di Viaggio Fotografico e in collaborazione con gli spazi espositivi di OTTO Gallery
Guarda le foto e lascia un commento nello spazio in fondo a questa pagina.
Il mercato di Milot nelle foto di Stefano Bianchi
Cara (Islanda)
“Cara” è il racconto di un viaggio nello spazio della selvaggia Islanda e nel tempo della memoria; il viaggio come occasione per perdersi, ritrovarsi e ridisegnare la propria identità.
In questo percorso, fotografia e scrittura si contaminano per mezzo di alcune cartoline scritte a me stessa per ricordare piccoli o grandi momenti della mia vita, per percorrere idee semplici o complesse ed esplorare nuovi orizzonti.
Questo lavoro di Daniela Giannangeli fa parte dei lavori selezionati dalla giuria del primo contest fotografico Travel Tales Award Edizione 2021 nel quale oltre 150 Autori si sono confrontati sul tema unico dei racconti fotografici ci viaggio.
L’intervista che potete vedere qui di seguito è stata fatta all’Autrice da Loredana De Pace per NOCSensei ed è stato uno dei Riconoscimenti speciali offerti dalla nostra grande iniziativa organizzata da Angelo Cucchetto con Italian Street Photography, Photographers, Cities e la collaborazione della Rivista IL FOTOGRAFO che ha dato ulteriore grande visibilità a tutta l’iniziativa.
Tra i partner promotori di tutto l’evento ovviamente non potremmo che esserci anche noi di Viaggio Fotografico e in collaborazione con gli spazi espositivi di OTTO Gallery
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Cara (Islanda)
Hella, 25 giugno 2017
Cara D,
quella notte c’era la luna piena e la cometa Hale-Bopp. Notte luminosa: tuo figlio nasce ed entra a far parte del grande ciclo cosmico! Miscellanea di emozioni, immagini, sentimenti: il tutto della vita in pochi istanti. La summa.
Vik, 26 giugno 2017
Cara D,
sono passati venti anni!Mi viene in mente una vostra vacanza in Grecia, nel 1999. Era l’undici agosto ed il sole cominciò a diventare quasi nero. L’atmosfera era metallica e la testa girava un po’. Tuo figlio iniziò ad urlare con un pollice alzato ed un’ape ben salda sopra. La luce grigia rendeva il tutto molto surreale, con una certa carica di tragicità, ma attenuato il dolore del suo mini dito e tornato il sole, cominciaste a ridere di gusto di niente, abbracciati, come succede ancora e ancora…
D
Hölmavik, 27 giugno 2017
Cara D,
qualche volta, pensi ad una breve conversazione con una tua ex alunna. Giulia ti gironzolava intorno, durante un momento libero dalle lezioni e tu le chiedesti se avesse bisogno di te, lei rispose di no ma non si allontanava, quindi, le domandasti se fosse stata sicura e le dicesti:
“Ti ascolto! “
“Lo so, maestra! “
Poche, preziose parole: il senso che hai cercato di dare al tuo lavoro di tanti anni che non hai soltanto concepito per insegnare a “leggere, scrivere e far di conto”, ma per esserci, come adulto affidabile su cui contare lungo un pezzo di strada, sempre!
D
Patreksfjördur, 30 giugno 2017
Cara D,
“Tutti i dossi del podere salteranno fino in cielo e tutti i pantani sprofonderanno all’inferno prima che io rinunci ai miei diritti e alla mia indipendenza.” Laxness, Gente Indipendente.
Storie. Storie di lotte e di salite, di orgoglio e fede. Fede nella propria indipendenza. Non puoi non ricordare quando tuo padre combatteva contro i preti-padroni per rivendicare i suoi diritti. C’eri. Stavi sempre attaccata ai suoi pantaloni, nonostante non fossero faccende da femmine e, men che mai, da bambine; ma tuo padre era un contadino illuminato e ti lasciava vivere quelle storie. Capisti presto da che parte stare e non fu così difficile…
D
Bolungarvík, 29 giugno 2017
Cara D,
certe volte, girovaghi nei tuoi pensieri alla ricerca delle tue radici. È proprio come un viaggio nel tempo a caccia dei ricordi più antichi. I primi che riesci a ritrovare nella tua memoria sono legati al verde di prati freschi e all’arancio del fuoco caldo. Il verde e la mano di tuo nonno che ti conduceva negli amati campi, in quelle passeggiate senza fretta, lente e lunghe, dove lo spazio sembrava sovrabbondante e le risate dei suoi occhi trasparenti erano semplici, profonde.
L’arancio e la voce di tua nonna che ti raccontava storie accanto al maestoso fuoco della cucina. Ricordi l’odore di quella grande stanza e dei libri che lei ti riportava tutte le volte che si recava in paese.
Aspettavi il suo ritorno alla finestra. La vedevi arrivare da lontano, in sella alla sua bicicletta, mentre pedalava insicura sulla strada bianca e polverosa che portava al casolare e poi, seduta sulle sue ginocchia, partivate insieme per un bel viaggio, accompagnate da fate, lupi, eroi…
D
Flatey, 2 luglio 2017
Cara D,
non credi di aver impiegato troppo tempo per concludere quella storia? Già, il tempo… Sei solita prenderti quello che ti serve, quasi a centellinare i momenti, forse per renderli unici o, forse, è il caso che ci mette la sua mano. In fondo, non ti interessava più laurearti, però volevi chiudere quella questione che sentivi sospesa e allora hai deciso di imprimere un’accelerazione repentina al tuo tempo lento ed è arrivato quel quattro luglio: sei andata a discutere la tua tesi, scritta di getto in una settimana perché nella tua testa era già stata concepita e c’era anche lui: tuo figlio. A quel tempo, aveva otto anni. Stava impettito in prima fila e ascoltava che la mamma raccontasse come vedeva un mondo possibile, dove le culture si intrecciassero, generando un potente ibrido di vita. E lo tenevi per mano, quasi stritolandola, mentre il presidente di commissione assegnava, assecondando un bel gioco, centodieci a te e la lode a lui, a cui la tesi era dedicata…
D
Búðir, 3 luglio 2017
Cara D,
so che ti trovi nella terra del ghiaccio e del fuoco, dove il mondo sembra appena nato. La senti quasi cedere sotto i tuoi passi, mentre il vento gelido ti penetra negli occhi e le fulminee sterne artiche ti sfiorano la testa, liberando un canto acido. Tutto è puro. Non c’è nessuno. Più in là, rare pecore solitarie si proteggono dal freddo fra le dune di una lunga spiaggia chiara, dove soltanto il mare borbotta insieme al fiato dell’aria.
Te ne stai immobile, guardando in direzione della Groenlandia e allenti gli ormeggi della tua mente di fronte al sole di mezzanotte…
D
Grindavik, 4 luglio 2017
Cara D,
ti piace camminare, lo so. È così che fai pace con il mondo che ti circonda, quando ti sembra che questo diventi cattivo con te.
Allora, vai lungo le tue strade bianche; vai a trovare i “tuoi” due pini sulla collina che, come sentinelle, proteggono il tuo passaggio; ritorni dentro i tuoi paesaggi identitari che ti hanno vista crescere, ridere ma anche piangere. Sali sulla groppa del Monte Subasio che odora di narciso selvatico in primavera, dove i cavalli e le mucche brucano l’erba nuova in libertà, ciondolando.
E tutto sembra tornare al suo posto…
“Soltanto solo, sperduto, muto, a piedi riesco a riconoscere le cose.” Pier Paolo Pasolini.
D
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